David Hassan, presidente 7camicie

Di
Redazione Millionaire
10 Agosto 2012

Venuto da lontano. Per non fermarsi più

Il segreto del suo successo è quello di “fare squadra” e dare spazio alle persone che valgono. Il suo motto è: “Per guadagnare bisogna far guadagnare. Guadagnare insieme alle persone, non sulle persone”.

Era il 1967, quando, insieme al padre, alla madre e ai tre fratelli, David Hassan fu espulso dalla Libia, poiché la sua famiglia è di religione ebraica, e arrivò in Italia. Un piccolo profugo nella capitale, costretto a una gavetta che inizia già a otto anni: per pagarsi gli studi la mattina va a scuola e il pomeriggio vende gelati nei cinema. Benzinaio, ragazzo di bottega, magazziniere, apprendista commesso, commesso, direttore di negozio. Apre un’attività nel settore dell’abbigliamento, prima in società, poi da solo. Visti i risultati, decide di aprire una vera e propria rete scegliendo la formula del franchising. Nasce così 7camicie, uno dei maggiori network italiani, di cui oggi è presidente. Con circa 350 negozi sparsi per il mondo, ha ricevuto il primo premio al Franchising Awards 2010.

Sposato con cinque figli, ha la passione per la tecnologia e abbina a quest’ultima tutte le sue iniziative per farle andare di pari passo. David Hassan si dedica completamente ai suoi progetti. Crea le idee, le fa realizzare, le approva e le controlla. Caratteristiche del suo modus operandi sono la sicurezza, l’intuito seguendo, passo dopo passo, ogni “aspetto della filiera aziendale”.

Il business è il business, ma le aziende sono fatte da persone. È d’accordo? Su quali principi basa il rapporto con i suoi collaboratori?

«Ci deve essere la squadra. Un ambiente dinamico basato sullo scambio di esperienze e sul confronto finalizzato al miglioramento continuo di ogni segmento. È qui che io opero a 360 gradi con determinazione, sicurezza e umiltà, pronto a trovare la risposta risolutiva a ogni evenienza. È bello avere un rapporto rispettoso, quasi familiare, con le persone perché questo fa stare bene tutti. Avere rispetto non significa far passare quello che non funziona. Ricerco dunque la familiarità senza trascurare i risultati di cui voglio essere coordinatore e responsabile, capo e “principe”. Non intendo comunque sedermi sul trono perché starei scomodo».

Il successo comporta anche delle responsabilità?

«Tantissime, continuamente. Successo significa non poter più dormire sugli allori. Lavorare continuamente per tenerlo vivo. Impegnarsi sempre di più per non perderlo. Le aziende sono fatte di persone che lavorano. La dedizione continua e costante da parte di tutti è l’unica strada esistente per mantenere il successo costante, a un livello alto, e mantenere il successo significa avere la responsabilità dei risultati. Nel passato aziende sono fallite perché hanno considerato il successo come punto di arrivo. Non è così. Le aziende che si sono fatte superare non sono sopravvissute al passare del tempo. Il successo deve essere un nuovo punto di partenza e non bisogna mai trascurare i dettagli, vecchi e nuovi».

Che significato ha per lei la parola “mercato”?

«Davanti a una parola, che può sembrare semplice e banale, gira tutto l’universo del commercio mondiale. La giusta attenzione alle richieste del pubblico finale – se tramutate in servizio fruibile e ben seguito nella sua realizzazione – porta inesorabilmente alla vittoria, lasciando tutta la concorrenza e i disattenti indietro, a teorizzare su progetti inutili».

Secondo alcuni suoi colleghi imprenditori, l’entità della crisi attuale è solo una forzatura dei media. Condivide questa opinione?

