100 anni e non sentirli: Lego il mattoncino si rinnova

Di
Redazione Millionaire
29 Marzo 2016

Cento anni e non sentirli. I Lego, i mattoncini più celebri della storia hanno raggiunto il secolo di vita, ma non hanno perso la voglia di stupire. In questi giorni è apparso il nuovo trailer del film Lego Batman (puoi guardarlo qui). Andrà sugli schermi nel 2017 per bissare il successo del primo lungometraggio The Lego Movie, campione di incassi, solo in America 200 milioni di dollari.

E i risultati della multinazionale dei giocattoli sono stupefacenti: nel 2015 i ricavi a 35,8 miliardi di corone (pari a 4,8 miliardi di euro, in crescita del 19% sul 2014) e l’utile netto è stato di 9,2 miliardi di corone (1,23 miliardi di euro, +31%).

E pensare che il mattoncino ideato dalla mente di  Ole Kirk Christiansen, il fondatore dei Lego, nato nel 1891 in una famiglia povera e numerosa, nel villaggio di Sønder Omme, in Danimarca. Qui raccontiamo la sua storia.

Gli inizi pieni di sventure

Inizia a lavorare come carpentiere giovanissimo. A vent’anni fugge in Germania e Norvegia. Conosce la moglie e mette da parte un gruzzoletto con il quale torna in Danimarca e apre la sua bottega di falegname a Billund, nei pressi del suo villaggio natale che oggi ne è una frazione. È il 1916 e da allora la sua azienda non si è mai più spostata. Nel 1924 il primo incendio, causato da trucioli in legno, manda in rovina il negozio. Ma il danno non ferma il futuro imprenditore che ricostruisce il laboratorio, ampliandolo e comincia a produrre oltre che mobili anche giocattoli in legno.

Poi arriva la Grande Depressione del 1929, nessuno ha più i soldi, nessuno ordina più mobili per la casa. Ma Ole ha una famiglia da sfamare. E’ durante quel periodo, dopo essersi consultato con l’Associazione nazionale danese per il lavoro, che avvia una produzione di giocattoli in legno. Ha dalla sua una grande forza d’animo che lo aiuta a superare le difficoltà. Secondo alcuni documenti storici già nel 1932 produce 28 nuovi modelli di giocattoli per bambini. Ma le sventure non accennano a finire. Muore la moglie di parto e il falegname si trova a crescere da solo i suoi cinque figli. Ma, forse anche per la presenza dei piccoli o per la sua testardaggine, si convince che deve puntare tutto sul giocattolo. Il tempo gli darà ragione. Quando nel 1934, Kirk deve cercare il nome per la sua azienda, si ispirerà alla frase danese “leg godt” che significa “gioca bene” e la chiamerà Lego.

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La forza dei lego? Un fondatore testardo

Nel 1942 un secondo incendio, provocato da un corto circuito, distrugge tutto nuovamente. La produzione del giocattolo si interrompe, l’assicurazione non paga, ma lui si rialza. Convince una banca a fargli un prestito e prende uno nuovo stabilimento. E dopo un anno accoglie una catena produttiva e 40 operai.

«La sua caparbietà è stata la prima forza di questa azienda – commenta Camillo Mazzola, oggi direttore marketing LEGO Italia – la seconda  è stata quel mattoncino in legno che se qualcuno avesse conservato si incastrerebbe con quelli prodotti oggi. E sono passati 80 anni». Il passaggio alla plastica, che avviene nel 1947, è la nuova svolta nella storia dell’azienda. Contro il volere dei figli, molto più attenti di lui alle finanze, Christiansen acquista un macchinario da un rappresentante inglese pagandolo il doppio dei profitti dell’anno precedente. Una follia? No, un investimento. Ole Kirk ha sempre visto lontano. Modifica la macchina per produrre mattoncini più morbidi e levigati. L’ispirazione gli arriva da alcuni campioni brevettati da Hilary Harry Fisher Page per la società britannica Kiddicraft.  «I mattoncini potevano essere assemblati fra loro e consentivano di costruire e inventare – racconta  Mazzola – ma non furono subito un successo perché il mercato non apprezzava l’utilizzo della plastica».

L’intuizione del gioco educativo

Ancora una volta è stata la caparbietà di Ole a fare la differenza. Convince il figlio Godtfred Kirk Chistiansen a entrare in azienda per dargli una mano: sarà poi Godfred ad avere l’idea di creare un sistema di gioco.

«L’intuizione fu geniale ed è la forza che vantano i LEGO. Da quel momento è nata la nostra mission che ancora oggi perseguiamo: che è quella di far crescere i costruttori del domani. Con i mattoncini si costruisce qualsiasi cosa seguendo le istruzioni, ma si può anche modificare stimolando la fantasia»  spiega Mazzola.

