Oddio, mi hanno clonato la carta

Di
Redazione Millionaire
26 Agosto 2012

Acquisti on line, ecco come mettersi al riparo dai rischi

La differenza, a volte, sta in un lucchetto: quello piccolino che si vede in fondo a destra nella pagina web. Chi non lo vede mentre fa acquisti in Internet dovrebbe subito chiudere e lasciar perdere, e se ha già inserito il codice Pin, magari bloccare la carta di credito. Perché la differenza tra essere “clonati” oppure no, cioè aver subito il furto di numeri e codici segreti, può stare tutta lì.

Altro particolare indispensabile è la sigla https anziché la solita http nell’indirizzo Url: certifica infatti la sicurezza del sito. Purtroppo le persone non sono informate: usano in casa la connessione Wi-Fi senza sapere che devono proteggerla con una password. Oppure non usano un antivirus nel Pc dal quale si connettono per l’Internet banking

aggiunge Walter Bruschi, amministratore delegato di Cpp Italia (www.cppitalia.it), società attiva nella protezione di carte di credito.

Il rischio è altissimo e riguarda un quarto dei possessori. Vero però che i casi di clonazione sono stabili. Innanzitutto perché è diminuito il numero di carte di credito in circolazione. E poi perché la tecnologia del microchip, utilizzata ora dai circuiti, è più sicura rispetto a quella con semplice banda di carbonio

conferma Fabio Picciolini, segretario nazionale dell’associazione consumatori Adiconsum (www.adiconsum.it). Il ricorso a sms di avviso sui movimenti eseguiti e la possibilità di archiviazione elettronica delle operazioni, da cui evidenziare comportamenti anomali, hanno poi semplificato la vita dei consumatori.

Il problema comunque rimane: secondo un’indagine Crif (www.crif.com), azienda di gestione sistemi informazioni creditizie, ogni giorno in Italia si verificano 60 tentativi di frode.

Lombardia, Campania, Lazio e Sicilia le regioni dove si verificano la maggior parte dei casi.

Le richieste di soccorso che riceviamo per la clonazione delle carte riguarda circa il 2% del totale

attesta Bruschi.

Ma cosa fare quando si scoprono pagamenti truffaldini? Il primo passo è il blocco della carta, telefonando ai numeri di servizio dell’istituto emittente, banca o società finanziaria che sia. È consigliabile avere questi riferimenti sempre a portata di mano.

Inoltre va trascritto il codice del blocco e l’ora in cui si è eseguita l’operazione

avverte Picciolini. Va da sé che prima si blocca la carta, meglio è.

Qualcuno si accorge della clonazione solo quando riceve il rendiconto mensile: si ha tempo fino a 60 giorni dal ricevimento per inviare un reclamo scritto, con allegata la denuncia fatta presso la Polizia. Dopo il blocco infatti è necessario denunciare l’accaduto presso le Forze dell’ordine, avendo cura di farsi rilasciare una copia della dichiarazione fatta. Questo documento andrà presentato all’istituto emittente della carta per il risarcimento dell’importo sottratto: la comunicazione va inviata con raccomandata A/R. È a questo punto che per molti iniziano i guai.

In Italia l’onere della prova spetta al consumatore: si tratta di provare che la carta è stata conservata con la dovuta diligenza. Ma come dimostrare che si è fatto di tutto per garantire la massima sicurezza? Da sottolineare poi che molti perdono di vista la carta, per esempio lasciandola al cameriere del ristorante

osserva Picciolini. Provare la propria innocenza non è sempre facile. C’è poi il problema del rilascio di una carta sostitutiva.

Tra i nostri servizi, c’è il sollecito presso gli istituti di credito per l’emissione di una tessera provvisoria
sottolinea Bruschi. Per tutti vale sempre seguire, a priori, qualche accortezza, in modo da evitare brutte sorprese.

C’è ancora qualcuno che risponde alle e-mail truffaldine che chiedono numeri e codici: e non considera che nessuna banca invia mai, per nessun motivo, richieste di questo genere. Da questo ci rendiamo conto che ci sarebbe bisogno di una maggiore informazione. In Inghilterra, dove il Governo ha compiuto diverse campagne pubbliche di sensibilizzazione, le carte sono più usate: perché un uso corretto è anche sicuro

conclude Bruschi.

Previeni la truffa

› Attenti a… Fare sempre attenzione a dove si usa la carta e si trasmettono quindi i propri dati: siti non conosciuti, ristoranti dove non è possibile seguire di persona la “strisciata”.

Non buttare nulla. Mai gettare le ricevute in cestini pubblici, a disposizione di malintenzionati. Gli estratti conto della banca vanno sempre letti e controllati con attenzione. Prima di cestinarli, meglio stracciarli in modo che sia impossibile sottrarne estremi e informazioni.

› Controlla il conto corrente. Meglio eseguire controlli frequenti dei movimenti del conto corrente.

Non rispondere alle e-mail. Non rispondere mai alle e-mail che chiedono informazioni, codici, numeri di carta e conto corrente e soprattutto non cliccare i link che vi sono contenuti e non aprire gli allegati che accompagnano la missiva.

Sms sospetto. Attenzione ai numeri di emergenza ricevuti via sms per il blocco della carta: possono riferirsi a call center fasulli organizzati per scoprire i dati della carta. Diffidare di questionari che chiedono informazioni personali su consumi, abitudini e hobby.

Acquisti sicuri. Privilegiate i siti che usano standard di sicurezza internazionali come Tls (Transport layer security) e Set (Secure electronic transaction) e trasmettono quindi i dati in forma crittografata.

il futuro è qui

Strisciata addio

Presto la “strisciata” sarà fuori uso, sostituita da sistemi più veloci e, si spera, più sicuri. Tra le tecnologie più nuove c’è contactless, che consente il pagamento con la semplice vicinanza a un terminale Pos: quest’ultimo, grazie a un’antenna invisibile, riceve le informazioni senza contatto.

Pagamenti superiori a 25 euro richiedono comunque una firma o un codice Pin. Al momento, in Italia sta usando questo sistema il circuito Mastercard PayPass, quello Visa payWave e American Express. Dagli Usa arriva poi la ricerca di Aite Group (www.aitegroup.com), società di consulenza finanziaria, secondo cui i pagamenti via smartphone vedranno un vero e proprio boom, almeno al di là dell’Oceano, a partire da quest’anno per arrivare, nel 2015, a 157 miliardi di euro (dagli attuali 11). Da Starbucks, catena di caffetterie con oltre 6mila punti vendita, si paga già con iPhone e Blackberry. E c’è già chi si preoccupa della sicurezza. Perché su YouTube sono on line video che spiegano come craccare gli smartphone.

Maria Spezia, Millionaire 3/2011

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