Esportare in Cina: procedure e dazi

Di
Redazione Millionaire
12 Dicembre 2012

La dogana, così come la procedura d’esportazione, può rappresentare un grosso problema per l’imprenditore italiano che desidera investire sul mercato cinese.

Vediamo insieme come superare questo scoglio.

Le procedure

La burocrazia cinese richiede una licenza per ogni singola operazione doganale: se, ad esempio, un’azienda è in possesso di una licenza per importare un determinato prodotto, questa non potrà essere utilizzata per un altro prodotto; verrà, inoltre, verificato l’oggetto sociale dello statuto della società per l’autorizzazione al pagamento estero.

Bisogna poi considerare che in Cina i diversi dipartimenti sono “a tenuta stagna”, non comunicano tra loro e le informazioni non vengono mai fornite in maniera completa ed esaustiva. Le teorie del perché tutto questo accade sono diverse: a partire dal fatto che in Cina la conoscenza è considerata sacra, e quindi non va condivisa, fino all’idea che le lungaggini siano utili per dare tempo agli agenti di espletare le procedure richieste.

Torniamo alle procedure. Consegnati i vari documenti si passa al reparto che calcola il dazio da pagare. Lo scopo di questo passaggio è di verificare che il valore dichiarato in fattura sia attendibile. Successivamente, si riceverà una lista di ulteriori richieste di documentazione.

In ultimo, la dogana potrebbe anche chiedere la fattura originale del produttore all’esportatore del paese d’origine, nel caso in cui non siano la stessa ditta.

Bisogna considerare, poi, che le dogane cinesi sono collegate tra loro in network. Sotto ogni voce doganale, quindi, apparirà all’agente di frontiera il valore medio d’importazione di tutto quel segmento con un semplice click. Nel caso in cui una richiesta d’importazione sia più bassa del valore medio, il doganiere prenderà tutte le precauzioni utili per scoprire la verità. In questa fase ci si può trovare anche di fronte a contrattazioni dirette con un doganiere intenzionato a portare in cassa l’importo massimo possibile.

Con queste premesse, possiamo comprendere come la prima importazione di ogni prodotto in Cina risulti un vero calvario, con incessanti andirivieni agli uffici doganali. L’importante è non mollare: se fornisci le necessarie licenze e tutta la documentazione in regola, hai solo bisogno di resistere finché il doganiere non cede.

Le imposte doganali

Esistono 3 tipi di imposta da corrispondere al momento dell’esportazione dei propri prodotti:

1. Il dazio per l’importazione di merci particolari o protette come vino e caffè;

2. La tassa sull’importazione;

3. L’iva al 17% (per maggiori informazioni sull’imposta, puoi leggere: “Investire in Cina: costituzione società e struttura fiscale”).

Inoltre, bisogna considerare i costi per l’etichettatura, interamente in cinese, delle merci deperibili, da realizzare secondo le analisi eseguite nei laboratori del governo dopo la liberazione delle merci.

Riassumendo

Possiamo quindi riassumere il procedimento doganale in 3 fasi:

1. La documentazione iniziale tradotta (se la merce non è stata spedita direttamente in Cina, essa non è ancora nella disponibilità della dogana);

2. L’approvazione e il transito delle merci dopo il pagamento delle imposte previste;

3. La fase dell’attesa: le merci sono in possesso dell’importatore ma non possono essere vendute, fino alla certificazione delle analisi da parte del dipartimento preposto.

È importante non inviare le merci direttamente in Cina se non sei certo di avere tutte le licenze necessarie.

Esportare in Cina può essere un’opportunità per le imprese italiane, ma bisogna stare attenti a come muoversi: hai trovato utili questi consigli?

Meir Sasson

Meir Sasson Manager della Kingas limited di Hong Kong specializzato nei processi di logistica, importazione, branding e distribuzione in Cina di prodotti europei. Dopo due anni di esperienza a Shanghai ha posto la sua base logistica a Shenzhen Shekou nel 2009 da dove segue lo sviluppo di marchi nostrani. INFO: www.kingas.com

(Autore immagine: spjwebster)

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