15 buoni motivi per puntare sul Brasile

Di
Redazione Millionaire
29 Dicembre 2014

Mai pensato di trasferirti in Brasile? Ecco 15 motivi per farlo subito…

1. È un Paese bellissimo

Il Brasile è un paradiso tropicale: 7.500 km di coste, spiagge bellissime, dune giganti, scogliere a picco sul mare e acqua azzurro intenso. Fino alla sterminata e misteriosa Amazzonia, dove flora e fauna dalle forme inimitabili si fondono con il verde intenso della vegetazione, alimentata da grandi fiumi, uno dei più ricchi ambienti naturali per la diversità dei suoi ecosistemi. E poi colori, natura e musica che esplodono nel Carnevale di Rio de Janeiro, una delle più grandi e affascinanti città del mondo, diventata nel 2012 Patrimonio dell’Unesco, dove il culto del divertimento ruota attorno alle spiagge di Ipanema e Copacabana.

2. Qui gli italiani sono di casa

Quella del Brasile è la più numerosa popolazione di oriundi italiani nel mondo. San Paolo è la seconda città italiana, il 50% dei suoi abitanti sono italiani, di passaporto o discendenza. Sono in molti a parlare la nostra lingua, tutti la capiscono. Non solo. L’Italia è molto amata e apprezzata. Tra i Paesi in via di sviluppo, il Brasile è riconosciuto come il Paese più “simile e compatibile a quello italiano”.

3. Qui l’età media è 29 anni

«Il Brasile è un Paese in crescita, su cui vale la pena continuare a investire. Per una considerazione anagrafica: l’età media è 29 anni. E per quel “bonus demografico” di cui godrà almeno per i prossimi 10-12 anni: una popolazione in età di lavoro maggiore di quella rappresentata da anziani e bambini. La “classe media” è cresciuta, oramai più di metà della popolazione. E la fascia dei consumatori si è enormemente allargata, grazie a uno sviluppo economico strettamente correlato all’inclusione sociale e che ancora continua, anche se a tassi minori rispetto al recente passato. Mercati dunque su cui puntare: con prudenza, ma con decisione. “Il Brasile non è un paese per principianti”, era il motto di Antonio “Tom” Jobim, uno dei padri della bossa nova (genere musicale brasiliano, nato alla fine degli anni 50, ndr). Monito da non dimenticare. Per fare affari. Per investire nell’industria». Antonio Calabrò, Senior Advisor Cultura di Pirelli

4. È al centro del mondo

«Mai come in questo momento il Brasile è al centro del mondo: il Mondiale di calcio appena passato e le prossime Olimpiadi offrono tante opportunità a chi vuole investire: costruzioni, arredamento per interni, cosmetica, tecnologie informatiche sono alcuni dei settori trainanti in cui le piccole-medie imprese italiane fanno la differenza» spiega Domenico Megali, 60 anni, giornalista e ideatore del blog Buongiorno Brasile (www.buongiornobrasile.com). «Il Brasile è il sogno di tanti, ma non tutti hanno gli strumenti giusti per sfruttare le opportunità che offre. Noi spieghiamo come si fa».

5. Grandi prospettive di crescita economica

«Non bisogna pensare a un Paese, ma a un continente. Il Brasile ha 27 Stati federati, ognuno con le proprie regole fiscali, di import-export, di diritto del lavoro. Ha il 7° Pil mondiale ed è uno dei più grandi produttori al mondo di minerali di ferro, petrolio e gas, agroindustria e riserve naturali». Luciano Feletto, presidente della Camera di commercio italo-brasiliana di Milano, assiste le imprese che vogliano investire in Brasile.

Perché andare in Brasile?

«Per le grandi prospettive di crescita economica e sociale che il Paese sta attraversando e svilupperà nei prossimi 20-30 anni».

Quali sono le opportunità che offre?

«Le industrie che si stanno più sviluppando sono quelle dell’indotto del sistema automotive, del petrolio e del gas, la meccanica, il food, la chimica, la petrolchimica, la cosmetica e la farmaceutica. In parallelo alla crescita di queste grandi industrie crescono anche i servizi: pubblicità, formazione, comunicazione, software, prodotti specialistici di qualità, come food e abbigliamento».

Cosa occorre sapere prima di partire?

