Paris Hilton (@Instagram) al Burning Man 2016

Burning Man: il raduno (degli imprenditori tech) più pazzo del mondo

Di
Tiziana Tripepi
7 Settembre 2016

Nel mezzo del deserto del Nevada si celebra ogni anno il Burning Man. Un luogo dove decine di migliaia di persone da tutto il mondo si riuniscono portandosi dietro tutto quello che occorre per la sopravvivenza: sacco a pelo, tenda o camper, cibo, acqua, luce. E dal quale poi spariscono senza lasciare traccia.

 

Burning Man_Paris Hilton

Burning Man: raduno anticonformista

Festival della cultura alternativa, ritrovo anticapitalista, raduno di freak: tanti sono i modi in cui è stato definito. Ma per capire cosa sia veramente bisogna andarci. Il principio alla base del Burning Man è la libera espressione di se stessi. «In quella settimana si può fare quello che si vuole, senza nessun limite: ballare, truccarsi, pregare, spogliarsi, fare l’amore», ci ha raccontato Alessandro Franchini, leccese trapiantato a Milano, project manager in una società di servizi. Il tutto nello spirito della gift economy, l’idea di donare qualcosa agli altri senza aspettarsi niente in cambio. Chi sa fare i massaggi può offrirsi come massaggiatore, chi sa ballare la salsa può improvvisare una scuola di ballo. C’è chi organizza sedute di yoga, chi apre laboratori di tatuaggio, chi taglia barba e capelli. Ci si può anche sposare legalmente.

Ma il Burning Man è anche un evento di creatività “organizzata”: si lavora a veri e propri progetti artistici, sulla base di un tema che viene assegnato ogni anno (quest’anno è stato Da Vinci’s Workshop, Il laboratorio di Leonardo Da Vinci). Sculture enormi, installazioni di vario tipo, a volte legate a vere e proprie performance che seguono un calendario ben preciso durante la settimana, si stagliano nella magnifica cornice del deserto. Negli anni si è visto di tutto: sottomarini, animali giganti, templi, ricostruzioni di ambienti e panorami, e i cosiddetti mutant vehicles, cioè automobili con installazioni artistiche incorporate. «Il primo giorno le installazioni vengono montate e l’ultimo bruciate».

Tutto nasce da un fantoccio di legno

E proprio il fuoco è una costante dell’evento: il nome Burning Man deriva dal fantoccio di legno che fu dato alle fiamme per la prima volta su una spiaggia di San Francisco nel 1986, come esperimento creativo di un gruppo di amici. Da San Francisco al deserto del Nevada il passo non è stato lungo. Complice la polizia, che nel 1990 decide di vietare questa strana congregazione di persone, per il pericolo di incendi che il rituale poteva scatenare. La cerimonia del “burning man”, che nel frattempo raccoglieva centinaia di adepti, si sposta nel deserto di Black Rock. E comincia ad assumere le connotazioni di oggi. «Con il passare degli anni il numero di partecipanti all’evento è cresciuto in maniera esponenziale, si è reso necessario creare un’organizzazione», ci ha spiegato Andie Grace, Communications Manager del Burning Man.

UN EVENTO CRESCIUTO NEGLI ANNI

«Nel 1997 è nata la Black Rock City LLC, una società senza scopo di lucro che serve esclusivamente a produrre l’evento e supportare la comunità: 30 persone che lavorano a tempo pieno tutto l’anno, più centinaia di volontari». Con i suoi 50 mila partecipanti nel 2008, Black Rock ha infatti assunto le dimensioni di una città. Si è deciso di recintare l’area, creare delle vere e proprie strade per potersi orientare, servizi di emergenza (assicurazione, servizi antincendio e medici), bagni chimici. I partecipanti all’edizione 2016 sono stati 75mila. Anche il costo del biglietto è salito, quest’anno era di 350 dollari (ma ce n’erano di speciali che costavano più di 1.000 euro).

CI VANNO QUELLI DELLA SILICON VALLEY

Dalla evento anticonformista, il Burning Man è  diventato anche un evento alla moda. I costi sono paragonabili a quelli di una vacanza di buon livello, anche se c’è ancora chi prende il biglietto, l’acqua, una tenda e ci va facendo l’autostop, senza nessun altra spesa. La gente che lavora nelle aziende della Silicon Valley, nella vicina California, sono sempre andati al Burning Man. Il primo doodle di Google della storia fu  fatto per il Burning Man del 1998, quando i co-fondatori Larry Page e Sergey Brin lo usarono per dire agli utenti qualcosa del tipo “ehi, se c’è qualche problema, scusate, noi siamo a questo festival per qualche giorno”. Larry Page e Sergey dichiararono nel 2001 di aver scelto Eric Schmidt come amministratore delegato della società proprio perché era stato al Burning Man.

 

logo-footer
Il mensile di business più letto.

Direttore responsabile: Federico Rivi

Editore: Millionaire.it Srl Indirizzo: Largo della Crocetta, 2 20122 Milano (MI) Italy

Partita IVA: 12498200968 – Numero iscrizione ROC: 38684

© 2024 millionaire.it.