L’insegna del business

Di
Redazione Millionaire
24 Agosto 2012

Come realizzare l’insegna giusta e attirare clienti in negozio. Tutte le istruzioni per l’uso, tra adempimenti burocratici, errori da evitare, mode e nuove tendenze

L’importanza di una bella insegna. Gli esperti sono d’accordo: la scritta e il simbolo di un negozio possono “agganciare” chi passa, suggerire quel che si vende, suggestionare. In altre parole: spingere all’acquisto. Ma come si sceglie il nome vincente? E quanto sono importanti le luci e i colori?

Prima di partire, è bene verificare le insegne esistenti in zona, per evitare doppioni: in Italia ci sono ben 500 hotel-ristorante Corona. «Non solo. Un’insegna raggiunge i propri obiettivi quando è ben illuminata» afferma Fulvio Di Pietro, presidente uscente dell’Associazione italiana fabbricanti insegne luminose, che raduna 340 aziende, con fatturati dai 100 mila ai sei milioni e mezzo di euro. «L’ultimo trend è il tubo di vetro sagomato al neon, da non confondersi con la lampada fluorescente. E’ flessibile e può essere usato per riprodurre scritte, forme. La via più diretta per comunicare col cliente è riprodurre il logo del negozio. L’ordine di spesa per punti con una sola vetrina è di circa 1.500 – 2.000 euro, creatività compresa. Negli Usa sono pionieri di questo tipo d’illuminazione, portato al successo dalla Coca-Cola. Le novità, in Italia, riguardano l’uso del tubo come fonte di illuminazione non diretta, ma posta dietro supporti in ottone, rame, acciaio. Altre tecnologie sono in fase di studio e di applicazione: luci sintetiche, led (light emitting diode), ovvero puntini luminosi utilizzati per creare particolari effetti visivi. Esistono anche sistemi per attirare l’attenzione con la proiezione di fasci luminosi, ma il codice della strada vieta di usare sorgenti luminose (fasci roteanti e in movimento) che distolgano l’attenzione degli automobilisti. In alcune Regioni, poi, ci sono anche limitazioni sull’inquinamento luminoso».

Per la scelta dell’immagine, non esistono tendenze particolari. Spiega Di Pietro: «Qualcuno sceglie di riproporre vecchie targhe, magari di attività precedenti che non c’entrano nulla con la propria: l’effetto è spiazzante, ma può suscitare interesse». Anche le insegne retrò si sposano con le novità tecnologiche. Spesso i piccoli esercizi imitano le linee che partono da banche, supermercati, catene in franchising.

«Attenzione però: l’insegna va studiata, proprio come un marchio, senza fare errori»

spiega Roberto Paciocchi, consulente d’immagine e comunicazione.

No all’effetto “striscia”, lunga e stretta. Possibile sfruttare il volume, con un’insegna sporgente, a cassonetto, o a bandiera, perpendicolare al muro (stile vecchio pub). Tra le novità: la semisfera, visibile da varie angolazioni. Evitare sempre il buio. «L’insegna deve essere perfettamente visibile, anche di notte» dichiara Paciocchi.

E lo slogan? Una sola parola ben studiata, che sintetizza un concetto o evoca emozioni, in genere, è più efficace di un’intera frase. E i colori? Solo le pompe funebri possono permettersi colori spenti. Ma chi non vuole affidarsi al fai-da-te, può rivolgersi a uno studio grafico. I costi? «Con circa 10 mila euro, un cliente può farsi realizzare l’insegna completa» conclude Paciocchi. Infine, anche quando l’insegna potrebbe diventare quella di una catena in franchising, meglio affidarsi a una società di marchi e brevetti. In questo modo, nessuno potrà usarla senza sottostare agli impegni del franchising.

Sei regole da rispettare

Tutti gli adempimenti per esporre un’insegna, indicati dall’avvocato Francesco Laruffa, autore del Manuale giuridico dell’insegnista (Aifil, 20 euro).