«Occorre conoscere il “mercato di destinazione” (Stato, città, località), il capitale necessario, le leggi doganali, il fisco, le leggi di diritto societario per scegliere il tipo di società da creare. Ma alla base di tutto, occorre mettere in moto le condizioni per ottenere il visto permanente (vedi box). Consigliamo il supporto di persone competenti in loco, o dei servizi della nostra Camera di commercio. Il fai da te non è consigliabile in un Paese come questo». INFO: www.ccib.it, camera@ccib.it

6. La gente è positiva

«Il Brasile non è solo sole, mare e belle donne. Ha tanti problemi, molti di più di quelli italiani. Ma quello che fa la differenza è la positività delle persone. Ti dicono sempre tudo bien, tudo bien. Ed è quello che mi ha spinto a rimanere qui». Francesca Picciafuochi, 42 anni, ha aperto due anni fa a San Paolo Esperienza italiana, un’agenzia di comunicazione e pr. Organizza eventi a San Paolo per aziende italiane e brasiliane. Tra i suoi clienti, Pirelli, Illy, Cruciani, Rcs. «Sono venuta nell’agosto del 2011 per vedere se il Brasile fosse il posto giusto dove vivere. Cercavo un’energia positiva che in Italia non c’era più. L’ho trovata, e ho deciso di trasferirmi. Ma per vivere qui occorre un Visto permanente, io ho scelto di fare domanda per il Visto di investitore, quello che concedono se apri un’impresa. Ho chiuso la mia agenzia di pr di Milano e ho iniziato le pratiche per aprirne una a San Paolo. La condizione per aprire un’impresa è investire almeno 150mila reais (50mila euro), ma le pratiche sono lunghissime. Tra presentazione del business plan e rilascio del Visto è passato un anno, ma è stato il tempo giusto per prendere contatti, cercare una sede, studiare come muovermi. La mia attività va bene, lavoro tanto, non mi fermo un secondo, mi alzo all’alba perché molti dei miei clienti sono italiani e ci sono cinque ore di fuso. Il consiglio per chi vuole venire qui? Portate professionalità. Puntualità, qualità del lavoro e precisione sono molto apprezzate».

 7. Sta vivendo un momento epocale

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(Fonte foto utente Flickr, Rodrigo Soldon, )https://www.flickr.com/photos/soldon/)

«Lo sviluppo del Brasile? Si spiega con l’accesso ai consumi di oltre di 40 milioni di persone che non avevano niente e hanno avuto la possibilità di comprare una casa, gli arredi e tutto quanto necessario per riempire gli armadi vuoti». Luciano Cimmino, presidente del gruppo Yamamay, da circa 30 anni ha rapporti di lavoro con le industrie tessili del Brasile. «Ho avuto la possibilità di osservare la trasformazione di questo Paese, che nell’arco di 30 anni si è proiettato da economia da terzo mondo ai vertici internazionali. Oggi, alla vigilia dei Campionati del Mondo di calcio, è attraversato da fibrillazioni che possiamo paragonare alle scosse di assestamento dopo un violento terremoto. Non è mai facile trovare gli equilibri sociali dopo un cambiamento epocale come quello registrato in questo Paese. Inoltre dal 3 al 13 luglio a Rio De Janeiro, nella zona del vecchio porto, si terrà una manifestazione denominata “Evento Italiano 2014”. Sarà una sorta di biglietto di invito da dare ai brasiliani per l’Expo del 2015 a Milano. Una folta rappresentanza di imprese italiane presenteranno i loro prodotti nei settori della gastronomia, arredamento, moda e tecnologia». INFO: www.eventoitaliano.org

 

8. Perché ora si può fare fortuna

«Le piccole-medie imprese italiane possono fare fortuna in Brasile, ma devono farlo ora che il momento è propizio». Luca Rampoldi, 37 anni, di Como, co-titolare di Cattaneo Impianti (www.cattaneoimpianti.com), azienda familiare che realizza impianti tecnologici ed elettrici per industrie, ha deciso un anno fa di aprire una filiale in Brasile. Per farlo, si è appoggiato alla Camera di commercio italo-brasiliana. «Grazie a loro abbiamo risolto le pratiche burocratiche. A un anno di distanza, abbiamo ottenuto un appalto di circa 300mila euro da un’azienda italiana». Ma dietro alle opportunità si nascondono alcune insidie. «1) Scegliere il personale sul posto: è uno degli ostacoli maggiori è trovare personale locale professionale e compente. 2) Far rispettare le scadenze ai fornitori: i tempi di consegna sono molto più lunghi rispetto ai nostri. 3) Le truffe. Molti ti diranno che sanno come aiutarti ad aprire un’attività, ma se non ti affidi alla persona giusta c’è un alto rischio di buttare via i tuoi soldi».

