Imprese del turismo

Le nuove imprese del turismo

Di
Tiziana Tripepi
10 Giugno 2022

Flessibilità, esperienze, sostenibilità: le startup del turismo fronteggiano nuovi bisogni dei viaggiatori. Chi sono e come si sta muovendo il settore.

«La pandemia ha cambiato il nostro modo di viaggiare. I turisti hanno nuove esigenze, figlie della situazione creatasi negli ultimi due anni. Questo apre una serie di opportunità ed è da qui che le startup devono partire per offrire nuovi prodotti e servizi».

Eleonora Lorenzini, direttrice dell’Osservatorio Innovazione digitale nel turismo della School of Management del Politecnico di Milano (osservatori.net), ci illustra i nuovi trend emersi dall’ultima edizione dell’Osservatorio.

«Flessibilità. Il viaggiatore vuole prenotare un viaggio anche last minute, diluire i pagamenti, ricevere garanzie, stipulare coperture assicurative complete e che offrano la cancellazione gratuita. Chi saprà offrire questi servizi ne avrà beneficio in termini di flussi di cassa.

Holiday working. C’è richiesta di viaggiare per le ferie, ma anche fuori stagione, per lavorare da remoto. I borghi ora sono tra le location più quotate, anche grazie ai soldi che il PNRR sta destinando.

Le esperienze aumenteranno. A quelle fisiche, si stanno affiancando le esperienze online, con il 7% delle strutture che offre la possibilità di conoscere la destinazione attraverso attività da svolgere prima e dopo il viaggio.

La sostenibilità, tema prioritario per consumatori e aziende. Inoltre, continuerà a essere forte la richiesta di raccolta e analisi dati, fondamentali per aiutare gli operatori del turismo».

Sono 140 le startup del turismo in Italia

Ma qual è il panorama delle startup del turismo in Italia? «Sono circa 140 (su un totale di circa 14mila startup innovative iscritte al Registro delle imprese, ndr)» spiega Karin Venneri, presidente dell’Associazione Startup turismo (startup-turismo.it).

«Di queste, il 70% sono iscritte alla nostra associazione. Possiamo classificarle in startup che fanno innovazione di prodotto, di processo e startup di “pura tecnologia”.

Nella prima categoria rientrano le iniziative che si specializzano su prodotti nuovi o su nicchie, come i viaggi per separati (Gengle), per famiglie, in compagnia degli animali (Trip for dog), in bicicletta (Bikesquare, Cyclando). Nella seconda, le startup che digitalizzano pezzi della filiera del travel che ancora sono gestiti manualmente. Come Overbooking, che attraverso il digitale permette agli alberghi di ricollocare immediatamente gli ospiti in overbooking di un albergo presso strutture simili e nelle vicinanze. O Group Reservation System, che digitalizza la prenotazione alberghiera dei viaggi di gruppo. Infine le startup che si sono specializzate in tecnologie come intelligenza artificiale e big data, realtà virtuale e blockchain».

I problemi: bassa marginalità e alti costi di acquisizione clienti

Le idee ci sono, i team anche. Ma le startup del turismo sono rimaste sinora ai margini dei grandi investimenti di venture capital, con tagli di investimento piuttosto piccoli. Il motivo?

«Le marginalità del settore turismo sono basse. Questo per gli investitori significa moltiplicatori meno interessanti rispetto ad altri settori» continua Venneri. Ma c’è un altro problema. Molte startup sono b2c, soffrono della presenza ingombrante di portali come Booking ed Expedia, che investono miliardi di dollari nel marketing online, convogliando tutto il traffico su di loro.

«A questo si unisce la presenza di un mercato iperframmentato (33 mila alberghi e oltre 180mila esercizi extra-alberghieri secondo l’Istat, ndr), che implica un costo di acquisizione (cioè il costo di portare queste strutture online) molto alto».

La soluzione? Concentrarsi sul b2b, cioè su soluzioni destinate alle aziende, piuttosto che sul b2c. O su nicchie di mercato meno importanti per i grandi player.

Nel 2021 le transazioni digitali sul turismo sono state in netta ripresa

Altri consigli per le startup?

«1) Analizzate lo scenario competitivo nazionale e quello internazionale» continua Venneri. «Pensate già a come si può applicare l’idea di business fuori dall’Italia. Gli investitori valutano se l’idea è estendibile ad altri Paesi.

2) Tenete conto che gli investitori stranieri guardano alle startup italiane, perché il nostro mercato del turismo è il 5° al mondo per volumi. Se riuscite a penetrare il nostro mercato, sarete attrattivi.

3) Iscrivetevi alla nostra associazione se volete entrare in contatto con altre startup e avere informazioni sui servizi (legale, commercialista, ufficio stampa) specializzati sul turismo».

Dopo due anni difficili, nel 2021 il mercato complessivo del turismo ha ripreso a crescere (dati Osservatorio) sia nella sua componente ricettiva (+73% sul 2020) sia in quella dei trasporti (+ 33%). «La cosa ancor più interessante è che il canale online ha ripreso a crescere più del canale tradizionale. Gli acquisti in e-commerce degli italiani sui siti in lingua italiana di ospitalità, trasporti e pacchetti turistici, hanno raggiunto 11,1 miliardi di euro. Questo è un segnale positivo, dal quale ripartire» conclude Lorenzini.

Articolo pubblicato su Millionaire maggio 2022

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