La miglior economista dell’anno ha l’accento toscano

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28 Maggio 2013

Dal 2001 vive in America, ma non ha perduto il suo accento toscano. Veronica Guerrieri, livornese, insegna macroeconomia all’Università di Chicago Booth School of Business. Recentemente, è stata nominata miglior economista dell’anno, aggiudicandosi la medaglia Carlo Alberto, riconoscimento internazionale per i giovani under 40 che si sono distinti con le loro ricerche in campo economico.

Millionaire l’ha intervistata.

Perché ha lasciato l’Italia per l’America?

Non ho abbandonato il mio Paese per necessità, come succede in molti casi purtroppo. L’ho fatto perché amo le sfide e volevo intraprendere un percorso della mia vita all’estero. Poi c’è da dire che la ricerca, specie in campo economico, negli Stati Uniti è un’avventura molto stimolante».

 Come è arrivata alla vittoria? Ci spiegherebbe in parole semplici in cosa consiste la sua ricerca?

Credo che sia successo tutto come un percorso graduale: prima la laurea e un master alla Bocconi, un dottorato a MIT e poi il lavoro all’università di Chicago, e poi questo riconoscimento. Quello che posso dire è che ho sempre cercato di non tirarmi indietro, di essere aperta e affrontare nuove sfide. La mia ricerca ha due fronti: il primo è un’analisi del mercato lavorativo, delle sue imperfezioni, soprattutto per questioni di tipo informativo, e poi uno studio sulla crisi finanziaria, sulle origini della stretta creditizia che nasce dall’indebitamento delle famiglie».

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Qual è il maggior ostacolo che ha incontrato nell’ambientarsi in una città come Chicago?

Per fortuna, ho una buona capacità di adattamento e nella vita ho viaggiato molto. Ho sempre vissuto gli spostamenti come uno stimolo ad allargare i miei orizzonti. Chicago è un luogo accogliente. Ci vivono tante persone di nazionalità diversa che vogliono creare nuove relazioni. Il clima è duro, ma amo la neve. Sono di Livorno e non vi ero abituata».

Crede che restando in Italia avrebbe fatto la stessa carriera brillante?

Non mi piace parlare per cliché. Non conosco l’ambiente accademico italiano così da vicino. Certo in America c’è più spazio ai giovani, c’è la voglia di creare idee nuove. Per questo la ricerca occupa un posto così importante. Poi c’è il vantaggio di vivere in un ambiente ricco di entusiasmo dove è possibile incontrare studiosi da tutto il mondo».

Da osservatrice esterna, come vede il presente dell’economia italiana  e il futuro?

L’Italia è in un contesto più ampio di recessione, e le manovre di austerità fiscale purtroppo non hanno aiutato. La soluzione è in riforme strutturali che partono dalla ricapitalizzazione delle banche e da un alleggerimento della pressione fiscale. Solo in questo modo credo si possa rimettere in moto la crescita».

Cosa consiglia ai tanti giovani che cercano un lavoro? Su cosa devono puntare rispetto al quadro economico di oggi?

Appassionarsi perché bisogna lavorare duro. Ed è più facile farlo se si trova un settore che si ama. Poi raccogliere le occasioni che si presentano nella vita senza paura di spostarsi, di cambiare, di rivoluzionare la propria vita. Ci si arricchisce sul piano professionale e umano quando si accettano nuove sfide».

Giancarlo Donadio

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