Le startup della Blue Economy, un business che vale 143 miliardi

Le startup della Blue Economy, un business che vale 143 miliardi

Di
Alessandra Litrico
26 Settembre 2023

Secondo i dati di Assonautica, in Italia, l’economia del mare vale 143 miliardi, che equivalgono all’8,9% del Pil. Le imprese operative nel settore sono 228 mila, con 914 mila addetti ai lavori che permettono di fotografare una situazione florida per la Blue Economy italiana. Come si legge da questi dati, il business è  capace di generare molta ricchezza grazie ai grandi passi in avanti fatti dall’innovazione tecnologica e dall’approccio sempre più improntato alla sostenibilità.

L’XI Rapporto sull’Economia del Mare dell’Osservatorio Nazionale sull’Economia del mare OsserMare di Informare con il Centro Studi Tagliacarne di Unioncamere è un importante strumento di analisi e programmazione delle attività legate alla risorsa mare e, stando ai suoi dati, l’Italia sta maturando una nuova coscienza sempre più “marinara” anche da un punto di vista culturale, testimoniata dalla nascita di hub e corsi universitari a sostegno di politiche occupazionali e di sviluppo economico nel settore

La dimensione nazionale della Blue Economy

Nel nostro paese si assiste a una proliferazione di realtà che scommettono sempre più nell’imprenditoria giovanile, femminile e straniera. Osservando la dinamica del tessuto imprenditoriale nostrano, il rapporto mostra un incremento significativo a partire dai servizi di alloggio e ristorazione (109 mila) che rappresenta il 47% del comparto, mentre al secondo posto si collocano le attività sportive e ricreative (34 mila) pari al 15,1% del comparto. Seguono la filiera ittica (33 mila), della cantieristica (28 mila) e la movimentazione di merci e passeggeri via mare (12 mila).

La regione più virtuosa per incidenza di imprese dell’economia del mare è la Liguria (10,5%), seguita dalla Sardegna (7,2%) e dalla Sicilia (6%).  Sono quasi 21 mila le imprese giovanili blue, mentre i settori che registrano la più alta presenza di realtà operative nel comparto attengono, ancora una volta, ai servizi di alloggio e ristorazione, alla filiera ittica e alle attività sportivo-ricreative, che sono anche i settori in cui si registra la più alta presenza di imprese femminili e straniere, fatta eccezione, in quest’ultimo caso, per una maggiore concentrazione di forza lavoro straniera nella filiera cantieristica (8,4%) in luogo di quella ittica.

Le startup del mare

Esistono molte startup italiane nel settore e tre, in particolare, hanno vinto la “Call for innovation – Lo sport nella blue economy” promossa da Blue District in collaborazione con l’incubatore I3P del Politecnico di Torino. Sono accomunate dalla vocazione blue che le ha condotte allo sviluppo di soluzioni innovative, con programmi che mettono al centro la fruibilità del mare, il benessere e l’uso di materiali di riuso soatenibili.

Come ad esempio, Northern Light, nata a Gorizia nel 2020 e concentrata nello sviluppo di soluzioni cleantech con fibre naturali, materiali riciclati e resine sostenibili per la nautica. La startup, peraltro, detiene un importante primato, dato che ha realizzato il primo scafo monotipo al mondo interamente riciclabile.

E poi c’è la toscana Moebeus, che dal 2021 diffonde principi di economia circolare attraverso processi di analisi e un tool tecnologico sviluppato con l’Università di Siena. Tra i suoi progetti c’è Tour4Blue, la piattaforma digitale che aggrega e rende fruibili offerte turistiche e prodotti per praticare gli sport d’acqua, così da vivere sia la costa che il mare in maniera sostenibile. Un’idea che gli è valsa, per l’appunto, la vittoria della “Call for innovation – Lo sport nella blue economy”.

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