Fenomeno MANGA

Di
Redazione Millionaire
1 Agosto 2012

Lady Oscar, Goldrake, LUPIN III, Slam Dunk, Berserk. Il fumetto giapponese spopola anche in Italia. E genera business

In Giappone annoverano migliaia di appassionati, che ogni anno investono circa sei milioni di euro nel loro hobby preferito. Ma anche in Italia i manga, fumetti giapponesi presentati sulle reti Rai da fine anni ’70, sono sempre più popolari: ogni mese vengono pubblicati circa 60 titoli, distribuiti sia in negozi specializzati sia in edicola. La programmazione televisiva è presente anche nei canali satellitari a pagamento, crescono inoltre le iniziative in tema come feste, fiere e «cosplay», cioè il gusto di abbigliarsi come gli eroi preferiti. Insomma, la schiera degli «otaku» (in giapponese, pur con significato negativo, «appassionato cronico») è sempre più numerosa. Il merchandising si sviluppa di pari passo, proponendo su Internet poster e libri illustrati, Cd musicali con le colonne sonore dei film d’animazione e modellini (di personaggi oppure di aerei, robot, prezzi da 4 a 100 euro), figurine e Dvd. «I fan sono circa un milione, ma non tutti sono consumatori abituali: i veri appassionati sono circa diecimila, per la maggior parte ragazzi di età compresa tra i 10 e i 20 anni, disposti a spendere 80 euro al mese per acquistare fumetti oppure 150 per i Dvd. Ci sono poi bambini sotto i dieci anni, accanto a trentenni e addirittura a over 50 che non si perdono una puntata delle serie televisive. Un pubblico molto vario, presente in tutta Italia soprattutto da quando i fumetti sono distribuiti anche in edicola» spiega Silvia Rebez, responsabile adattamento testi per la società Yamato (www.yamatovideo.com), che produce la versione italiana di fumetti e video originali ed è titolare di un negozio specializzato. «L’attenzione al merchandising fa parte delle logiche di mercato del fumetto giapponese, che nonostante le tirature molto più elevate rispetto a quelle italiane (anche superiori al milione di copie), riesce a far quadrare i conti proprio con la gadgettistica».

Per capire la portata del fenomeno, è utile sapere che in Giappone i manga (da «man», «buffo, strano» e «ga», «disegno») sono considerati una vera e propria arte, alla stregua di letteratura e cinema. A seconda del target di riferimento, si dividono in quattro tipi. Accanto ai shonen, che si rivolgono al pubblico più giovane e sono spesso incentrati su sport e fantascienza, e ai shojo, destinati al target femminile, sono richiestissimi anche gli shonen ai, dedicati a vicende di amori omosessuali e gli hentai, apertamente erotici e suddivisi in più categorie. «Quest’ultimo, molto diffuso in Giappone, è da noi poco popolare. La fortuna italiana dei manga è ancora molto vincolata alla televisione, che registra sempre ascolti elevati» prosegue Davide Castellazzi, consulente editoriale e autore di libri di settore. Ma perché i manga piacciono? «A parte la moda per tutto ciò che è orientale, le creazioni nipponiche sono più varie rispetto alle nostre, con avventure in cui si parla contemporaneamente di sport, horror, sentimenti… Inoltre la maggior parte delle trame manga sono molto realistiche e propongono personaggi adolescenti, ideali per creare un legame emotivo forte con i lettori. Facile quindi capire il fenomeno del cosplay, che induce i più appassionati a realizzare vestiti simili a quelli indossati dai protagonisti dei fumetti: un trend che in Italia è in espansione. Nelle principali fiere italiane se ne vedono parecchi: i loro costumi sono così accurati nei dettagli da vincere addirittura i concorsi che si svolgono in Giappone» risponde Castellazzi.

Ma il gusto per i manga è dovuto anche alle sue particolarità stilistiche, che non si limitano agli occhi grandi e ai capelli vaporosi dei personaggi. L’impaginazione del fumetto infatti parte dall’ultima pagina dell’album per arrivare alla prima, mentre la struttura della pagina, che si muove da destra verso sinistra, non è ingabbiata in riquadri ma segue un flusso più libero. Le storie poi possono essere interrotte da episodi fuori tema oppure da colonnine di testo in cui gli autori dei fumetti si rivolgono direttamente al pubblico per lanciare messaggi del tutto estranei al contesto. «In questo modo gli autori creano un forte legame con i lettori, che si sentono attirati anche da storie in cui i sentimenti (amore, lealtà, dolore) sono spesso predominanti» sottolinea Rebez.

La varietà dei generi è rispecchiata dai titoli già diventati “classici” tra gli appassionati, che spaziano dalle avventure contemporanee del ladro gentiluomo Lupin III alle vicissitudini dell’eroina settecentesca Lady Oscar, fino alle imprese del robot gigante Goldrake e quelle strappalacrime dell’orfanella Candy Candy, pubblicate in tutta Europa (soprattutto in Francia, Danimarca e Germania), in aggiunta agli Stati Uniti. «Col passare del tempo si allunga la lista dei titoli apprezzati: tra i più recenti, il giocatore di pallacanestro Slam Dunk e il medioevale Berserk. Alle fiere, dove il merchandising e le novità sono più accessibili, gli appassionati spendono anche 500 euro: addirittura più di me, che acquisto materiale per lavoro» conclude Castellazzi.

Maria Spezia Millionaire 04/2006

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