Generazione startupper

Di
Redazione Millionaire
24 Agosto 2012

Zero lavoro? E allora me lo invento! Boom di startup tra i 20-30enni, che con coraggio, un’idea e il Web fanno centro

Il lavoro fisso non esiste più? E allora i giovani se lo inventano. Nei primi tre mesi di quest’anno, quelli che hanno aperto un’impresa (19mila) sono stati più di quelli che hanno trovato un lavoro a tempo indeterminato (18mila). E il trend parte da lontano: l’anno scorso, sono state oltre 391mila le nuove imprese, un numero ancora distante dal record del 2010 (oltre 410mila), ma pur sempre con 50mila unità in più rispetto alle cessazioni. Startup motore di crescita. Lo ha capito anche il governo Monti, che ha ideato una nuova forma societaria, la società semplificata a responsabilità limitata, che consente agli under 35 di intraprendere anche solo con un euro di capitale e una burocrazia al minimo.

Se per il capitale basta un euro, ben altro investimento servirà per avviare e far funzionare l’attività. Due notizie, su questo fronte: una buona e una cattiva. La cattiva: le banche hanno i cordoni della borsa sempre più tirati. La buona: si moltiplicano i business angel e i venture capitalist disposti a finanziare un’idea, se convinti che possa funzionare. Ma attenzione: si stima che ai venture capital fund e business angel network raggruppati intorno al VC Hub, il gruppo informale che raccoglie i principali investitori italiani (http://vchub.com), arrivino circa 800-1.000 richieste di finanziamento all’anno. La concorrenza, quindi, è accesa. Per fortuna ci sono altre risorse, come le camere di commercio, gli sportelli impresa e gli incubatori presso le singole università, gli hub. Ma chi ha le idee chiare (e innovative) può proporsi nelle competizioni per startupper.

Tutto merito del Web

A essere più supportati sono quanti intraprendono in aree ad alto contenuto di innovazione, spesso sostenuti anche dalle università di origine

spiega Angelo Pasquarella, amministratore delegato di Projectland.

Ma in quali ambiti operano le startup italiane?

Le imprese web based fanno la parte del leone con il 60%. A queste si aggiunge un ulteriore 25% che si concentra sulle Information and Communication Technologies (ICT)

spiega Alberto Onetti di Fondazione Mind the Bridge.

L’80% degli startupper, prima dell’avvio della propria attività imprenditoriale, ha lavorato in azienda mediamente per sei-sette anni. Nel 33% dei casi, l’ esperienza si è svolta all’estero. Il 21% dei founder è alla sua seconda startup

prosegue Onetti.

E io faccio bootstrapping

Un aspetto cruciale riguarda proprio il reperimento dei finanziamenti. Nel 40% ci si finanzia grazie al bootstrapping (risorse raccolte tra parenti e amici). Il 23% ha trovato finanziamenti da investitori terzi, in prevalenza seed (15%) e in misura più limitata da venture capitalist (4%) e da business angel (4%).

Gli startupper, però, non sono solo giovani. C’è tutta una fascia di manager d’esperienza che, licenziati o insoddisfatti, si reinventano con un’attività in proprio

prosegue Pasquarella.

Ma quali sono i requisiti per intraprendere?

In primo luogo bisogna essere competenti e originali. Poi avere le idee chiare e chiedersi “a chi posso essere utile con la mia impresa?”. Gli ambiti di successo non mancano (energie alternative, arte, servizi agli anziani…), ma ciò che conta è avere una prospettiva. E saper puntare sul capitale umano prima che su quello economico

conclude Pasquarella.

Il segreto per lanciare una startup? Lavorare in gruppo. E un po’ di sana follia

Tim Westergren, fondatore di Pandora, il sito che permette a tutti di farsi una web radio

 

 Storia: Silvio Malvolti

«Ho lavorato 10 anni per dare solo buone notizie»

Silvio Malvolti, 36 anni, appassionato di informatica e da sempre lettore di Millionaire, da ragazzo apre una Partita Iva per lavorare nel settore.

A 25 anni ho lasciato casa, lavoro e affetti e sono andato per mare. Mozzo, marinaio, skipper: ho navigato per più di cinque anni e proprio su una barca ho avuto per la prima volta l’idea di Buone notizie, il sito che dà informazioni positive. Ho rinunciato all’ingaggio per un anno e sono tornato con i piedi sulla terraferma, per realizzare il sito. Mi sono reso subito conto che se volevo realizzare un business, mi servivano competenze in ambito pubblicitario.

Così Silvio accetta un’offerta di lavoro da parte del Sole 24 ore, per una carica commerciale.

È stata un’esperienza di quattro anni, molto formativa, un’ottima scuola. Ho imparato a conoscere il prodotto e a sfidare me stesso.

La svolta arriva quando Silvio partecipa alla business competition Start Cup per la Lombardia.

