Contadini innovatori coltivano senza terra e con poca acqua

Di
Redazione Millionaire
9 Giugno 2015

C’è chi usa i pesci per coltivare pomodori, chi ha inventato una serra galleggiante per produrre ortaggi sull’acqua e con l’energia del sole. E chi ancora ha creato un sistema hi-tech per far crescere piante in un metro cubo di spazio. Sono alcune delle storie di giovani che stanno creando ideando nuovi modi per risolvere due problemi enormi: la scarsità di terre da mettere a coltura e la necessità di ridurre lo spreco di acqua nell’agricoltura…

Fabio Monteleone, ha 22 anni, milanese. Iscritto al terzo anno di Architettura al Politecnico di Milano, è da sempre appassionato di agricoltura. Facendo ricerche sul Web si imbatte in un nuovo tipo di coltivazione: l’aeroponica, un sistema di sviluppo di piante in serra senza l’utilizzo di terra, dove le piante crescono grazie a sistemi di nebulizzazione dell’acqua con fertilizzanti minerali: «Scopro che così si riduce del 90% l’uso di acqua, e raddoppia la produzione rispetto alla coltivazione tradizionale» spiega Fabio a Millionaire. Insieme a due amici (Luca e Andrea) si inventa un sistema hi-tech per sfruttare le potenzialità dell’aeroponica: «Ortocubo è un cubo (del volume proprio di un metro cubo) che permette la coltivazione di oltre 60 tipi di piante, tutte quelle che non superano il metro di altezza (peperoni, zucchine, pomodori, melanzane, broccoli, cavolfiori). Il cubo offre info sull’umidità, luminosità, ph, temperatura…). Chi vuole farne uso si collega sul Web e può ricevere questi valori che il sistema modificherà in automatico rispetto alle necessità della pianta. I cubi (detti anche moduli) possono impilarsi l’uno sull’altro e creare un orto verticale» spiega Fabio a Millionaire.

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Fabio Monteleone

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Fabio e i suoi amici realizzano il prototipo e partecipano a diverse fiere per farsi finanziare. Ma senza fortuna. La svolta proprio ieri, al programma Shark Tank (reality che mette in contatto investitori e startup), dove ricevono un finanziamento di 50mila euro: «Con questi soldi perfezioneremo il prototipo e ci prepareremo a metterlo sul mercato. L’idea è di venderlo agli agricoltori o a privati che sono particolarmente sensibili al tema dell’alimentazione. Pensiamo di vendere un singolo modulo sui mille euro. Ma stiamo vagliando anche la possibilità di offrirlo in comodato d’uso». INFO: http://www.ortocubo.bio/

Davide Balbi, 44 anni, imprenditore, ritorna startupper e scommette su una nuova tecnica di coltivazione che usa i pesci per produrre pomodori e non inquinare. Si chiama acquaponica e si serve di vasche con pesci che, esposte al sole, producono fertilizzante naturale in grado di far crescere ogni tipo di ortaggio (pomodori, patate, zucchine…). In modo più rapido, in maggiori quantità e senza inquinare, rispetto ai metodi tradizionali.

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«I batteri convertono l’ammonio della defecazione dei pesci in nitrati, usati come fertilizzante per le colture. L’acqua delle vasche con i pesci viene poi destinata ad altre vasche nelle quali si trovano le piante che la purificano, la filtrano e la rimettono nel circuito, tutto senza fare uso di fertilizzanti, pesticidi, elettricità. Unica energia richiesta la luce del sole» spiega Davide che con la sua idea, Agricoltura 2.0, è tra i vincitori di Alimenta2Talent, concorso per idee di impresa promosso dal comune di Milano. «È nato tutto per caso. Ero in azienda e mi ha telefonato un operatore della Telecom per un cambio di tariffa telefonica. Abbiamo iniziato a parlare e abbiamo scoperto passioni comuni. È stato lui a parlarmi dell’acquaponica, e abbiamo ragionato sulla possibilità di fare un business insieme. Il progetto è stata incubato per sei mesi al Parco tecnologico padano di Lodi: «Abbiamo presentato l’idea al concorso per business agricoli sostenibili. L’ho strutturata insieme a un team di quattro persone (esperti di itticoltura, di autonomia energetica, di finanza…). Oggi stiamo ultimando le fasi per comunicarla al meglio e perfezionare il business plan. Ma siamo già partiti con una prima installazione su un terrazzo a Roma. In futuro ognuno potrà installare un impianto in casa e produrre il cibo di cui ha bisogno. Qualsiasi cosa, ovunque lui sia. Con questo sistema anche chi vive in montagna potrà coltivare frutti esotici come il mango». Il costo di un impianto dipende dalla grandezza. Si va dai 500/1.000 euro per impianti piccoli a prezzi elevati (un impianto di 500mq, dotato di vasche, lampade, tubazioni, pompe per vasche, costa intorno ai 50mila euro): «Chi vuole innovare deve, innanzitutto, saper ascoltare le opinioni degli altri. Collaboratori, clienti, ma anche come nel mio caso gli operatori telefonici che ti chiamano per un’offerta. E poi investire bene, non tanto i propri soldi, quanto il proprio tempo. È il tuo tempo che non ha prezzo». INFO: http://www.mondomigliore.eu/agricoltura

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Davide Balbi

Coltivare sull’acqua è infine l’idea di un team di architetti e agronomi, coordinati da Stefano Mancuso, docente di Fisiologia vegetale all’Università di Firenze. La loro idea si chiama JellyFish Barge e si tratta di una serra galleggiante che, posta su una superficie di acqua, vicino alle coste, fa crescere ortaggi in acqua dolce, distillata tramite l’energia del sole, del vento e delle onde. L’acqua è arricchita con nutrienti e conserva una certa salinità, un sistema che consumata la metà dell’acqua, rispetto alla coltivazione tradizionale, rende le piante più nutrienti: «La fase di ricerca è stata finanziata dalla Regione Toscana e da una banca: per realizzare il prototipo in legno sono stati investiti circa 250mila euro. L’obiettivo è lanciare una serra sul mercato a circa 1.000 euro al mq. Ogni piattaforma occuperà 80 mq, 50 di superficie coltivabile e ospiterà circa 1.000 piante». spiega Camilla Pandolfi, ricercatrice agronoma, 36 anni. JellyfishBarge è stata finalista all’Unece Ideas for Change Award, premio delle Nazioni Uniti ai talenti che affrontano sfide ambientali e sociali. INFO: http://www.pnat.net/

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