Mi associo o non mi associo?

Di
Redazione Millionaire
7 Agosto 2012

Associazioni di categoria: tutti gli aspetti da valutare prima di decidere se iscriversi o no, in 10 domande. Con tre casi esemplari

Qual è il ruolo delle associazioni di categoria?

Rappresentare gli interessi degli iscritti e supportarli nello svolgimento della loro attività: questi gli obiettivi delle associazioni di categoria. Sono un centinaio, ma le più citate sono una ventina e sono suddivise per macrosettori. A tutte, fanno riferimento associazioni più piccole a cui aderiscono imprenditori dediti alla stessa attività, come per esempio Terranostra, che rappresenta le aziende agricole agrituristiche iscritte alla Coldiretti (www.terranostra.it), l’Associazione nazionale dei Panificatori nel caso della Confesercenti (www.assopanificatori.it) o, ancora, la Federazione italiana Pubblici esercizi della Confcommercio (www.fipe.it).

Sono in qualche modo legate agli orientamenti politici?

In passato avevano una marcata “colorazione” politica, oggi invece le associazioni di categoria tendono ad attribuire meno importanza a questo aspetto, tanto che alcune sono arrivate persino a escluderlo dal loro raggio di azione. «Per noi, la scelta politica non c’è più – afferma Antonio Biso, responsabile nazionale dell’organizzazione territoriale Coldiretti. Il ruolo dei nostri dirigenti, per esempio, è incompatibile con incarichi politici e di partito».

Ci sono categorie professionali che si associano più di altre?

Sì. Gli imprenditori artigiani sono più disponibili ad associarsi dei commercianti. «Così come al Nord, la percentuale di adesioni è più alta che al Sud» spiega Otello Gregorini, responsabile della politica delle adesioni della Confederazione nazionale dell’Artigianato.

In numeri, quante imprese rappresentano?

› 1.200.000 imprese (su cinque milioni) sono iscritte a Cna, Confartigianato, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti.

› 144mila imprese sono iscritte a Confindustria.

Offrono gli stessi servizi a tutte le imprese?

Sì. Le associazioni hanno un ruolo di rappresentanza. Cioè assistono e tutelano le imprese nei rapporti con le istituzioni, le amministrazioni pubbliche e le parti sociali. Compiono poi anche studi di settore e ricerche di mercato. Rivolgendosi a un’associazione di categoria, un aspirante imprenditore può avere, per esempio, informazioni molto utili per la stesura del business plan: può conoscere quante sono le imprese dedite all’attività cui vuole dare avvio, quanto fatturano in media, qual è il numero dei dipendenti, quali sono i macchinari e le attrezzature che utilizzano, quanto occorre investire per acquistarli…

Erogano anche servizi su richiesta?

Si va dalla tenuta della contabilità alla consulenza fiscale, finanziaria, del lavoro, assicurativa e di avvio attività, dal disbrigo degli adempimenti burocratico-amministrativi alla formazione e all’aggiornamento professionale fino al supporto nella stesura del piano di fattibilità. «Fino a 15-20 anni fa – spiega Gregorini – il rapporto con le associazioni si basava soprattutto sulla burocrazia». La stragrande maggioranza degli imprenditori associati si limitava a portare nei più vicini uffici le proprie fatture attive e passive per la tenuta della contabilità. Oggi, invece, le aziende chiedono servizi a maggiore valore aggiunto come, per esempio, il supporto all’internazionalizzazione, la partecipazione alle gare pubbliche di appalto e la concessione di garanzie nel caso si richiedano finanziamenti a banche convenzionate.

Quali le quote di iscrizione?

Non ci sono tariffari standardizzati uguali per tutte le associazioni. Di solito, le organizzazioni che rappresentano piccole realtà imprenditoriali, perlopiù ditte individuali, richiedono una quota di iscrizione annua intorno a 100 euro. Le realtà al servizio delle aziende più strutturate possono chiedere, insieme a una quota di iscrizione che può superare anche 2.000 euro annui, una cifra aggiuntiva quantificata in funzione del numero dei dipendenti o del fatturato.

A cosa dà diritto la quota di iscrizione

Di solito, dà diritto a ricevere pubblicazioni settoriali, partecipare a brevi seminari e ottenere informazioni e consulenze orientative. Tutti gli altri servizi sono a pagamento e, anche in questo caso, i prezzi variano in funzione delle dimensioni dell’impresa. Per la tenuta della contabilità, per esempio, una stessa associazione può richiedere da un minimo di 500 euro l’anno per chi si avvale del regime de minimis, a oltre 2.000 per chi ha la contabilità ordinaria.

Come scegliere l’associazione più adatta alla propria azienda?

Occhio alle dimensioni delle imprese associate: una microimpresa difficilmente potrà riconoscersi in un’associazione che riunisce realtà di dimensioni nettamente maggiori.

› Informatevi con i colleghi: l’associazione mantiene le promesse effettuate?

› Valutate prezzo e tariffe, ma anche l’attività svolta e i servizi erogati a livello locale.

› Prendete parte attiva alla vita associativa e siate propositivi, nel rispetto delle idee altrui: chi partecipa, può trarne dei benefici.

