Le borse scendono ma il pianeta terra esisterà ancora

Di
Redazione Millionaire
3 Agosto 2012

Dall’eccesso di ottimismo siamo passati al catastrofismo estremo. E c’è chi parla di “capitolazione finale” per le Borse e per gli Stati Uniti. Esageruma nen… direbbero in piemontese

Gentile Gaziano,

ho letto le previsioni infauste di uno strategist americano, Peter Schiff: “Il nostro standard di vita crollerà, la nostra economia sarà devastata dall’inflazione, avremo decine di milioni di disoccupati, le libertà individuali saranno limitate e il robusto individualismo sarà soppiantato dallo Stato assistenziale. In sostanza, l’America Latina si spingerà fino ai confini con il Canada. La prudenza suggerisce di prepararsi al peggio. Questo non significa solo togliere dai nostri portafogli tutte le attività denominate in dollari, ma prepararsi anche a emigrare. Con condizioni economiche che diventeranno sempre più insostenibili, il richiamo di economie più libere e di una maggiore prosperità in Paesi stranieri diventerà troppo forte per resistere”. Cosa ne pensa?

D.P. Milano

Gentile lettore,

ho condotto recentemente un’inchiesta sui “catastrofisti” americani e le posizioni di Schiff sono fra le più apocalittiche sul destino del finanziario degli Stati Uniti e del biglietto verde. La sua posizione anche sull’inflazione è fuori dal coro rispetto agli altri profeti di sciagure. È fra i pochissimi “inflazionisti” convinti, in un mondo sempre più dominato dai “deflazionisti”. Per lui ci sarà un’inflazione a due cifre, mentre (e il mercato sembra andare in questa direzione) altri economisti ritengono che la caduta dei consumi porterà a un crollo dei prezzi. Da economista liberale tutto di un pezzo, Schiff pensa che l’intervento dello Stato nell’economia (in atto ora in tutto il mondo) sia un rimedio peggiore del male. “Solo il mercato lasciato libero di esprimersi può rimediare agli eccessi passati. Con questa cura e l’interventismo governativo il malato, invece che guarire, morirà” dice.

Non ho simpatia per chi vede tutto bianco o tutto nero, per i ribassisti o i rialzisti cronici. La situazione è certo grave e il merito (o la fortuna) di “Cassandre” come Schiff, nomen omen, è stato quello di segnalare con tempestività il rischio di un crac. Ma anche un orologio rotto due volte al giorno dice l’ora giusta.

L’idea che il mondo possa fare a meno della locomotiva americana mi sembra un po’ tirata. Vent’anni fa intervistai uno dei più famosi “guru dell’Apocalisse”, Ravi Batra e sosteneva già allora quello che dice adesso. Stessa cosa dicasi per analisti come Robert Prechter che parlavano di un “collasso finanziario di storiche proporzioni” già a metà degli anni 90. Peccato che da allora i mercati (come l’indice Dow Jones) sono più che triplicati e oggi, nonostante la fortissima discesa, valgono pur sempre il doppio. E gli investitori che hanno operato al rialzo hanno avuto il tempo di portare a casa rendimenti molto importanti, se non si sono fatti portare via le mutande dai gestori del risparmio “mani di forbice”.

Pensare, come fa questo Schiff, che l’economia americana possa sprofondare e quella europea o asiatica avvantaggiarsene è una tesi suggestiva, ma poco realistica al tempo della globalizzazione. Già negli anni 30 il botto degli Stati Uniti si ripercosse in Europa, figuriamoci adesso. Mi sembra che Schiff sia affetto dalla solita sindrome dei guru. La loro maledizione: dire e prevedere sempre qualcosa, sapere cosa succederà dopo. Per mantenere e allargare il giro di clienti. Come fanno d’altra parte anche la maggior parte dei money manager.

Salvatore Gaziano, Millionaire 1/2009

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