E io apro una web tv

Di
Redazione Millionaire
8 Agosto 2012

Basta un computer, una telecamera e una connessione a banda larga. Le micro tv on line si stanno trasformando in un fenomeno. A basso costo e alto rendimento

Perché aprire una micro web tv?

«Per informare la comunità locale. Per denunciare. Per raccontare usi e costumi di un territorio. Per promuovere i propri prodotti o una località turistica. Per aggregare delle community, sia quelle che gravitano intorno a una professione sia quelle unite da interessi specifici. Nate senza logiche di business, c’è però già chi si muove con uno specifico intento imprenditoriale».

Quali sono i primi passi da compiere?

«Il primo passo consiste nell’individuare un’identità del canale e del team che ci lavorerà. Ogni contesto territoriale ha le sue esigenze, che vanno messe a fuoco e valorizzate. Poi bisogna creare un dominio. Mentre nel resto del mondo per creare una web tv basta aprire un canale su YouTube, in Italia occorre creare un dominio specifico. Quindi ogni web tv ha un proprio sito».

In pratica che cosa serve?

«Per girare video e filmati basta una telecamera da 8 mm amatoriale o semiprofessionale. Anche un telefonino può andar bene: la qualità delle immagini si abbassa, ma quello che importa è il messaggio che si vuole veicolare. C’è chi utilizza altri strumenti, come le webcam di Sassiland (www.sassiland.com), la web tv di Matera. Poi c’è la fase di post-produzione. Consiste nel montaggio dei video girati. Gli strumenti per farlo sono software che possono essere scaricati gratuitamente da Internet (tra questi Avid e Adobe Premiere Pro). Infine c’è la fase della distribuzione. Anche in questo caso gli strumenti sono disponibili on line, su YouTube e Vimeo. Semplicemente ci si iscrive e si carica il proprio video. Copiando il codice, è possibile inserire il video sulla web tv».

Quanto costa aprire una web tv?

«Grazie all’abbattimento dei costi del digitale è possibile crearne una con un budget di 1.000- 2.000 euro. Ma se si intende superare i limiti dei progetti amatoriali, si può arrivare a investire anche 10mila-15mila euro. Un investimento più elevato può essere dovuto all’acquisto di altre telecamere alla necessità di potenziare il sito o di pagare i propri collaboratori».

È possibile dar vita a una web tv in un’ottica di business?

«Sì. Funzionano soprattutto i canali molto geolocalizzati, oppure quelli che aggregano specifiche community unite da una passione: hobby, sport (soprattutto se di nicchia), tempo libero. Per esempio i canali tematici sulla cucina. È più probabile che questo genere di canali riceva supporto da parte di sponsor stranieri, ma anche che riesca a fidelizzare l’utente. È il caso di Board tv (www.board.tv), dedicata a snowboard, skateboard e surf, che riceve pubblicità da aziende di abbigliamento sportivo. E di Gametribes (vedi box a destra)».

Quali sono le fonti di reddito per una web tv?

«Le inserzioni pubblicitarie, anche se costituiscono allo stato attuale una percentuale modesta sul totale delle web tv in Italia. Le modalità sono diverse: banner, pre-roll e post-roll (minispot che vanno in onda prima o dopo la visione di un video), takeover (un’intera pagina dedicata a uno spot), o brevi spot talvolta realizzati dalla stessa web tv. Una seconda strada è costituita dai fondi pubblici. È bene informarsi su eventuali finanziamenti, europei e non, a sostegno di progetti tecnologici. Molte web tv ne hanno usufruito all’inizio, come Fuori.tv (www.fuori.tv), fondata a Modena da una giovane laureata in Comunicazione. Gli introiti possono arrivare anche da Regioni e Comuni, che spesso appaltano alle web tv locali le riprese delle sedute dei Consigli, come è successo ai ragazzi di Versilia in tv (www.versiliaintv.com). Infine, molte web tv si mantengono producendo contenuti video per conto terzi».

Quali le difficoltà?

«Per i primi due anni bisogna prepararsi a soffrire un po’. I risultati non arrivano subito. Un’altra difficoltà è di tipo tecnologico: non tutte le zone d’Italia sono raggiunte dalla banda larga. Ciò crea problemi nel caricamento dei video».

Quanti accessi raggiungono?

«Prese singolarmente, le micro web tv non ottengono accessi significativi: poche centinaia di utenti unici quotidiani. Ma se dovessero trasmettere a reti unificate, eguaglierebbero gli ascolti dei più grandi network locali generalisti. La chiave del successo sta negli eventi mandati in onda simultaneamente su tutte le micro web tv. Come il compleanno di Rita Levi Montalcini in aprile (www.rita101.tv) o la maratona delle web tv Liberarete (www.liberarete.tv) in luglio».

Possono rappresentare un’occasione di lavoro?

