Come realizzare un logo perfetto? Lo abbiamo chiesto a William Raineri, direttore creativo dello studio omonimo e vincitore nel 2006 del titolo di miglior designer italiano.
Ecco le sue sette regole.
1. Originale
«Chi propone un’idea fuori dal coro diventa indimenticabile» consiglia Raineri. Sbagli chi si allontana dalla semplicità: più complicata l’immagine, più difficile memorizzarla. Meglio sbarazzarsi di ciò che non è necessario: secondo Tanner Christensen, noto designer, il logo deve essere inscrivibile all’interno di una forma definita (quadrato, triangolo…).
2. Riproducibile
Il ricorso a effetti grafici (sfumature di colore, colpi di luce) rende poco praticabile l’uso del logo in tutte le circostanze, che spaziano dall’intestazione su carta da lettera e quella sui biglietti da visita fino alla stampa su oggetti diversissimi e magari molto piccoli (chiavette Usb, penne e altri gadget che si prestano a essere regalati ai clienti. «A volte si cerca di stupire il pubblico, ma questa non è la strategia giusta per ottenere il massimo ritorno».
3. Evergreen
Attenzione alle mode: una volta sbiadite, appesantiscono i loghi con una patina polverosa e influenzano i consumatori in modo negativo. Non a caso le aziende più longeve spesso li rimaneggiano per sbarazzarsi delle scelte sbagliate fatte in passato e riposizionarsi in linea con le aspettative del mercato.
4. Chiaro
«Magari l’azienda si chiama Toro e quindi l’animale ne è il simbolo più logico. Ma il disegno scelto lo identifica a colpo d’occhio oppure no? E ancora: lo si potrà confondere con un bufalo?» annota Raineri, che progetta sempre in bianco e nero per ancorarsi quanto più possibile alla comprensibilità.
5. Suggestivo
Il logo deve suggerire il mondo in cui l’azienda opera e suggerire al cliente le sensazioni che ne fanno parte. Per esempio, se si produce succo d’arancia una piccola gocciolina che scende dal frutto tagliato a metà riuscirà a evocare l’idea di sapore, abbondanza, desiderio.
6. Coerente
Esistono aziende che propongono tanti prodotti diversi. «In questo caso il logo deve essere capace di diventare un ombrello che copre tutti i settori in modo congruo rispetto ai tanti consumatori a cui si rivolge» evidenzia Raineri.
7. Positivo allo “stress est”
«Come verificare se il logo progettato è “pulito”, ben riconoscibile anche quando è fotocopiato oppure ben visibile anche se riprodotto su scala più piccola? Procede con lo “stress test”. Si disegna, si stropiccia il foglio e poi lo si fotocopia. Quindi si riprende la copia, la si stropiccia e la si rifotocopia, riducendo l’immagine a un decimo. Se il logo è ancora riconoscibile, allora il progetto è quello giusto» conclude Raineri.
INFO: http://www.raineridesign.com/
Redazione
(Fonte foto immagine in evidenza utente Flickr Annie Mole, https://www.flickr.com/photos/21309047@N00/with/66379166)