Radoff

Il pericolo invisibile del gas radon e la startup che lo sconfigge

Di
Tiziana Tripepi
13 Marzo 2023

Storia della Radoff che ha creato una tecnologia per eliminare dagli ambienti chiusi il gas radioattivo che mette in pericolo la vita delle persone.

 

Un problema che interessa la salute di tutti noi, due giovani imprenditori e un prodotto che potrebbe fare boom. In mezzo, sei anni di duro lavoro. Stiamo parlando di Radoff, la startup che ha messo a punto il primo dispositivo Iot (Internet of Things) per la bonifica del gas radon dagli ambienti chiusi. Nasce dall’intuito e dalla tenacia di Domenico Cassitta e Federica Di Mario. Lui ingegnere, lei architetto, si sono conosciuti a Bologna nel periodo dell’università. 

«Dopo il fumo da tabacco il radon è la seconda causa di tumore polmonare. Insieme alle polveri sottili provoca ogni anno 80mila decessi in Italia e 3,8 milioni nel mondo», spiega Cassitta. «Si tratta di un gas naturale di origine geologica: all’aperto si disperde, ma dal terreno entra negli edifici attraverso le fondamenta, ed è qui che diventa nocivo». Quattro i brevetti depositati, 80 le persone che lavorano nella startup, tra l’headquarter di Calangianus (SS) e Bologna. 

Tre i dispositivi a oggi realizzati, appena lanciati sul mercato: Radoff Sense, che ha dei sensori che effettuano la misurazione della qualità dell’aria indoor e la mostrano su un’App; Radoff Life, che oltre a monitorare effettua la bonifica dell’aria grazie a un processo di filtrazione interno; e Radoff City, pensato per aziende e pubblica amministrazione, che raccoglie i dati sulla qualità dell’aria e consente di prendere decisioni. 

 

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Un’idea nata per caso

«L’avventura è cominciata in modo casuale», racconta Domenico. «In seguito alla morte di due zii per un tumore al polmone, una decina di anni fa mi ero messo a fare ricerche. Lavoravo per una società di ingegneria, e un mio collega geologo un giorno mi ha chiesto: “Hai mai sentito parlare del gas radon?”. Una volta scoperto di cosa si trattasse non ho avuto dubbi nel voler cercare una soluzione. Nella mia ricerca “matta e disperatissima” ho coinvolto tutti: il geologo, un ingegnere ambientale, un ingegnere chimico e un architetto esperto di design di oggetti, che poi è diventata la mia co-founder, Federica». Domenico e Federica lavorano per due anni investendo tutti i loro risparmi. Fondano la società solo una volta trovata una prima soluzione per la bonifica e depositato il brevetto, nel 2018. 

 

«Il business era tutto da costruire»

«Da allora è stato un vortice: la ricerca di bandi, di investitori, di aziende che producessero i dispositivi che stavamo progettando, tra momenti di sconforto quando i soldi stavano per finire e di entusiasmo quando tutto il mondo sembrava credere in noi». A credere in loro alla fine saranno in tanti. Nel 2019 arrivano in finale a B Heroes, accedendo al programma di accelerazione e a un primo investimento. L’anno dopo vincono un bando internazionale che dà loro accesso alle tecnologie del Cern di Ginevra. 

Un altro investimento arriva da un gruppo di business angel capitanati dal manager di EssilorLuxottica, Marco Caccini. Nel frattempo vincono il bando Smart&Start di Invitalia e sono notati da CDP Venture Capital, che punta su di loro con un convertibile di 600mila euro. L’ultimo investimento lo ricevono da Intesa Sanpaolo. Totale raccolto: 3 milioni di euro.

 

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Domenico Cassitta e Federica Di Mario

 

Il punto di forza: la collaborazione con le università 

Il prodotto è interamente made in Italy, con tutti i fornitori allineati sulla via Emilia. «Ma ciò di cui vado più fiero è la collaborazione messa in atto con le università e la capacità di portare a termine la cosiddetta terza missione: il trasferimento tecnologico tra università e impresa», sottolinea orgoglioso Cassitta. Tre professori degli atenei di Modena-Reggio Emilia e di Trento si mettono a disposizione di Domenico e Federica per aiutarli a realizzare un sensore unico al mondo. 

Il professor Carlo Bagnoli di Ca’ Foscari, fondatore di VeniSIA, gli rivoluziona il modello di business («grazie a lui abbiamo compreso l’importanza del mercato b2b e b2g, business to government»). La Iuav, l’università di Venezia di architettura e design, organizza un contest per ridisegnare Radoff Sense. Le richieste dei tre dispositivi sono altissime, tanto che a dicembre è stata aperta la filiale americana della startup a Los Angeles, la Radoff Inc. E a gennaio 2023 Radoff Life è stato portato al Ces, la grande fiera dell’elettronica di Las Vegas. «A breve regaleremo il nostro prodotto alle scuole italiane e lo sperimenteremo a Venezia nei palazzi storici», annuncia Domenico. Con queste premesse, le previsioni di ricavo sono ottime. «Il fatturato è importante, ma lo scopo di una startup è aumentare di valore ed essere acquisita, oppure entrare in partnership con una grande azienda. Questo avviene attraverso la proprietà degli asset: noi ne abbiamo moltissimi, tra brevetti, codici sorgente, App, portale, stampi e marchi registrati».

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