9. Si può ricominciare anche a 50 anni

«Avevo un’officina a Pandino, vicino a Crema, ma i soldi che guadagnavo andavano via tutti in tasse. Mia moglie è italo-brasiliana, dopo 15 anni di lavoro qui ho deciso di chiudere tutto e trasferirmi in Brasile» dice Luca Perucchi, di  Crema, che ha aperto un caffè-officina. «Ho scelto Santos perché è una bella città: c’è il mare e il giardino più lungo del mondo lungo la spiaggia. Non c’è violenza rispetto ad altre zone, ed è a soli 50 km da San Paolo. Ho aperto un caffè-officina di Vespe, Lambrette e moto d’epoca. Per aprire la mia attività, è bastata una settimana: sono andato in Prefettura e ho chiesto il permesso, la burocrazia è minima, mi ha aiutato un commercialista. Il locale l’ho scelto in base alle mie tasche: pago 500 euro al mese di affitto per 50 mq. Ho fatto una ristrutturazione minima e acquistato i tavolini al mercatino dell’antiquariato, ho speso in tutto 1.500 euro. Per il sito, mi sono fatto aiutare da un amico. In Brasile l’Italia è molto amata. Gli affari? Vanno bene. Qui ho quel futuro che in Italia non avrei». INFO: www.emporiomotoneta.com.br

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(Fonte foto utente Flickr, Leonardo Pallotta, https://www.flickr.com/photos/groundzero/)

10. Da Torino a San Paolo: ho aperto un dining club sul mare

«Chi a 35 anni non sogna di venire in Brasile e aprire una discoteca? A me è capitato per caso, ma mi ha cambiato la vita». Gianluca Perino, 45 anni, da Torino si è trasferito in Brasile nel 2003 quasi per gioco, dopo aver conosciuto alcuni imprenditori brasiliani a una festa a St.Tropez. «Mi occupavo delle pr del Cavalli Cafè a Milano. Parlando, mi hanno proposto di aprirne uno a San Paolo. L’idea mi è piaciuta e non ci ho pensato due volte. Arrivato sul posto, però, le cose non sono andate come pensavamo. Non mi sono arreso e con gli stessi soci abbiamo aperto il Cafè della Musique (www.cafedelamusique.com.br), un dining club nella città di San Paolo. Ho investito 40mila euro circa 10 anni fa. È stato un grande successo: i miei soci sono molto conosciuti in Brasile e attirano una clientela molto alta. Su questa scia ne abbiamo aperti altri, di cui uno a Florianopolis, la “città delle 42 spiagge”. Nel frattempo a San Paolo la concorrenza si è fatta più agguerrita, negli ultimi anni molti locali hanno aperto. Così quest’anno ho investito, con il mio amico Davide Bernacca, armatore e ristoratore toscano, nella Bottega Bernacca, una piccola trattoria (45 mq, 20 posti a sedere) che offre cucina italiana di alta qualità. All’inizio voleva essere un posto dove ricevere i nostri amici, alla fine è diventato un ristorante dove serviamo 60 persone ogni giorno. A San Paolo c’è un ambiente di altissimo livello, non mi muoverei mai da qui perché non amo i posti provinciali, ma le possibilità esistono anche per chi vuole investire di meno».

11. Il Brasile piace e si può “portare” in Italia

Tatuatrice a San Paolo, è venuta in Italia per amore, dove ha aperto a Bologna un negozio di capi sportivi brasiliani. «Sono appassionata di sport e frequento molto le palestre» racconta Maria Silva, 33 anni. «Ho notato che l’abbigliamento sportivo per donne in Italia era poco vario nei colori, nelle fantasie, nei modelli. In Brasile invece ci sono molti brand che hanno investito in questo campo, così ho pensato di importare e vendere qui». L’industria tessile brasiliana comprende alcune realtà di grandi dimensioni ma una miriade (circa 30mila) di società di piccole e medie dimensioni. «I capi li acquisto online da quattro aziende diverse (http://cajubrasil.com.br, www.baseativa.com, www.obbia.com.br, www.rolamoca.com.br), sono quelle che mi piacevano quando abitavo in Brasile. Ordino ogni mese circa 200 pezzi». Per aprire l’attività, Maria ha speso 30mila euro: per l’affitto, intermediazione immobiliare, primi ordini, commercialista e ristrutturazione del negozio. «Non è facile farsi conoscere, specie con si ha un budget limitato da spendere. Quando si punta su una nicchia, tuttavia, c’è maggiore possibilità che scatti il passaparola». INFO: www.mana.bo.it

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(Fonte foto utente Flickr, Thomas Hobbs, https://www.flickr.com/photos/thomashobbs/)

