Per la sua religione, non potrebbe neanche usare la bici. Invece Anita rompe gli schemi. E gira il mondo in moto, con il velo sotto il casco
Insegnante di 52 anni, con due figli grandi, è stata spinta a questa grande avventura da un doloroso divorzio, a 45 anni. Racconta Anita Yusof: «Ero affranta e ho pensato che mi sarebbe servita un’esperienza forte per distrarmi». Così ha cominciato a seguire il blog di un centauro. Poi si è comprata la moto ed è partita. Il primo viaggio – fra Cambogia, Laos e Birmania – è durato 22 giorni. «Sono caduta molte volte imparando a rimettermi in piedi senza scoraggiarmi».
Una sfida ambiziosa
Il secondo viaggio è stato più ambizioso, in Asia Centrale: «In Afghanistan c’era la guerra, così evitavo i punti caldi. Un giorno mi sono fermata per chiedere informazioni su un albergo e sono stata circondata da uomini curiosi o scandalizzati. Ho capito che non mi avrebbero dato nessun aiuto e sono scappata ».
Poi ha viaggiato in Paesi come Nepal, Cina, Indonesia. Fino al grande progetto: fare il giro del mondo. Il 14 settembre 2015, Anita parte da Seattle, USA, dove è arrivata in aereo, per attraversare tutti i continenti visitando 40 Paesi. Dopo l’America del Nord e quella del Sud, è volata a Londra e dall’Inghilterra è passata da Spagna e Portogallo per arrivare in Italia. In questi giorni andrà alla scoperta del nostro Paese, per poi proseguire in Grecia e da lì verso altri orizzonti.
Con il velo sotto il casco
Anita, che sotto il caso porta il hijab (il foulard che copre i capelli e il collo lasciando scoperto solo il viso) è alta 1 metro e 63 e guida una Yamaha FZ 150ib, che a pieno carico pesa oltre 210 kg. «Spero che le donne musulmane aprano gli occhi» ha dichiarato.
Niente gonna, solo l’essenziale
«Ho scelto il minimo indispensabile: un fornelletto, un computer, una tenda da campeggio. Il guardaroba è all’osso: magliette, un jeans, un pantalone da moto e un pantalone pesante per la notte, niente gonne. Ho percorso centinaia di chilometri su strade deserte o fangose o sabbiose o battute dal vento. Il paesaggio più bello? In Perù. Il percorso più difficile? In Argentina: 3.400 km di strada vuota, con poche stazioni di servizio».
Ad aiutarla nell’impresa l’azienda di accessori moto GIVI, che sostiene l’impresa e ha fornito l’attrezzatura.
Info: www.giviexplorer.it