Torino, Città dell’Aerospazio

La città dell’impresa e del futuro

Di
Lucia Ingrosso
17 Marzo 2024

Torino è stata scelta come Capitale della cultura d’impresa 2024.

La candidatura era stata lanciata a maggio, al Salone del Libro, dall’Unione Industriali Torino come soggetto promotore. «A fianco dell’eredità imprenditoriale di cui siamo depositari, è stato messo l’accento sull’avvenire della nostra comunità, in particolare sulle gio- vani generazioni: un approccio che la commissione ha apprezzato e premiato. Sono infatti i giovani i principali destinatari del progetto e delle attività che abbiamo proposto. Nella nostra recente assemblea generale al Teatro Regio c’erano 500 ragazzi. Abbiamo la necessità, anzi, il dovere di comprenderli, di ascoltare le loro esigenze, di soste- nere i sogni e le speranze che li animano», spiega a Millionaire Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriali, punto di riferimento per oltre 2.000 aziende associate che spaziano dalla metalmeccanica al terziario avanzato, dal food & beverage al turismo.

 

Giorgio Marsiaj
Presidente dell’Unione Industriali Foto: © OpenUI

 

L’idea di questo riconoscimento è nata in Confindustria nel 2019 quando, sulla scia delle Capitali della cultura promosse dal Ministero della Cultura, si decise di realizzare un’iniziativa analoga per valorizzare le economie locali, con l’obiettivo di dare un impulso alla crescita delle aree urbane e metropolitane. La Capitale non è necessariamente un capoluogo di provincia ma si identifica con una città, un distretto o un’area metropolitana caratterizzata da un forte e specifico elemento identitario nel fare impresa. Nel 2019 la scelta era caduta su Genova, nel 2020 su Alba (titolo mantenuto anche per l’anno successivo, a causa del Covid-19). Nel 2022 si era affermato un distretto rappresentato dalle città di Venezia, Padova, Treviso e Rovigo.

Nel 2023 era toccato a Pavia. Il dossier che ha fatto sì che la scelta per il 2024 cadesse proprio sul capoluogo piemontese, dal titolo “Torino, spazio al futuro”, è frutto di una candidatura corale. A monte, infatti, c’è un comitato d’onore che, istituito per l’occasione, comprende vari soggetti: il sindaco Stefano Lo Russo, il presidente della Regione Alberto Cirio, il presidente della Camera di Commercio Dario Gallina, i rettori del Politecnico e dell’Università Guido Saracco e Stefano Geuna, i presidenti della Fondazione CRT e della Fondazione Compagnia di San Paolo Fabrizio Palenzona e Francesco Profumo.

Ma che cosa significa questo riconoscimento per la città? «In primo luogo, è una fonte di rinnovata consapevolezza nei propri mezzi e uno stimolo all’orgoglio di appartenenza. Poi vuol dire consacrare il ruolo da protagonista della nostra città, ruolo presente e futuro, sulla scena nazionale e mondiale. È l’affermazione dell’ottimismo della ragione che ci appartiene, fondato sulla qualità delle risorse umane formate nelle nostre scuole e nei nostri atenei, sulla solidità del nostro sistema finanziario, sul coraggio dei no- stri ricercatori e dei nostri imprenditori», prosegue Marsiaj.

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Che cosa succederà

Il programma di Torino Capitale della cultura d’impresa 2024, coordinato dal manager culturale Paolo Verri, si snoderà lungo un calendario articolato in 24 momenti e proporrà 24 percorsi permanenti di visita, in cui si potrà scoprire quanto di più avanzato Torino sta proponendo a livello globale nei settori principali del sistema industriale. Palcoscenico delle iniziative programmate, saranno alcune delle più significative manifestazioni cittadine – per esempio il Salone del Libro, il Salone del Gusto, la Biennale Tecnologia – a cui andrà ad aggiungersi una serie di eventi realizzati ad hoc. Altro elemento rilevante del progetto presentato è la connessione con altre località piemontesi, italiane e internazionali. Saranno coinvolte le città di Ivrea, Biella e Alba. Verranno sviluppate azioni congiunte con Napoli, Lione e, compatibilmente con la situazione, Tel Aviv.

