settimana lavora 4 giorni
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«Si lavora 4 giorni, pagati come 5: ecco perché la settimana corta funziona (anche in Italia)»

Di
Redazione Millionaire
19 Marzo 2021

Lavorare 4 giorni anziché 5, senza variazioni di stipendio e benefit? La sperimentazione è già partita in alcune grandi aziende all’estero, ma anche in Italia c’è chi pensa che la settimana “cortissima” possa portare benefici a lavoratori e imprese. William Griffini, 50 anni, imprenditore e Ceo della società di head hunting Carter & Benson, a Milano, dallo scorso gennaio ha introdotto la settimana di 4 giorni. E pensa che il modello, applicato su larga scala, potrebbe essere efficace anche contro la disoccupazione.

«L’idea non è nata all’improvviso, per fare un regalo ai miei collaboratori. È stata la conseguenza di una gestione basata su fiducia, autonomia, responsabilità, sull’attenzione ai lavoratori. Dal 2005 facciamo smart working. Niente cartellino, le ferie sono libere, tutti possono fare sport due ore a settimana nell’orario di lavoro, i pasti in pausa pranzo sono gratuiti, grazie a convenzioni con bar e locali della zona» ci racconta.

La sperimentazione è iniziata a gennaio 2020 con una prima riduzione di quattro ore. «Abbiamo avuto due mesi per misurare i risultati, prima della pandemia. La produttività non aumenta, i dipendenti già lavoravano tanto e bene! Ma i lavoratori godono di un maggior equilibrio tra vita e lavoro, sono motivati, responsabili, autonomi, si sentono valorizzati e questo ha ricadute positive anche sulla qualità del nostro servizio» assicura Griffini.

Con pandemia e lockdown, è stato più difficile misurare gli effetti dell’iniziativa. «Oggi c’è tanta voglia di socialità, di team, di andare in ufficio. Ma abbiamo capito che il modello funziona e siamo andati avanti».

Da gennaio quindi i dipendenti possono lavorare 4 giorni a settimana a parità di stipendio, benefit e obiettivi. Alla Carter & Benson, in Italia, sono in 30. Quattro persone sono state assunte a settembre. «Può essere utopico e ottimista, ma il mio pensiero è: se un lavoro che può essere svolto in 5, riducendo l’orario, si fa in 6, allora avremo più persone che lavorano e meno disoccupazione».

Secondo Griffini, il modello è applicabile a imprese grandi e piccole di diversi settori. L’unica condizione è che l’azienda sia già solida.

«Se hai un prodotto o un servizio che non va, è difficile che la riduzione dell’orario non generi ulteriore perdite. Serve anche una leadership basata sulla fiducia. La settimana corta non genera profitto nel breve, ma ci sono valori non tangibili e non economici altrettanto importanti. Aumenta la qualità della vita, con un maggior work-life balance, migliora la performance, non perdi talenti, perché nessuno ha voglia di scappare da un’azienda che ti gratifica. E può esserci un impatto sociale positivo. Nel 2021 non possiamo più definire il rapporto di lavoro in base al tempo dato dal dipendente e al denaro corrisposto dal datore di lavoro. Bisogna valorizzare le persone».

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