12. Qui si concilia sviluppo e sostenibilità

Immerso nella foresta amazzonica, l’Acre è lo Stato brasiliano noto nel mondo per Chico Mendes, il raccoglitore di gomma che 25 anni fa fu ucciso perché si opponeva alla distruzione della foresta. Dal 1999 i suoi ideali si stanno realizzando nel suo Stato, con l’avvio di una politica di sviluppo sostenibile, che rende compatibile la crescita economica con la tutela dell’ambiente. Sul 50% del territorio, si stanno sviluppando iniziative di turismo sostenibile, con la creazione di percorsi naturalistici, locande, vacanze avventura. Sulla restante parte è stata costituita una Zpe (zona franca doganale), con agevolazioni ed esenzioni d’imposta, dove sono stati creati mobilifici, industrie del lattice e un centro di tecnologia del legno. Un’opportunità per investitori anche stranieri che vogliano insediarsi qui. INFO: www.fieac.org.br, www.brazilsa.com.br, www.fieac.org.br, www.brazilplanet.it

13. Perché il suo immaginario vende

Il Brasile, e in particolare Rio de Janeiro, è il Paese a più alto tasso di immaginario. Colori, frutti, fiori, musica, personaggi sono le icone da sempre utilizzate nella moda, nel design, nel makeup per vendere i propri prodotti. E ora, in occasione dei Mondiali, molti brand propongono limited edition legate al calcio. Come la Converse, che ha vestito l’iconico modello Chuck Taylor All Star con la bandiera del Brasile (Brasil Flag, 99,90 euro). Ma c’è chi anche nel piccolo si dà da fare: Raffaele Petruzzelli (www.raffaelepetruzzelli.com), 36 anni, designer di gioielli e accessori, da due anni in Brasile collabora con l’Istituto europeo di design. Ha creato un braccialetto in silicone che si chiama Lembrareia (da: lembrar = ricordare e areia = sabbia). La particolarità? Al suo interno è racchiusa un po’ di sabbia della spiaggia preferita di Rio, oltre ai simboli delle principali attrazioni della città: il Cristo Redentor, gli archi della Lapa, il Pan di Zucchero e la spiaggia di Copacabana.

14. Braccia aperte per tecnici e ingegneri

«Se fossi un giovane ingegnere mi trasferirei in Brasile» sostiene Antonio Calabrò, autore del libro Bandeirantes. «Qui ci sono enormi possibilità di carriera. È un Paese dove non ci sono abbastanza medici e dove manca la manodopera specializzata. Un fenomeno analogo a quello vissuto dall’Italia negli anni 60, quando le grandi imprese si contendevano a peso d’oro i pochi laureati. Tecnici ma anche veterinari, professori, informatici, avvocati. In Brasile le università pubbliche, di ottimo livello e gratuite, sono poche, offrono pochi posti e non sono capillari, mentre la grande maggioranza sono strutture private dai costi esagerati.

 15. Qui si scrive il futuro

«Sostenibilità, condivisione, cura e salute del corpo, qualità del tempo e dello spazio, valore del quotidiano: sono queste le dimensioni socio-culturali sulle quali il Brasile sta progettando il suo futuro». Francesco Morace, sociologo, autore del libro Eu, Brasil, fondatore dell’ istituto di ricerca Future Concept Lab (www.futureconceptlab.com).

Numeri

200 milioni: popolazione

100 milioni: appartenenti alla classe media

25 milioni: oriundi italiani

8,5 milioni di kmq: superficie

26: Stati (+1 distretto federale)

7° Pil mondiale

350 euro circa: reddito procapite della classe media

4,8%: tasso di disoccupazione (minimo storico a gennaio 2014)

Composizione Pil: agricoltura 5,3%, industria 28,1%, servizi 66,7%

1,8% crescita del Pil nel 2014

6% inflazione (percepita come se fosse il 12%)

 

Tutti i passi per avviare un’impresa (per chi non è brasiliano)

> Investire almeno 150mila reais (50mila euro).

> Presentare un business plan che deve essere approvato dal Consiglio nazionale di immigrazione, un organo del Ministero del Lavoro (www.mte.gov.br).

> Dichiarare di assumere entro due anni dall’inizio dell’attività più di 10 dipendenti brasiliani.

> Avere un socio brasiliano, anche solo per l’1%.

> Meglio affidarsi a un avvocato che ti stenda lo statuto sociale.

> La tua richiesta viene esaminata, oltre che dal Consiglio nazionale di immigrazione, anche dalla Receita Federao e dalla Polizia Federao.

> Una volta che ti danno l’ok, i tuoi soldi vanno depositati alla Banca Centrale del Brasile, che comunicherà al Consolato italiano l’esito della pratica.

> Il Consolato italiano rilascerà il Visto permanente per investitore.

> I soldi tornano alla tua impresa e puoi iniziare a fatturare

 Redazione

(Fonte foto immagine in evidenza utente Flickr, Rodrigo Soldon, https://www.flickr.com/photos/soldon/)

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