«Sì. Codec tv (www.flashvideo.it/codec), per esempio offre a giovani videomaker la possibilità di effettuare un tirocinio nella sua redazione. Sulla milanese C6 tv (www.c6.tv) chiunque può diventare cronista, realizzando dei servizi. Per non parlare del nuovo filone dei videocurriculum, che possono essere realizzati e pubblicati dai microeditori delle web tv».

Come farsi conoscere?

«La parola d’ordine è viralità. E gli strumenti più capillari sono ancora una volta i social network. Fondamentale aprire una pagina su YouTube, Facebook e Twitter. E caricare i propri video con una certa frequenza, magari commentandoli e inserendo riferimenti al proprio sito. Un altro consiglio è quello di inserire all’interno del sito la possibilità di lasciare la propria e-mail, per creare un contatto “uno a uno” con l’utente. La migliore pubblicità è il passaparola, e oggi il passaparola avviene così».

Testimonianza 1

Quattro amici e una web tv

«Volevamo fare impresa con una web tv e abbiamo scelto il settore dei videogiochi» racconta a Millionaire Michele Biolè, 36 anni, che nel 2005 insieme a un gruppo di ex colleghi, tecnici in un’azienda di software, ha fondato Gametribes, la prima web tv italiana sui videogiochi. Trasmette servizi realizzati alle presentazioni di videogiochi e trailer degli stessi. «Siamo partiti in quarta, dopo aver scoperto che l’utente di videogiochi ha un’età compresa tra 25 e 30 anni, un lavoro e una cultura medio-alta: il target ideale per la pubblicità. Per cercare i primi finanziamenti, abbiamo partecipato a una gara per nuove imprese tecnologiche bandita dal Politecnico di Torino, e l’abbiamo vinta. La prima entrata di 10mila euro ci ha consentito di fondare la società, nella quale abbiamo investito in tutto tra 30mila e 40 mila euro. Poi la ricerca di clienti disposti a investire in pubblicità. Non è stato facile perché il settore era nuovo, ma il primo ha trascinato tutti gli altri. E oggi tra i nostri investitori figurano Hp, Coca-Cola, Red Bull. Ma ora le maggiori entrate arrivano da chi ci chiede di creare un progetto per una web tv. Il nostro fatturato? 300mila euro».

INFO: www.gametribes.tv

Testimonianza 2

Tecno-pastore affitta pecore

«Se non avessi creato SardiniaFarm avrei chiuso con l’attività di pastore». Emilio Concas, 54 anni, di Gergei (Ca), 1 moglie, 4 figli e 100 pecore, ha aperto una web tv. «Nel 2005 abbiamo costruito il sito e iniziato a proporre l’adozione a distanza delle nostre pecore. Poi ci è venuta l’idea di raccontare la nostra vita quotidiana con dei video: la mungitura, la tosatura, la casa di famiglia, ma anche la processione del paese e il territorio circostante». Risultati? «Prima ci pagavano il latte a 55 centesimi al litro, oggi riusciamo a venderlo a 80. Ma a essere aumentato è soprattutto l’interesse intorno alla nostra azienda». La famiglia Concas fa tutto con una telecamera e un computer: ogni volta che a qualcuno viene un’idea, si inizia a girare. Problemi? A Gergei non c’è la banda larga, per caricare un video occorrono ore. Attraverso il sito è possibile adottare una pecora a distanza e riceverne periodicamente il formaggio e manufatti di lana, oltre ad altri prodotti tipici sardi. Prezzo annuo: 390 euro.

INFO: www.sardiniafarm.com

Non solo micro

› Aziendali: web tv come strumento di comunicazione interno alle grandi imprese, che hanno migliaia di dipendenti sparsi in tutta Italia.

› Professionali: aggregano comunità professionali, come architetti (www.archiworld.tv) o consulenti del lavoro (http://webtv.consulentidellavoro.it).

› Universitarie: sostituiscono le bacheche e i giornali universitari la web tv della Bocconi di Milano (www.bocconitv.unibocconi.it), dell’Università di Torino (http://extracampus.unito.it/) o quella che unisce tutte le Università di Roma (www.uniroma.tv).

Vetrine per personaggi famosi: come la web tv lanciata da Simona Ventura (www.simonaventura.tv).

 

Questo articolo è stato realizzato grazie alla collaborazione di:

Giampaolo Colletti. È il maggiore specialista in Italia di web tv. Co-fondatore del primo osservatorio sulle web tv aziendali promosso dall’Università Bocconi. Info: www.altratv.tv. È autore del libro: Tv fai da Web. Storie italiane di micro web tv (Il Sole 24 Ore, 19 euro).

Serena Giannico. Direttore responsabile di Abruzzo Live tv (www.abruzzolive.tv), web tv di informazione locale capace di autofinanziarsi. Vendono i loro servizi alle altre televisioni e producono video per conto terzi.

Millionaire 9/2010

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