Una piccola startup in Nuova Zelanda, chiamata OpenStar, ha recentemente annunciato di aver compiuto un importante progresso nella fusione nucleare. Fondata nel 2021 dal CEO Ratu Mataira, OpenStar ha sviluppato un innovativo design di reattore che le ha permesso di generare e contenere una nube di plasma a una temperatura di circa 300.000 gradi Celsius per 20 secondi. Questo esperimento rappresenta un primo passo fondamentale nel percorso verso la fusione, una tecnologia che potrebbe rivoluzionare il settore energetico offrendo una fonte pulita e illimitata di energia.
La fusione nucleare si distingue dalla fissione – il processo comunemente usato nelle centrali nucleari tradizionali – poiché non produce scorie radioattive di lunga durata. La fusione funziona facendo scontrare tra loro isotopi di idrogeno all’interno di un plasma surriscaldato, generando enormi quantità di energia. Tuttavia, replicare questo processo sulla Terra richiede di superare sfide tecniche significative, in quanto sono necessarie temperature estremamente elevate per ottenere le reazioni desiderate.
OpenStar ha adottato un approccio unico rispetto alla tecnologia tokamak, che è il design dominante utilizzato in progetti di fusione nucleare come ITER in Francia o il reattore di test JT-60SA in Giappone. Nei tokamak, potenti magneti esterni generano campi magnetici per mantenere il plasma in una camera a forma di ciambella. Tuttavia, OpenStar ha ribaltato questo concetto: invece di usare magneti esterni, ha posizionato un magnete superconduttore ad alta temperatura direttamente all’interno del plasma surriscaldato, mantenendolo sospeso grazie alle sue linee di campo magnetico.
Secondo Mataira, questa configurazione non solo consente di contenere il plasma in una camera sottovuoto, ma potrebbe rendere il processo più semplice da scalare e commercializzare rispetto al tradizionale design tokamak. In particolare, il reattore di OpenStar può funzionare per circa 80 minuti prima che sia necessario ricaricare le batterie che alimentano il magnete levitante, un risultato promettente che suggerisce un funzionamento prolungato del dispositivo.
Questa innovazione ha attirato l’attenzione di esperti nel campo della fusione nucleare, inclusi ricercatori del MIT, che hanno condotto esperimenti simili e riconoscono il potenziale del design levitante. Dennis Whyte, professore al MIT e co-fondatore della compagnia statunitense Commonwealth Fusion Systems, ha lodato il lavoro di OpenStar, sottolineando come questa tecnologia rappresenti un’opzione entusiasmante all’interno del panorama delle soluzioni per la fusione nucleare.
OpenStar è stata finora finanziata da investitori neozelandesi, e l’azienda mira a raccogliere ulteriori fondi con un round di finanziamento di serie A entro il primo trimestre del 2025. Mataira ha dichiarato che la compagnia necessiterà di un investimento complessivo tra 500 milioni e 1 miliardo di dollari per affrontare tutti i rischi tecnici e portare la tecnologia alla piena maturità commerciale.
In Nuova Zelanda, la legislazione prevede una zona libera dal nucleare dal 1987, ma la ricerca di OpenStar rispetta le normative locali sulla sicurezza da radiazioni e non comporta la generazione di scorie nucleari pericolose. Mataira si è detto ottimista riguardo alla possibilità che l’opinione pubblica possa accettare questa distinzione tra fissione nucleare, che produce rifiuti radioattivi, e fusione, che invece risulta priva di scorie di questo tipo.
OpenStar ha stimato che la fusione nucleare potrebbe diventare una tecnologia commerciale entro sei anni. Mataira ha spiegato che l’entusiasmo della startup verso la fusione deriva dal suo potenziale di contribuire alla decarbonizzazione del settore energetico, una sfida cruciale data l’urgenza di ridurre le emissioni globali.
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