Era organizzata dai principali poli universitari tra cui la Bocconi. Per scrivere il business plan ho sacrificato le mie vacanze. Alla fine arrivo primo tra i 20 finalisti per la Lombardia, portando a casa 10mila euro. Questo mi candida alla finale nazionale in cui vinco 100mila euro.

Da lì, le cose vanno in fretta: a novembre 2011 Silvio si dimette, a gennaio costituisce la società e a marzo lancia il numero zero di Buone notizie su iPad.

Hanno premiato la semplicità dell’idea. Il premio arriverà solo a giugno, nel frattempo con i miei soci ci siamo autofinanziati con 30mila euro. Previsioni di fatturato sono: 300mila euro il primo anno, 700mila il secondo e un milione il terzo.

INFO: www.buonenotizie.it

3 Consigli agli start upper

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  • Se un’idea è buona lo dice il mercato. Io ci ho provato per 10 anni, senza mai arrendermi, come ho sempre letto su Millionaire.
  • Colma le tue lacune.
  • Capisci quand’è il momento giusto.

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Storia: Barbara Labate

Risparmio super, business alle stelle

Ha 35 anni, è di Messina, conosce sei lingue, ha studiato all’estero ed è appassionata di nuove tecnologie. Barbara Labate ha inventato RisparmioSuper, un motore di ricerca che confronta i prezzi dei prodotti della Gdo.

L’idea mi è venuta quando ero studentessa alla Columbia University di New York: avevo pochi soldi e ancora meno tempo per stanare le offerte.

L’idea trionfa al Plug & Play International Expo 2011 in Silicon Valley ed è tra i vincitori di Mind the Bridge 2010. Ma i soldi Barbara li trova in Italia, nel 2011: 400mila euro da parte di Ingenium provincia di Catania e del venture capitalist LVenture. Così, al sito si aggiunge la App.

Negli Usa c’è un ambiente che ti permette di creare, con tantissimi incubatori, eventi, possibilità di presentare i propri progetti. Ma io volevo tornare in Italia. Ho sviluppato il mio progetto, anche grazie all’incontro con il mio socio esperto di Web, Zion Nahum

spiega. Il servizio piace ai clienti (a oggi quelli registrati sono 200mila). Ora con 400mila euro si può cominciare a pensare in grande.

Ho fatto tanti errori, come non arrivare preparata a un appuntamento importante perdendo così un’opportunità; fare cento cose e non invece focalizzarmi su una sola; volere tutto e subito senza invece curare i dettagli. Lavoro moltissimo, anche 20 ore al giorno, senza stipendio, ferie o garanzie. La prospettiva di buoni guadagni ripaga, ma non è tutto. Quello che conta maggiormente è la soddisfazione di trasformare un’idea in un progetto concreto

conclude Barbara.

INFO: www.risparmiosuper.it

6 Consigli agli start upper

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  • Per farti ascoltare è fondamentale essere preparati
  • Presenta bene il progetto
  • Fai un business plan concreto
  • Impara l’inglese
  • Cerca qualche capacità di autofinanziarti, soprattutto all’inizio
  • Ricordati sempre che i soldi non te li regala nessuno

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Storia: Elena Favilli e Francesca Cavallo

«Come ti invento la rivista su iPad per bambini»

Elena Favilli (29 anni) e Francesca Cavallo (28) si incontrano in una scuola di arte drammatica. Racconta Francesca:

Stava per uscire l’iPad ed Elena aveva iniziato a lavorare sul progetto di un iPad magazine. Avendo visto un bambino a cui facevo da babysitter con in mano un iPhone, ci è venuta l’idea di lavorare insieme al progetto del magazine digitale e di farlo per bambini. Elena lo aveva presentato al Premio Working Capital di Telecom Italia e aveva vinto. A quel punto c’era un capitale di partenza (circa 20mila euro) per provare a farlo davvero.

Ad affiancare le due fondatrici, un art director e un programmatore, arriva una rete di collaboratori estesa in tutto il mondo (India, Spagna, Stati Uniti, Canada, Italia, Giappone, Portogallo) che sono soprattutto illustratori, ma anche musicisti, animatori. A dare la svolta, l’ingresso nel favoloso mondo del venture capital.

È stato un training intenso, che ci ha imposto di imparare in tempi veloci e molto concentrati: business plan, revenue model, costi di acquisizione, metriche… Credevamo nel progetto e quindi non abbiamo mai mollato.

E così arriva l’affermazione nella competizione Mind the Bridge 2011. Ma ora inizia il bello. «Il primo numero di Timbuktu è stato scaricato 20mila volte in cinque mesi, senza neanche un euro di marketing. Il secondo numero ha totalizzato 12mila download in due settimane!». INFO: http://timbuktu.me

Dove competere

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Lucia Ingrosso, Millionaire 04/2012

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