› Chiedetevi che cosa vi aspettate dall’associazione. è l’unico modo, una volta entrati, per agire di conseguenza e non disperdere energie.

Pro e contro dell’associarsi

Associarsi significa sentirsi in gruppo, tutelati, protetti, non soli. Certo non in tutte le associazioni si respira lo stesso clima. Accanto a chi non si è mai iscritto, c’è chi ne ha cambiate diverse prima di trovare quella giusta e chi, dopo vari tentativi, preferisce far da sé. Nessuna, in altre parole, è esente da critiche. Le più accese riguardano veri e propri “clientelismi” che vengono a crearsi in favore di alcuni associati considerati privilegiati, soprattutto si tratta di fruire di opportunità di finanziamento pubblico o di corsi di formazione finanziati. Informatevi bene quindi prima di decidere a quale aderire, e fate una vera e propria indagine sul campo.

 

 

 

Testimonianze

Il mio successo? Lo devo soprattutto all’associazione

«Confrontarsi con gli altri allarga gli orizzonti. E fa sentire che si è in tanti in trincea a combattere contro lo stesso nemico» spiega Gianni Robertelli, amministratore unico di Robertelli Arduino (www.robertelli.com), azienda genovese dedita dal 1952 alla produzione di componenti per ascensori. Non a caso, Robertelli, 52 anni, 10 dipendenti e il 33% della sua produzione destinato ad aziende straniere, è segretario amministrativo di Anica (Associazione nazionale italiana componenti ascensori) e membro del direttivo di Confapi Liguria. «Devo il mio successo anche alle associazioni a cui, negli anni, ho aderito» prosegue. «Prendere parte attiva a un’organizzazione è un’esperienza basilare per ogni imprenditore. A maggior ragione oggi: nel mondo globalizzato, lavorare è sempre più complicato e richiede una competitività crescente. Per restare sul mercato è fondamentale poter contare su consulenti affidabili a costi accessibili. Non solo. Aderire a un’associazione significa anche ottenere informazioni in tempo reale e avere continue opportunità di crescita».

Senior contro junior

«È dura farsi strada in un’associazione. Regna una sorta di diffidenza nei confronti degli ultimi arrivati soprattutto se sono molto giovani» spiega Roberto Gallo Cassarino, Ceo della Dam Spa. «Fin dagli inizi della mia carriera ho avuto la fortuna di fare buoni affari. Spesso ho puntato su un marketing aggressivo e questo è il principale motivo per cui sono stato molto contestato dai colleghi imprenditori più anziani e con maggiore esperienza. Ma una delle caratteristiche per cui la mia azienda è riconosciuta durante i congressi e le fiere del settore dentale è proprio l’utilizzo di immagini accattivanti in pubblicità e di hostess belle e sexy. È vero che in ambito medico questo non è usuale e in campo congressuale è considerato fuori luogo. Ma dietro a ogni professionista c’e sempre l’uomo e il successo di queste iniziative fa eco anche fuori dal settore stesso. Ricordo anche un altro aneddoto: alla prima riunione che partecipai come nuovo associato, si discuteva sul rilancio delle fiere. Proposi di invitare Pippo Baudo ma uno degli associati più anziani cercò subito di mettermi a tacere. «Lo sa che quando sono entrato in Unidi (Unione nazionale industrie dentali italiane) lei aveva ancora i calzoni corti?». Sfacciatamente ho replicato: «Sicuramente è cosi. Per questo sarebbe ora di portare idee nuove. Chi si ferma è perduto. E proprio usando idee nuove che la mia società potrà avere successo alle fiere. Risultato: la sua azienda è stata venduta tre anni dopo perché versava in serie difficoltà, noi continuiamo a crescere».

«Iscrizione recente? Opportunità negate»

Armato di buone intenzioni, ha proposto iniziative capaci di suscitare l’interesse di tutti gli iscritti ma si è sentito “boicottare”. Giacomo Bruno, che da oltre sette anni si occupa di e-book ed è in Italia una delle realtà più rappresentative dell’editoria digitale (www.giacomobruno.it), ha raccontato la sua storia in una lettera aperta a Marco Polillo, presidente dell’Associazione italiana editori (Aie). «In occasione della Fiera del libro di Roma Più Libri Più Liberi (5-8 dicembre) ho organizzato una tavola rotonda dal titolo “L’editoria digitale incontra l’editoria cartacea” , coinvolgendo i più importanti esponenti dell’editoria in Italia. Ma, dopo qualche giorno, mi è stato detto che l’Aie stava organizzando un evento simile e pertanto il nostro programma non poteva essere approvato. Ho atteso allora l’invito formale a partecipare, ma l’invito non è mai arrivato. L’associazione organizza un evento su un settore di cui sono un protagonista e mi esclude? In che modo allora tutela i più piccoli e giovani editori? Ho scritto una lettera aperta al presidente. Il motivo di questo comportamento, mi è stato poi spiegato dai referenti dell’Aie, è dovuto alla mia recente iscrizione. E aggiungono che avremmo dovuto conoscere meglio l’associazione e soprattutto le sue dinamiche interne prima di organizzare iniziative in autonomia».

Lucia Botta, Millionaire 1/2010

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