Come gestire un’azienda? Chiedilo a un vigile

Di
Redazione Millionaire
15 Novembre 2012

Oggi riprendiamo il ciclo di 4 articoli della linea “Insegnamenti dalla biodiversità”, in cui vengono spiegate delle lezioni di vita importanti, apprese da maestri di management e imprenditoria, che lo sono pur senza saperlo.

Nella prima puntata, abbiamo parlato di come imparare a guidare l’auto possa aiutarci a condurre un’impresa (per approfondire, leggi qui), nella seconda, di come il rapporto dei contadini con la terra sia sinonimo di cambiamento (se vuoi leggere l’articolo, vai a questo link). Oggi parleremo di come gestire le situazioni complesse che la vita o il lavoro ci mettono donanzi.

Cosa implica il controllo

Spesso si confonde il management con il controllo. Gestire una situazione equivale, nell’interpretazione di molti, a controllarla. Vale a dire che normalmente per gestire qualcosa, tendiamo a osservarne ogni singola variazione e interveniamo per reindirizzare quel microcambiamento nella direzione che preferiamo.

Peccato che la parola “controllo” derivi dal latino “contra rotulum”, ovvero contro il rotolamento; controllare quindi significa ostacolare un rotolamento, un progredire. In altre parole, gestire una situazione o un gruppo di persone diventa sinonimo di rallentarne l’evoluzione. Quindi, insito nel concetto di management c’è anche quello di cambiamento.

Gestire situazioni statiche è più semplice che gestire situazioni in caotico cambiamento. E mentre le prime si possono controllare, con le seconde è impossibile; ecco perché gestirle diviene pressoché inutile.

Immaginate, ad esempio, di controllare 3 palline che rotolano su un piano inclinato provando a rallentare ciascuna di esse. Poi, provate a immaginare di controllare 50 palline che rotolano sullo stesso piano: rallentare ciascuna di esse con le mani è pressocchè impossibile.

Poiché vogliamo imparare dai migliori, ovvero da chi ha a che fare con le situazioni più difficili, chiediamoci chi possiamo osservare per imparare l’arte del management.

Perché non un vigile alle prese con un incrocio stradale ?

Questa è l’esperienza descritta nell’e-book “Il management caotico”, che anzi è un q-book, essendo un libro della serie “Qhaosing, l’arte del management creativo”.

Vediamo insieme di cosa si tratta.

La storia

Immaginate di essere, insieme al protagonista della storia, Manny, alle prese con un caotico incrocio stradale e non sapete da che parte cominciare.

Flussi di centinaia di persone che provengono da tutte le parti e pochi strumenti a disposizione di un improvvisato vigile: come per esempio un semaforo, o un telecomando. Manny ce la mette tutta ma nessuno strumento sarà mai sufficiente a dominare la complessità dell’incrocio se non lo si osserva adeguatamente.

Per questo, le tecniche di management classiche non sono di aiuto a Manny: la situazione da gestire non è solo “complicata”, è “complessa” e la differenza è sostanziale. Una cosa complicata può essere sempre compresa, ci si potrà mettere più o meno tempo, a seconda delle capacità e dell’esperienza di chi ci si cimenta; una cosa complessa, invece, potrebbe non essere mai compresa fino in fondo, anche avendo a disposizione un tempo infinito. A meno che non si osservino le leggi che derivano dalla teoria della complessità.

1. Un solo uomo autoritario non riesce a mantenere il controllo di un sistema complesso

Non illudiamoci di voler imporre le nostre convinzioni, giuste o sbagliate che siano. L’imposizione può assicurare risultati nel brevissimo termine ma, alla lunga, il sistema complesso si ritorcerà contro di noi.

Ad esempio: imporre ad un bambino di restare in stanza per fare i compiti può consentire di ottenere il risultato di breve termine di farlo restare chiuso in stanza; di certo non gli assicurerà di avere un buon voto all’interrogazione del giorno dopo.

2. Le regole per gestire la complessità non vengono spontaneamente seguite

Infatti, non ha senso in questo caso parlare di regole. Sono delle leggi universali, che si basano sui concetti altrettanto universali di adattamento ed evoluzione. La complessità va ascoltata, assecondata e dominata adattandocisi.

Nel caso dei compiti del bambino, se creassimo la regola: devi fare i compiti, avremmo bisogno di un guardiano (noi stessi di solito) per farla rispettare. Se invece gli parlassimo, inducendolo a considerare l’azione di fare i compiti come qualcosa di “figo” di cui potrebbe andar fiero con gli amici il giorno dopo, forse qualche risultato in più arriverebbe.

3. Anche poche semplici regole hanno bisogno di tanti uomini che le facciano rispettare

È il piccolo inconveniente delle regole: nel momento in cui vengono create, si deve chiedere a qualcuno di farle rispettare. Per questo, il management della complessità attraverso l’ascolto e l’adattamento evolutivo senza la creazione di regole è una via brillante per influenzare situazioni complesse.

Ascoltare significa, nel nostro esempio, conoscere le leve motivazionali del bambino. Se è tifoso di una squadra di calcio, perché non indurlo ad associare la conclusione dei compiti alla realizzazione di un goal? Se ama disegnare, perché non suggerirgli di schematizzare i concetti che sta studiando in forma grafica?

 

Solo osservando le leggi della complessità, Manny riuscirà a dominare situazioni come quella dell’incrocio stradale e, seguendone gli insegnamenti, riuscirà ad assecondare le sfide che via via gli si presenteranno nella vita professionale e non.

 

Raffaele Loscialpo

Raffaele Larry Loscialpo è autore de “I piccoli passi di un grande consulente, nuove strategie d’azione” (Ed. F.Angeli 2003), “Qhaosing – l’arte del management creativo” (Ed. Lulu 2011). Ha fondato Qhaosing®, cloud community sul cambiamento individuale, di gruppo e sociale e su Facebook “Italiani che si fanno da soli”, per la valorizzazione dello spirito imprenditoriale. Oggi dirige il Customer Service di una grande multinazionale americana nel settore Health Care.

 (Fonte Foto: Utente Flickr Bfishadow)

 

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