Idee di business: ecco il fast food vegetariano ed etico

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30 Giugno 2014

Un punto di incontro tra il fast food e una cucina salutare, biologica e totalmente vegetale. Questa l’idea di tre trentenni napoletani. O’ Grin a Napoli (in via Mezzocannone) è un locale pensato per i vegetariani e vegani e per i tanti (studenti, impiegati) che vogliono mangiare cibi genuini (della tradizione campana e straniera), anche quando sono “di fretta” tra una pausa in ufficio e all’università:

Ho ripreso il libro delle ricette di mia nonna (pasta con i fagioli, con le patate, le lenticchie), legando questi piatti tradizionali con i classici della cucina vegetariana del Mediterraneo (cuscus, babaganoush, un crema di melanzane originaria del Medio Oriente). Con uno spazio alle invenzioni del momento: come un impasto di pane pizza e seitan o zucchine che, nato per puro caso, è diventato uno dei nostri prodotti di punta» spiega a Millionaire, Imma Dimmeo, 37enne, con un lavoro in passato come contabile.

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Ha aperto il locale insieme a due suoi amici, Luigi Salvio, 33 anni, laureato in scienze motorie e Stefano Manfredo, 32 anni, ex insegnante di yoga. Hanno investito i loro risparmi per una cifra iniziale superiore ai 50mila euro.

Avevamo tutti lavori precari e un impegno in cause sociali e ambientali. Un giorno ci siamo messi a tavolino e abbiamo ragionato su un’idea che potesse essere una sintesi dei nostri percorsi personali. Da quell’incontro è partito tutto».

Si occupano di tutto da soli: cucinano, intrattengono i clienti e gestiscono una pagina Facebook che ha una buona interazione:

Le cose funzionano: stanno accorrendo ragazzi da tutta la Regione. Vegani e vegetariani che hanno trovato un po’ una casa adatta alle loro esigenze. Ma anche persone che sono attratte semplicemente dall’idea di mangiare biologico e sano».

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Vegetariano, ma anche etico: da O’ Grin i contenitori degli alimenti sono biodegradabili e compostabili. L’acqua è gratis. I piatti non hanno un costo superiore ai 3 euro e 50.

Ci riforniamo da agricoltori campani o del basso Lazio. Abbiamo creato una rete di aziende certificate e un rapporto di fiducia con il negoziante della “porta accanto”».

Quale è il principale ostacolo che state incontrando?

Senza dubbio le lungaggini burocratiche. Non c’è comunicazione tra gli Enti che devono concederti le autorizzazioni. Sei in balia degli eventi, affidato a una serie di tecnici che dice ognuno una cosa diversa».

Quali sono gli “ingredienti” che portano al successo un fast food green?

Innanzitutto, la coerenza tra l’idea e l’offerta. Ciò significa una scelta accurata dei fornitori, una linea che mantiene prezzi bassi… Poi una comunicazione spontanea sia offline che online che metta il consumatore al centro dell’attenzione (abbiamo ideato, per esempio, una lavagna all’interno del locale dove ognuno può scrivere una frase e una citazione a tema e offrire agli altri clienti un momento di riflessione). Rispondere a un’esigenza in modo chiaro. Oggi è sempre più avvertito il bisogno di un’alimentazione sana tra i più giovani e i meno giovani. Ci capita spesso di preparare piatti “unici” su richiesta di un singolo cliente. La scelta della location: noi siamo in una zona che è ricca di università e uffici. Infine, lavorare sodo: è un’attività faticosa, ma la soddisfazione a fine giornata è tanta».

INFO: http://www.ogrin.net/web/index.php#project

Giancarlo Donadio

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