La strada era disegnata ma Ole non ha potuto assistere alla crescita del suo impero. Deposita il marchio, scritto in maiuscolo, il 28 gennaio 1958 e muore tre mesi dopo, lasciando l’azienda nelle mani del figlio Godtfred. Sotto la sua direzione nasce la divisione Futura che si occupa dello sviluppo creativo. Le vendite vanno bene e aiutano ad affrontare il nuovo incendio del 1960 in cui va in fumo la maggior parte del magazzino di giocattoli in legno. L’azienda conta allora 450 dipendenti. Nel 1963 la svolta è rappresentata dal passaggio dall’acetato di cellulosa alla plastica Abs più stabile che consente di ampliare la produzione. Vengono introdotte le prime confezioni con inclusi i manuali di istruzione. La prima serie di grande successo è Train con tanto di binari e locomotori. Da allora è stato un crescendo con il lancio di linee sempre nuove come il sistema Duplo per i bambini più piccoli.

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Arriva la terza generazione

Quando nel 1979 Kjeld Kirk Kristiansen, figlio di Godtfred, entra in azienda, la LEGO conta oltre 900 dipendenti. Con sé porta la paura di non sfondare e di essere considerato solo figlio di… Ma a lui che ha fatto la sua gavetta sul campo e ha una formazione aziendale che il padre non aveva, si deve la creazione di nuovi stabilimenti di produzione e di dipartimenti di ricerca e sviluppo.

Oggi è considerato da Forbes il cittadino danese con il patrimonio più grande e uno degli uomini più ricchi al mondo (13,4 bilioni di dollari americani). Sotto la sua guida nascono nuove linee e soprattutto, nel 1978, prende il via la seconda innovazione dopo quella mattoncino: i mini personaggi, o minifig, con braccia e gambe orientabili e in grado di reggere utensili. Sotto la nuova direzione si va sempre più verso la definizione dell’aspetto educativo dei mattoncini. Nasce la divisione LEGO Dacta, che ha l’obiettivo di espandere le potenzialità educative del gioco e  le diverse linee si sviluppano coinvolgendo sempre più giovani di tutto il mondo.  Nel 1988 si svolge il primo campionato mondiale di costruttori LEGO a Billund: partecipano 38 ragazzi provenienti da 17 Paesi diversi.

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Il 2000, e il crollo economico

Negli anni Novanta l’azienda di Christiansen è una delle dieci maggiori aziende di giocattoli al mondo e l’unica europea in classifica. Oggi occupa il terzo posto nella classifica mondiale. Nel 1992 entra nel Guinness dei primati con un castello composto da 400mila mattoncini e una ferrovia lunga 545 metri con tre locomotive. Nel 1994, la Lego si era accaparrata l’80% del mercato americano dei giochi da costruzione, ma già da un anno Kirk è ammalato e fuori dai giochi. La direzione dell’azienda passa a un gruppo di lavoro eterogeneo, senza una leadership. Intanto il giocattolo tradizionale veniva attaccato da quelli digitali, la Nintendo lancia la console Game boy.

Con il 2000 le difficoltà economiche e un nuovo momento di crisi piegano l’azienda. Lego perde di vista la propria idea e punta su un’ampia gamma di prodotti diversi. E nel 2003 si trova sull’orlo del fallimento con un deficit di 188 milioni di euro.

«Perdite di questo tipo ci hanno costretti a rivedere il nostro business – dichiara a Forbes Paul Plougmann, LEGO chief officer of operations in quel periodo – E’ come se avessimo ricevuto un secchio di acqua fredda sul viso che ci ha obbligati ad aprire gli occhi e capire cosa siamo bravi a fare e cosa invece non facciamo bene».  Kjeld Kirk Kristiansen torna al comando e interviene con una serie di provvedimenti volti a ridurre i costi. Tra questi anche la riduzione dei dipendenti. Nel 2004 lascerà l’azienda, mantenendone la proprietà. A lui succede Jørgen Vig Knudstorp, l’attuale ceo.

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Mai strafare

«Il nostro errore, allora, è stato di occuparci di troppe cose» precisa Mazzola. «Attività di ogni genere hanno distolto l’attenzione dal prodotto che era la nostra vera e grande forza. Ne siamo usciti concentrandoci sui mattoncini. È stato un momento difficile ma che ci ha insegnato molto: mai strafare se si ha una carta vincente. Grazie a quel momento possiamo affrontare anche la crisi economica attuale. La nostra forza è sicuramente un prodotto anti crisi: i mattoncini non si rompono e non durano poco. Sono più cool e invitanti dei videogiochi e consentono di sognare ancora prima di mettere mano alla nuova costruzione – conclude Mazzolla

La lezione di Godfred

  • Trova l’idea giusta e crea il giusto concetto di business.
  • Accontentati, ma mai del tutto. Cosi continui a creare.
  • Distanziati dalla concorrenza, ampliando l’idea.
  • Trova i collaboratori giusti e dai loro fiducia al 100%.
  • Non prefissarti di essere il più grande, ma il migliore.
  • Assicurati di autofinanziarti e guardati bene dalle manie di grandezza
  • Un imprenditore non ha mai finito, in caso contrario è finito.

Redazione

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