Oggi, la Germania si trova di fronte a un momento cruciale: le elezioni anticipate potrebbero ridisegnare gli equilibri politici del paese e, di conseguenza, quelli dell’Europa intera. Tra i temi più caldi della campagna elettorale, l’immigrazione ha assunto un ruolo centrale, con il partito di estrema destra AfD (Alternative für Deutschland), fortemente sostenuto da Musk, che spinge per un ulteriore irrigidimento delle regole, mentre altre forze politiche cercano di bilanciare l’esigenza di controlli più severi con la necessità di attrarre talenti qualificati. In questo scenario incerto, il settore tecnologico tedesco lancia un grido d’allarme: il sistema attuale, definito “logorante per l’anima”, sta spingendo via i lavoratori più qualificati.
Startup e talenti stranieri: una relazione a rischio
La Germania, con il suo robusto ecosistema di startup, ha storicamente attratto professionisti qualificati da tutto il mondo. Tuttavia, secondo quanto riportato da Sifted, sempre più imprenditori e lavoratori tech stanno abbandonando il paese a causa di un sistema di immigrazione burocratico e lento. Per molti, ottenere un visto di lavoro o un permesso di soggiorno è un percorso a ostacoli che può durare mesi, se non anni. Il caso di Tanya Aneichyk, fondatrice con sede a Monaco, è emblematico: dopo un’attesa di oltre un anno per il rinnovo del suo permesso di soggiorno, due banche hanno chiuso i conti delle sue aziende per mancanza di un documento d’identità europeo valido. Frustrata, ha deciso di chiudere ogni attività in Germania e di non tentare più di avviare imprese nel paese.
Un problema strutturale aggravato dal clima politico
Il problema non riguarda solo gli imprenditori, ma anche i lavoratori stranieri altamente qualificati, fondamentali per le startup deep-tech, che spesso richiedono competenze non reperibili all’interno dell’UE. Il lungo iter burocratico per ottenere documenti essenziali, come il codice fiscale o un conto bancario, scoraggia molti. “Dopo due o tre anni di difficoltà burocratiche, molti perdono la pazienza e decidono di tornare nei loro paesi d’origine o di trasferirsi altrove”, afferma Jubin Shah, specialista applicativo presso Molecular Health.
Tutto questo accade mentre la Germania affronta una carenza crescente di talenti qualificati, con un mercato del lavoro sempre più competitivo. Secondo Verena Pausder, presidente della German Startup Association, se il processo di immigrazione e integrazione non viene semplificato, sempre meno professionisti sceglieranno la Germania come meta lavorativa. “Serve un approccio più ampio: dall’accoglienza iniziale fino all’integrazione a lungo termine. Chi aiuta questi lavoratori a trovare casa? Chi parla inglese al loro arrivo?”, si chiede Pausder.
Le elezioni e il futuro dell’immigrazione in Germania
L’immigrazione è uno dei temi cardine delle elezioni di oggi. Da una parte, CDU e AfD chiedono maggiori controlli ai confini, dall’altra, vi è il riconoscimento della necessità di attrarre talenti per sostenere l’economia. Il governo federale ha già avviato alcune riforme, come l’introduzione di un nuovo sistema digitale per le richieste di visto, attivo dal 1° gennaio. Tuttavia, per molte startup, questo passo non è sufficiente. Serve un cambio di mentalità che vada oltre la semplice concessione del visto e guardi all’intero processo di integrazione.
Il risultato delle urne determinerà la direzione che la Germania prenderà nei prossimi anni. Se prevarranno posizioni più rigide, il rischio è che il paese perda il suo appeal per i talenti globali, mettendo in difficoltà un settore che ha trainato l’innovazione e l’economia negli ultimi decenni. D’altro canto, una politica più aperta potrebbe rilanciare l’attrattività della Germania come hub tecnologico, garantendo un futuro più prospero al settore startup. La posta in gioco, insomma, va ben oltre i confini nazionali: il futuro della Germania è anche il futuro dell’Europa.