«No, non condivido. La crisi attuale è una realtà, ma attenzione: guai se il pensare che c’è la crisi blocca il nostro impegno e il nostro entusiasmo. Dalle crisi possono nascere le più grosse ricchezze. Perseverare e ottimizzarsi sempre è il miglior metodo per vincere la crisi, scavalcarla e riuscire a diventare una “stella” brillante. Attenzione al sell out aziendale determinato dal gradimento del pubblico. Attenzione ai costi: tutte le aziende commerciali non devono sprecare nulla. Attenzione agli sprechi e ai falsi professionisti, alle persone demotivate, fragili, intimorite, senza determinazione e ai consulenti che inondano le aziende di teorie che non portano a risultati. Le aziende sostanzialmente non vanno avanti con “cravattoni sostenitori di futili teorie”. Le aziende vanno avanti quando hanno la consapevolezza di ottenere un sano risultato economico da ogni attività intrapresa e portata a termine con dedizione».

Qual è secondo lei il peccato più grave per un imprenditore?

«La prosopopea».

Se la sentirebbe di dare un consiglio a un giovane che voglia intraprendere un’attività in proprio?

«In questo caso un consiglio solo non basta. Volontà e determinazione, impegno, costanza, attenzione ai piccoli dettagli, controllo e analisi personale dei conti economici. La differenza tra un’azienda funzionante e una che non lo è la fanno le persone che, puntando sulla capacità di comunicare, trasmettere, dialogare, interagire con il prossimo, ottengono i migliori risultati. Il fattore umano è essenziale: bisogna ricordare sempre che un’attività non va avanti da sola. Poi attenzione alla tipologia e alla location. Vorrei aggiungere infine che qualsiasi attività commerciale deve essere supportata dagli strumenti informatici. Ed è per questo che il nostro gruppo ha affiancato, alla vendita classica da banco, la vendita online, che permette di rivolgersi a una platea più vasta andando oltre lo spazio dell’esclusiva territoriale».

Lei ha fama di essere una persona vulcanica. Quali sono i prossimi obiettivi?

«Miro alla creazione di un network sinergico e interattivo, un club, una community, in cui coloro che sottoscrivono la fidelity card di 7camicie possano usufruire di diversi vantaggi. Per il momento mi riservo però di non andare oltre con la descrizione del progetto. Posso solo parlare di un tassello che ha già visto la luce. Si tratta del progetto “Teatri in franchising”, una proposta che mira al recupero di cinema o teatri centrali abbandonati di molte città d’Italia. L’obiettivo è quello di far incontrare business e cultura, valorizzando così le strutture dismesse e favorendo la fruizione e la diffusione di opere e attività artistiche, dando loro anche un contenuto commerciale. Il progetto punta inoltre alla valorizzazione della cultura popolare italiana, nel panorama nazionale e internazionale. Sarà possibile inaugurare un Teatro 7camicie Golden e GoldenStar Academy anche ai non esperti del mondo dello spettacolo e della formazione, o a investitori che hanno la disponibilità di strutture cinematografiche e teatrali non utilizzate, puntando allo stesso gradimento raggiunto velocemente, in appena due anni, dal Teatro 7camicie Golden di Roma».

La cultura non paga? E noi la facciamo rendere

Potrebbe essere questo lo slogan del nuovo progetto di David Hassan, Teatri in Franchising. dopo l’esperienza del teatro 7camicie gold di roma, l’idea di “teatri in franchising” si sviluppa attorno a una sinergia tra il business in campo immobiliare e quello in campo culturale. Il primo si concretizza nel recupero di cinema e teatri abbandonati o in disuso, nei quali inserire, oltre a una programmazione di spettacoli itineranti, una serie di attività come palestre, caffè, scuole di musica e di teatro, shopping, affitto degli spazi. L’obiettivo è di recuperare una location in ogni città, con bacini di utenza di almeno 100mila abitanti, da rendere operativa ogni giorno dalle 9 alle 24. Il progetto è ancora nella fase di definizione dei dettagli, ma è già attivo un centro informazioni. per contatti via email: franchising@7camicie.com.

a cura della divisione Marketing & Promotion, Millionaire 12/2011

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