Joe, 22 anni, e il gel che blocca il sangue che conquista Obama

Di
Marketing & Promotion
11 Gennaio 2016

22 anni, Joe Landolina inventa Vetigel, un gel che blocca la fuoriuscita del sangue in 12 secondi. Recentemente è stato ospite alla Casa Bianca nell’ambito del Demo Day, giornata dove imprenditori e startupper presentano le loro innovazioni al presidente Obama. Ne abbiamo parlato su Millionaire di novembre 2015. Qui la nostra intervista.

A 17 anni l’idea che gli rivoluziona la vita: un gel speciale che blocca la fuoriuscita di sangue un 12 secondi. Oggi a 22 anni, Joe Landolina, americano di origini palermitane, ingegnere biomedico, è il Ceo di Suneris, l’azienda che porta sul mercato il suo prodotto. Guida un team di 30 persone (under 28), stringe partnership con aziende e ottiene finanziamenti. Su Skype ci racconta la sua storia.

Come è nata la tua passione per la scienza?
«Grazie a mio nonno: ha un’azienda di vino e un laboratorio dove sperimentava nuovi sapori. Da piccolo mi portava con lui e mi dava libero accesso ai suoi strumenti. Mi divertivo a fare i miei esperimenti. Una volta ho anche creato un incendio».

Come hai scoperto Vetigel e perché è un prodotto rivoluzionario?
«Dopo aver fatto qualche disastro in laboratorio, mia madre mi dice di finirla con i miei esperimenti e dedicarmi alle piante. Sono uscito in giardino e, malgrado i suoi ammonimenti, ho continuato a fare esperimenti. Intanto, iniziavo a studiare le alghe e ne scoprivo le proprietà incredibili. Ho iniziato a sperimentare e ho scoperto che le alghe a contatto con la pelle avevano delle reazioni molto interessanti. E ho ampliato le mie ricerche. In particolare, mi interessavo alla reazione tra i polimeri di cui le alghe sono composte ed il sangue».

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Come funziona Vetigel?
«Tutto parte dall’alga, scomponendo i polimeri fino a farli somigliare a dei cubetti di Lego che unendosi si adattano alla ferita. Il gel, a contatto con la pelle o con organi interni, forma una sorta di rete che chiude la ferita e blocca la fuoriuscita del sangue. Allo stesso tempo aiuta il corpo a produrre fibrina, la proteina che agisce per riparare il tessuto».
Come hai trasformato la tua idea di studente in un business?
«Ho trovato un socio con cui condividere le mie scoperte (Isaac Miller, ndr). Un giorno mi accorgo che c’era una competizione per idee di business (in palio 75mila dollari). Abbiamo partecipato e abbiamo vinto. Con i soldi abbiamo fatto le prime indagini. Esperimenti per creare il prodotto e analisi per studiare le potenzialità del mercato».

E poi?
«Abbiamo capito che il mercato ci offriva diverse possibilità (vendere il prodotto alle cliniche veterinarie, come soluzioni per le ferite in battaglia dei soldati, per le operazioni di primo soccorso, ma anche nell’ambito della chirurgia). Non potevamo affrontare tutto da soli, allora abbiamo iniziato a formare una squadra. Poi sono nati i primi problemi, grossi ostacoli da risolvere».

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Che genere di ostacoli?
«Il primo era la credibilità. Eravamo un gruppo di studenti, senza alcuna struttura adeguata nella quale proseguire le nostre ricerche. In più c’era da fare dei test attendibili per convincere gli investitori. Là situazione era complessa per noi: ci servivano soldi per fare test, ma per convincere gli investitori avevamo bisogno di test attendibili. Allora abbiamo speso gli ultimi soldi rimasti (dei 75ila) per un’analisi approfondita. Per fortuna al primo test il prodotto ha dato subito degli ottimi risultati e siamo riusciti a convincere dei privati a credere nel prodotto».

Vetigel è già sul mercato?
«Questo è stato un altro grosso ostacolo per noi. Avere le autorizzazioni per provare il prodotto sugli essere umani presupponeva un percorso lungo e complesso. Ma noi dovevano monetizzare per sopravvivere. Insomma, qual’era la soluzione? Allora si è accesa la lampadina: potevamo provarlo prima sugli animali e poi di conseguenza, una volta avuti buoni riscontri, sarebbe stato più facile ottenere le autorizzazioni per sperimentarlo sugli essere umani. Oggi Vetigel è sul mercato, ma il prodotto è destinato alle cliniche veterinarie (il costo è di 50 dollari)».

Quali sono i consigli che daresti a un giovane imprenditore?
«La prima cosa è non avere paura del fallimento. Arrivi a fine giornata, fai errori e cose buone. Ma alla fine impari qualcosa. Ho avuto la fortuna di essere nato in una famiglia di imprenditori che mi hanno insegnato molto. Ma le cose più importanti le ho imparate facendo le cose con le mie gambe. E poi gli direi che deve imparare a chiedere aiuto, soprattutto quando il business è nel campo dell’alta tecnologia. Per farlo, tuttavia, bisogna superare la paura che qualcuno rubi la tua idea. Da solo non vai da nessuna parte».

Cosa insegna la storia di Joe…

1. Trova una soluzione a un problema vecchio. «Nell’ambito veterinario le tecniche per combattere la fuoriuscita del sangue risalivano a 50 anni prima».
2. Analizza il mercato potenziale. Dall’ambito veterinario, all’industria bellica a quella medica, Joe ha pensato a un prodotto che potesse avere più sbocchi.
3. Per ogni ostacolo c’è una soluzione. Per affermare Vetigel ha affrontato più di un ostacolo. Non ha perso la calma e ha saputo trovare la soluzione più veloce per monetizzare e ottenere autorizzazioni.

INFO: http://www.suneris.co/

Giancarlo Donadio

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