Il vero problema delle PMI italiane non sono i margini bassi, ma la gestione finanziaria e operativa
“Il problema sono i margini bassi”, è spesso quello che ci sentiamo dire come consulenti aziendali da tanti imprenditori, non consapevoli di quale sia la reale questione spinosa che fa sì che, i margini bassi, siano poi la prima conseguenza: la gestione finanziaria.
Una recente analisi sugli utenti Linkedin, condotta da Partner d’Impresa in collaborazione con Millionaire, ha rivelato che il 40% degli oltre 1000 intervistati considera i margini bassi il principale problema aziendale. Tuttavia, questa percezione comune nasconde una verità più complessa: il vero ostacolo alla crescita delle imprese risiede in inefficienze operative, sprechi e una gestione finanziaria poco strutturata.
Le tre fasi per la solidità economica
Il percorso verso la stabilità finanziaria di un’azienda si articola in tre passaggi fondamentali: generare utili effettivi, andando oltre il semplice incremento del fatturato e garantendo che i ricavi superino costantemente i costi operativi. Garantire un flusso di cassa positivo, che rappresenti la vera salute economica dell’impresa e infine diversificare gli investimenti, destinando una parte dei profitti ad attività esterne all’impresa per tutelare il patrimonio personale e costruire stabilità futura.
Dati preoccupanti sull’approccio finanziario delle PMI
Un’indagine condotta dal network Partner d’Impresa su oltre 1000 PMI italiane ha evidenziato come il 71,8% degli imprenditori non possieda un patrimonio sufficiente a mantenere il proprio tenore di vita attuale, mentre il 62,5% non ha mai avviato strategie per creare rendite passive. Questi dati mettono in luce una carenza strutturale nella pianificazione economica e nella gestione dei numeri aziendali.
Un imprenditore di successo deve essere un maniaco del controllo dei numeri e delle operazioni interne. Non si tratta solo di delegare ai consulenti, ma di sviluppare un sistema interno capace di monitorare in tempo reale spese, ricavi, margini e prestazioni operative.
Troppo spesso, la colpa viene attribuita al mercato o ai clienti, senza affrontare le inefficienze interne. Processi produttivi poco organizzati, sprechi, scarti elevati e macchinari sottoutilizzati rappresentano zavorre per la crescita aziendale. Ritardi nelle tempistiche, errori operativi e cattiva pianificazione impediscono di generare valore aggiunto. A ciò si aggiungono venditori che si limitano a raccogliere ordini senza contribuire attivamente alla strategia aziendale, focalizzandosi solo sulle provvigioni piuttosto che sul reale beneficio per il cliente e l’azienda. I margini bassi rappresentano il sintomo, non la causa, di una gestione inefficace.
Gestione finanziaria e operativa: una leva strategica per la crescita
Un piano efficace deve includere:
- Monitoraggio continuo di spese, ricavi e prestazioni operative: per individuare inefficienze e agire tempestivamente.
- Ottimizzazione fiscale e strategica: riducendo il carico tributario con strumenti legali e migliorando l’allocazione delle risorse.
- Controllo sull’utilizzo degli asset aziendali, come macchinari e impianti, per garantire che ogni investimento produca un ritorno concreto.
- Ristrutturazione della rete vendita, con un focus sulla consulenza al cliente e non sulla semplice raccolta di ordini.
Domande chiave per un cambiamento reale
Per avviare un cambiamento concreto, ogni imprenditore dovrebbe interrogarsi su questi aspetti:
- Esiste un sistema per monitorare e recuperare i crediti scaduti?
- La produzione è efficiente o ci sono ritardi e scarti che pesano sui costi?
- I macchinari acquistati producono effettivamente reddito?
- I venditori comprendono la strategia aziendale o si limitano a raccogliere ordini?
- La contabilità garantisce che si incassi prima di sostenere nuove spese?
- I prezzi di vendita coprono realmente costi variabili e fissi?