 

Qui nacque la Confindustria

La designazione come Capitale della cultura d’impresa non stupisce, vista la marcata vocazione imprenditoriale della città. Infatti è proprio qui che, nel 1906, è stata fondata prima la lega industriale e poi, nel 1910, la Confederazione generale dell’industria italiana, l’attuale Confindustria. Torino, poi, è una città di grandi fabbriche e grandi aziende che fra l’Ottocento e il Novecento hanno creato ricchezza e dato lavoro sia ai torinesi che ai tanti immigrati, arrivati qui anche dal Sud e dall’estero. La prima associazione che si fa è naturalmente con la Fiat, che qui è stata fondata nel 1899. Il primo stabilimento viene realizzato l’anno dopo: vi lavoravano 35 operai e vi si producevano 24 auto. Nel 2009 la Fiat ha prodotto oltre 2 milioni di auto e veicoli per un fatturato di oltre 50 miliardi di euro.

Oggi è parte del gruppo Stellantis. Consultando il registro storico delle imprese si possono scoprire realtà di settore diverse che hanno contribuito all’economia (ma anche all’immagine) di Torino. Ma sono molte altre le aziende che hanno fatto e stanno facendo grande la città. C’è Caffarel, azienda dolciaria che nel 1865 produce i primi gianduiotti e che oggi appartiene al gruppo Lindt & Sprüngli. C’è Ferrino, azienda familiare che, basandosi su una tecnica tedesca, dal 1870 impermeabilizza i tessuti, arrivando a rifornire la Fiat e l’Esercito Italiano. Oggi, arrivata alla quinta generazione, è un punto di riferimento per l’outdoor. O ancora: Martini & Rossi, nata in città come distilleria nel 1847 e dal 1993 parte del Gruppo Bacardi. Per non parlare della Lavazza, fondata a Torino nel 1895 da Luigi Lavazza.

Oggi, pur mantenendo gli stessi valori della piccola caffetteria aperta nel cuore di Torino, è un gruppo multinazionale che conta oltre 4.000 collaboratori in tutto il mondo, 9 stabilimenti produttivi in 6 Paesi ed esporta in oltre 140. Ma sono state fondate a Torino anche: la compagnia telefonica SIP poi diventata Telecom Italia, la Seat Pagine Gialle, la EIAR poi diventata Rai, la Olivetti, la Cirio, la SAI-Società Assicuratrice Industriale, la Reale Mutua Assicurazioni, la Toro Assicurazioni, la Lancia, la Iveco, la Italdesign Giugiaro, la Seven, la Kappa. Oltre a banche (Sanpaolo IMI, Cassa di Risparmio di Torino) e case editrici (Einaudi, Utet).

La Città dell’Aerospazio

«Torino, pur nella sua sempre viva vocazione manifattu- riera, ha fame di innovazione e sta vivendo il passaggio da una monocultura automobilistica a un più articolato mix di attività, dall’aerospazio all’intelligenza artificiale, dall’alimen- tare al turismo o allo sport. Settori economici che, insieme alla trasformazione della mobilità, accendono nuove ener- gie», sottolinea il presidente dell’Unione Industriali Marsiaj. Proprio l’aerospazio oggi in Piemonte è un settore strategi- co. La filiera, composta da grandi player e oltre 450 impre- se piccole e medie, registra un fatturato complessivo che supera gli 8 miliardi di euro e impiega oltre 35 mila addetti (Analisi 2023 di Ceipiemonte e Distretto Aerospaziale Pie- montese su dati 2022).

Render della Città dell’Aerospazio – © Polito

A fine novembre è stata posata la prima pietra di quella che diventerà la Città dell’Aerospazio: 10 mila mq di sviluppo tecnologico e innovazione. Qui l’eccellenza industriale si allea con il mondo della ricerca accademica per creare un ecosistema di respiro internazionale. Un luogo aperto all’integrazione con grandi imprese, PMI, incubatori, start-up. L’iniziativa si compone di 12 sottoprogetti autonomi. I primi a partire sono i laboratori di ricerca e di trasferimento tecnologico con le imprese, promossi dal Politecnico di Torino. A seguire, la creazione di un’infrastruttura multifunzionale di oltre 16 mila mq per ospitare l’insediamento di incubatori e acceleratori, PMI e startup ad alto contenuto tecnologico. La Città dell’Aerospazio nasce da una collaborazione tra soggetti pubblici e privati in cui il 50% degli investimenti è destinato a opere pubbliche e di interesse generale. Sono previsti più di 4.100 occupati totali, di cui 1.100 nuovi occupati nelle attività industriali, con circa 380 milioni di euro di investimenti in R&D nei prossimi anni.

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