Microortaggi o microgreens, piccoli, preziosi. Per la salute e per il business. Ecco come produrli.
I microortaggi sono verdure nelle fasi iniziali di crescita, appagano gli occhi e in pochi centrimetri offrono bombe di nutrienti.
Fino a poco tempo fa s’importavano dall’Olanda: la scelta era ridotta ad alcune varietà, trasportate con mezzi refrigerati, perché il prodotto è deperibile.
Perché non produrli in Italia? Specie locali, in molte varietà, a km zero… Giovani imprenditori hanno intuito la crescente richiesta di mercato.
Sono nate, a distanza di pochi mesi una dall’altra, iniziative imprenditoriali, che stanno creandosi clientela e generando buone pratiche di produzione.
Come fare? Ecco i passi?
1) Studia.
Vedi cosa fanno negli altri Paesi, cerca on line. Una buona guida la puoi scaricare gratis dal sito www.gustailbiodiverso.com(sez. news). E sperimenta.
2) Cerca il posto adatto: serra?
I vantaggi sono quelli dell’irraggiamento solare, che migliora i nutrienti, l’aspetto dell’ortaggio, la sua carnosità e il sapore. I costi di allestimento sono tra i 150 e 200 euro al metro quadrato. Servono circa 250mila euro per allestire una produzione su 1000 mq.
3) Altro posto? Capannone o fabbricato rurale.
I micrortaggi non crescono in terra piena. È possibile coltivarli indoor. O in soffitta, su un tetto, in un loft cittadino. Con un’illuminazione adeguata, non serve il sole: i microortaggi prendono la loro energia dal seme. E nel laboratorio si fanno i necessari monitoraggi microbiologici. In ambiente sui 90 mq si può attrezzare con 15mila euro.
4) Attenzione all’igiene.
Sono possibili, perché batteri come la Salmonella e l’Escherichia coli, dannosi per l’uomo, possono contaminare germogli e microortaggi. Acquista sementi per i microortaggi, controllate batteriologicamente. Per maneggiare alimenti, serve l’autorizzazione Hccp e quella di operatore alimentarista.
5) E alla burocrazia.
Il settore e il prodotto sono nuovi e non ci sono normative specifiche. Se i prodotti sono venduti con substrato, la regolamentazione è quella riguardante la produzione di piante aromatiche in vaso o simili da utilizzare a scopo alimentare. Se parliamo del prodotto tagliato la regolamentazione è quella degli ortaggi di IV gamma.
6) Prepara l’impianto.
Tavoli, scaffali, con più ripiani, dipende dallo spazio disponibile. Recupera vecchie scaffalature. Un’area è riservata alla germinazione, il resto alla crescita delle piantine. Per allestire lo spazio, si può spendere una cifra tra i 25.000 e i 50.000 euro.
7) Fai luce!
Al chiuso, servono lampade. Lampade T8 fluorescenti oppure a led, più costose all’inizio, ma che permettono di risparmiare sui consumi. La fornitura di elettricità è una voce di costo importante, circa 300 euro in media al mese.
8) Produci e confeziona.
Le cestelle in pet costano 4/5 cent a pezzo. I prezzi scendono per acquisti in grosse quantità (10mila pezzi). Costi: 1000 euro per il packaging, circa 2500 per gli alveoli, dove crescono le piantine. Attenzione: scegli un logo e personalizza il packaging.
9) Stabilisci un prezzo.
Il business c’è. Una vaschetta di 100 piantine, costa al cliente 2,50, 3 euro. Sono 5/10 grammi di prodotto tagliato. Molto di più del normale ortaggio fresco. Idea del prezzo per vaschette nella Gdo, più piccole, 1-2 euro. Quelle più grandi, vendute in azienda, costano 3 euro. Quelle destinate a ristoranti, mercati, Gas e altre aziende agricole, 3-8 euro al cestino.
10) Organizza la distribuzione.
Un furgone o mezzo capiente è indispensabile. Vendi nei negozi specializzati, nella Gdo, ai ristoratori, ai catering. E nella tua azienda o nei mercati dei produttori. Cerca un distributore con furgoni attrezzati per mantenere il ciclo del freddo.
Da Millionaire ottobre 2016