Ex insegnante di letteratura, Marco Actis, 31enne di Aosta, è stanco della precarietà nella carriera scolastica. Allora lascia il lavoro per mettersi in proprio. Insieme a un amico, Davide Fuggetta, apre partita Iva per creare un servizio di consegna in bici: «Abbiamo studiato il mercato e notato la crescita delle aziende che offrivano servizi di consegna a basso costo e sostenibili, legata all’ottimo momento dell’e-commerce, uno dei pochi settori che conosce un incremento del 20% all’anno. Allora abbiamo preso delle bici e offerto i primi servizi per studi professionali, portavamo documenti da un ufficio all’altro nell’arco di poche ore» racconta Marco a Millionaire.
Insieme al suo socio, sperimenta il modello, le difficoltà sono tante e anche la concorrenza, molte aziende si stanno specializzando nella consegna con bici (bike messenger). Allora decidono di modificare le cose in corsa e cercare di specializzarsi in un settore più specifico: «Abbiamo visto grande potenziale nelle consegne dell’ultimo miglio. L’idea è stata di contattare grandi spedizionieri, oggi nostri partner che si servono di noi per attraversare agevolmente centri, piccoli e grandi, dove i loro camion hanno difficoltà a percorrere. Contattano noi e facciamo per loro questo lavoro».
Per sviluppare la sua idea, Pony Zero (questo il nome della startup) Marco prova a farsi incubare al Politecnico di Torino, lì arriva il primo finanziamento: 50mila euro da parte di Club Italia Investimenti 2: «L’incubazione ci ha permesso di creare un management di esperti e di sviluppare un software che suddivide le consegne tra i corrieri e ottimizza i percorsi. Gli ostacoli si sono presentati subito. Uno su tutti? La difficoltà di rendere subito redditizio il lavoro in un mercato che ha puntato al ribasso dei prezzi».
Oggi Pony Zero ha circa 600 clienti su Torino. Fattura 30mila euro al mese. E ha ottenuto un nuovo investimento: 235mila euro, da Club digitale (200mila euro) e Club Italia Investimenti 2 (35mila euro). Soldi con cui Marco ha intenzione di aprire in quattro grandi piazze italiane (Milano, Bologna, Padova e Genova). E puntare su Parigi e Londra.
Consigli agli startupper?
«Uno startupper è fatto di tre cose: 1) ambizione, il coraggio di prendersi il proprio spazio in un mercato difficile come quello italiano. 2) Team eterogeneo, che serve per essere veloci nell’esecuzione e pronti alle tante sfide che bisogna affrontare. 3) Flessibilità. Chi è bravo, riesce a cambiare le cose in corsa con prontezza. L’errore più grave? Non ripetere una seconda volta gli errori già commessi».
INFO: http://www.ponyzero.com/
Giancarlo Donadio