1 Autorizzazioni

Da richiedere all’ente proprietario della strada: Comune, Provincia (fuori dai centri urbani), Anas, società concessionarie di tratte autostradali. Tempi: 60 giorni dall’inoltro della domanda.

2 Documenti

Presentare la domanda compilando appositi formulari, forniti dal Comune, e allegare documenti fondamentali: disegno o bozzetto dell’insegna e piantina della località dove deve essere collocata.

3 Dimensioni

Il Regolamento comunale, in genere, prescrive che le dimensioni dell’insegna non superino una certa superficie (di solito 20-50 mq) e che l’orientamento segua l’ordine di marcia delle auto (ubicazione).

4 Vincoli

Se l’insegna è luminosa, l’impianto elettrico dev’essere a norma e ci devono essere adeguate protezioni della sorgente di luce. Per gli immobili sottoposti a vincoli architettonici, occorre il nullaosta della Sovrintendenza alle Belle Arti.

5 Costi

Le insegne più grandi di cinque mq sono sottoposte all’Imposta comunale sulla pubblicità. Si paga ogni anno solare e si calcola moltiplicando una tariffa tra 11 e 19 euro/mq. I Comuni più grandi applicano tariffe più alte: a Milano c’è una maggiorazione del 100-150%. Per un’insegna classica, si spendono circa 60-70 euro al mq.

6 Sanzioni

Chi non ha autorizzazione deve pagare una sanzione da 400 a 1.000 euro, con rimozione del mezzo pubblicitario.

Vecchie insegne, nuovi mestieri

Marcella Giordano e Raffaella Piciucco, 24 e 32 anni, hanno in mano un mestiere nuovo, che nasce però da qualcosa di antico. Recuperano e riproducono vecchie targhe e insegne, che tutt’ora campeggiano nei centri urbani, grazie alla politica di recupero di tanti Comuni. Marcella e Raffaella hanno seguito un corso presso la Scuola per artigiani restauratori di Torino (tel. 011 5212922, www.scuolartigianirestauratori.org) quasi per curiosità. «Abbiamo imparato le tecniche per restaurare i vecchi supporti, dove è possibile, o partire dai nuovi in ferro battuto o alluminio, economico e leggero, per decorarli a mano, come una volta» spiega Marcella.

Sia lei sia Raffaella hanno avviato ditte individuali come artigiane, dopo il 2001, anche grazie un finanziamento regionale. Da tre anni lavorano insieme. «Il recupero non è possibile, quando la ruggine ha intaccato troppo a fondo il materiale. A volte, fare una copia è l’unica soluzione. Applichiamo i colori su un supporto grezzo, dopo un trattamento. Il fondo in genere è in rosso pompeiano, verde inglese, blu, bianco, sabbia. Per illuminare le insegne, si usano faretti esterni».

Le normative che richiedono insegne decorose, non al neon, e le esigenze di recupero di molti centri storici portano fortuna alle artigiane di Collegno (TO), che hanno realizzato oltre 150 insegne per singoli clienti, e 52 per il Comune di Cavour (TO), in collaborazione con la locale Associazione Commercianti. «Per farci conoscere, proponiamo una collezione-campionario nelle fiere degli antichi mestieri, poi arrivano gli ordini! Abbiamo venduto in Piemonte, Lombardia e Liguria».

Tre i tipi di insegne standard: frontali (due metri, 550 euro), laterali (50×70 cm, 350-400 euro), a bandiera (tipo pub, perpendicolari al muro, 500-700 euro). Fra ordine e consegna passa almeno un mese. «Sono pezzi unici, fatti a mano e resistenti. La gente comincia ad apprezzarli» spiegano le artigiane. INFO: cel. 347 8501212, 333 468822, www.pbase.com/fatteamano

Silvia Messa Millionaire 07-08/2004

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