Invento il guanto che dà voce ai sordomuti

Di
Redazione Millionaire
5 Febbraio 2018

Un guanto hi-tech per dare voce ai sordomuti. È il progetto di due giovani marchigiani, Francesco Pezzuoli, 26 anni, e Dario Corona, 27 anni, dottorandi dell’Università degli Studi di Camerino e founder della startup LiMiX. Il loro dispositivo si chiama Talking Hands, “mani che parlano”, perché riconosce i movimenti della lingua dei segni (LIS) e li traduce in parole, dando voce anche a chi non può parlare. LiMiX è il vincitore italiano di Chivas Venture, il concorso internazionale per le startup più interessanti e innovative in ambito sociale. Un milione di dollari in palio. 27 finalisti provenienti da tutto il mondo. La startup di Camerino rappresenterà l’Italia alla finale di Amsterdam, a maggio. Prima, dal 4 al 24 aprile, potrà essere votata via web (su https://www.chivas.com/it-it/the-venture) per aggiudicarsi 50mila dollari.

Come nasce Talking Hands?

«L’idea è nata davanti a un caffè in Facoltà, già nel 2011. Volevamo partecipare al bando di un’azienda americana che produceva braccialetti elettromiografici: la loro tecnologia riconosceva l’orientazione del polso nello spazio, non i movimenti delle dita. Poi abbiamo pensato di utilizzare i sensori per tradurre la lingua dei segni» racconta Francesco. «Nel 2014 ho presentato l’idea allo Startup Weekend di Ascoli Piceno. All’università avevamo già lavorato a un esoscheletro per disabili, a una sedia a rotelle. Insomma avevamo la vocazione di imprenditori sociali».

Come funziona?

«Il dispositivo si indossa come un guanto. È dotato di sensori di flessione sulle dita e di due Imu (unità di misurazione inerziale) sul dorso della mano e sull’avambraccio. I sensori riconoscono i movimenti delle dita, l’orientamento della mano e dell’avambraccio. I dati sono trasmessi via bluetooth allo smartphone che pronuncia la frase tramite un sintetizzatore vocale. Per superare le differenze di lingue e dialetti l’utente può creare il proprio vocabolario e associare gesti a parole».

Come avete sviluppato il progetto?

«Siamo partiti con poche risorse. Abbiamo ottenuto un primo investimento di 35mila euro nel 2015 da StartCup Marche e Ecapital. Ci siamo messi a lavorare al brevetto e al primo prototipo. Ci è voluto molto tempo per affinare l’algoritmo. Nel 2016 abbiamo vinto il Rome Prize alla Maker Faire: 100mila euro che ci hanno dato nuova linfa. Non è stato facile passare dall’ambito della ricerca all’impresa. Bisogna tener conto di mille cose e il processo di apprendimento è lungo. Ma siamo stati affiancati da aziende che compiono ricerche in ambito industriale. Ora Limix (che nasce come spin-off dell’università) è incubata nell’azienda Picchio Spa. Il nostro mentor è l’ingegnere Di Pietrantonio».

Maker Faire 2016 – Rome Prize 2016, i vincitori Francesco Pezzuoli e Dario Corona con Talking Hands Paolo Rizzo/Ag.Toiati

A che punto siete?

«A giugno sarà pronto il primo prototipo industriale. Dobbiamo effettuare i test con la comunità sorda. Prevediamo il lancio commerciale tra il 2019 e il 2020. Il prezzo: circa 600 euro. Al momento i prototipi sono stati realizzati sulla mia mano, stampati in 3D. I dispositivi sul mercato saranno disponibili in diverse taglie. Abbiamo già un partner industriale per la produzione. Siamo alla ricerca di un’azienda (come Amplifon) per la commercializzazione».

Info: www.limix.it

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