Diventare LEADER? Un gioco da ragazzi

Di
Redazione Millionaire
22 Agosto 2012

Caccia al tesoro per migliorare le relazioni.  In barca per rafforzare lo spirito di gruppo. E’ l’ultima tendenza della formazione aziendale. Risultati quasi assicurati. A patto di saper stare al gioco…

Imparare a lavorare in gruppo, ispirandosi ai Vichinghi. Diventare un leader giocando a Robin Hood. Rafforzare la propria capacità di problem solving costruendo un arco. L’ultima frontiera della formazione aziendale passa attraverso il gioco. Un modo diverso per motivare, aumentare le vendite e fare business adottato da Marco Donadoni, autore da oltre 20 anni di molti giochi da tavolo, oggi titolare con Matteo Rosa della società di formazione la Premiata Fabbrica di Idee.

In che cosa consiste esattamente il vostro lavoro?

«Organizziamo seminari di formazione di uno o più giorni, creando giochi specifici per l’azienda che ce li commissiona. Prepariamo corsi per trovare la soluzione a un determinato problema aziendale attraverso il gioco».

Che cosa succede, in pratica, durante un corso?

«Immaginiamo che l’obiettivo del nostro committente sia rafforzare lo spirito di gruppo dei suoi dipendenti. Per due giorni, i partecipanti si calano nei panni di un clan di Vichinghi che si raduna per una spedizione. Partono in barca e con sé portano lo scudo, sul quale andranno a incidere segni e simboli della loro vita. Il compito? Mostrare agli altri lo scudo. Ossia, raccontare qualcosa di sé. Poco o tanto non conta. Dirsi qualcosa significa già abbattere un muro, creare alleanze, che lasciano poi un segno anche nella vita di tutti i giorni».

Perché un gioco?

«Perché diverte, insegna, stimola a fare meglio, abbatte le gerarchie. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che quando si apprendono nozioni e competenze divertendosi, difficilmente si dimenticano. Non solo. Il gioco ci spinge a partecipare in prima persona e a confrontarci con gli altri. Sviluppa una sorta di competizione positiva, che ci stimola a fare meglio. E ci sorprende: magari i più bravi al gioco non sono poi i più qualificati sul lavoro».

Quindi, i ruoli non contano?

«Ho visto manager e segretarie, capi e assistenti liberarsi dai vincoli del ruolo, dai pregiudizi e dalle stanchezze che spesso condizionano il nostro modo di valutare e decidere. Ci sono fasi del gioco, così come quelle del lavoro, che richiedono grande impegno. Una delle più difficili è puntare ai propri obiettivi, perseguendo però l’interesse del gruppo. Il gruppo non è il luogo dove mi annullo a favore dell’obiettivo comune. Se io soddisfo i miei desideri e tutti gli altri soddisfano i loro, il gruppo otterrà il massimo risultato. In questo il gioco è molto efficace».

In che modo?

«Nel gioco si riproducono situazioni tipiche della vita aziendale, senza però gli obblighi, le costrizioni, i formalismi della quotidianità. Se dobbiamo accendere un fuoco, tutti possiamo dare un contributo. Chi sbaglia non perde la considerazione degli altri».

In soldoni, che cosa cambia dopo il corso?

«In qualsiasi ambito e in qualunque ruolo lavoriamo, possiamo migliorare le nostre prestazioni professionali di almeno il 10%: il corso dà gli strumenti per farlo. In pratica, questa percentuale si traduce in un guadagno anche economico per l’azienda».

Un corso di formazione basato sul gioco ha solo vantaggi?

«No, ci sono anche limiti. Bisogna crederci fino in fondo e impegnarsi. Un’azienda che commissiona un corso di formazione basato sul gioco corre il rischio di essere fraintesa dai suoi dipendenti. Che potrebbero considerarlo una perdita di tempo o magari sentirsi ridicoli. In caso di fallimento, il rischio di malcontento è maggiore di quando si organizzano noiose lezioni in aula, con un serio professore e 200 slide».

Per saperne di più

Si chiama Premiata Fabbrica di Idee (P.F.I.), la società di formazione fondata da Marco Donadoni e ha già fatto giocare aziende importanti, come Henkel, Telecom, Rai, Finmeccanica. I corsi durano da uno a più giorni e funzionano soprattutto per sviluppare spirito di gruppo, relazioni interne, motivazione alla vendita. I risultati? Secondo la P.F.I., i venditori che hanno partecipato a un corso hanno aumentato le vendite in modo significativo. Chi invece svolge un lavoro più di routine riscopre la creatività. Prezzi: da due a ottomila euro.

INFO: tel. 02 70106739, www.giochiperlaformazione.com

Provato per voi

Io, giornalista Robin Hood

Li chiamano «corsi di formazione». Ma ci fanno giocare a Robin Hood. Ci dividono in squadre, quella dello sceriffo e quella del ladro-gentiluomo, e poi gareggiamo con arco e frecce. A 40 anni, l’età media dei partecipanti a questa esperienza, proviamo un disagio iniziale a comportarci come boy scout. Ma presto lo spirito agonistico prende il sopravvento e si scatenano le dinamiche del gruppo: la solidarietà, l’antagonismo, le paure del confronto…

I docenti-istruttori, dopo averci spiegato come si costruisce un arco (uno vero, da riuscire ad abbattere un cervo!), fanno i notai: sorvegliano la regolarità della gara. E ben presto, vincere (o, almeno, cavarsela con onore) diventa per tutti la cosa più importante.

Poi, finita la gara, senza nemmeno sapere i risultati, ci si comincia a chiedere: che cosa c’entra questa giornata all’aria aperta con la vita in azienda?

La risposta arriva poco prima di andare via. Seduti intorno a un tavolo, i formatori ci spiegano come ciascuno di noi ha tirato fuori il proprio potenziale nascosto e ha modificato, nel giro di poche ore, la propria capacità di inserirsi nel gruppo e fare squadra. Insomma, quasi come una psicoterapia. Ma molto più divertente!

Giampiero Moncada

Piccoli indizi di grande futuro

Da piccoli sugli alberi, da grandi titolari d’impresa. L’indole dirigenziale emerge già nell’infanzia e la si vede nel gioco. Il bambino che preferisce le arrampicate, guardie e ladri o pirati e indiani, da adulto farà carriera in azienda. E’ quanto emerge da una ricerca sulle “Correlazioni tra attività ludiche nell’infanzia e stile manageriale espresso in età adulta”, realizzata dalla società Human engineering systems. Una curiosità: il segno zodiacale prevalente dei manager è quello dei Pesci!

Eleonora Chioda Millionaire 07-08/2004

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