Il collasso e il futuro degli NFT nell’arte

Il collasso e il futuro degli NFT nell’arte

Di
Mauro Mattei
24 Gennaio 2024

A partire dal 2020, in un contesto di mercato favorevole e grazie all’afflusso di capitali nei mercati delle criptovalute, si è assistito a un esponenziale incremento di investimenti estesi non solo alle criptovalute tradizionali e agli asset DeFi, ma anche ai nuovi asset come gli NFT. Ma, come è noto, dal picco raggiunto nel 2022, il mercato degli NFT ha registrato un calo del 97% nel volume di scambi settimanali. Numerosi NFT considerati “blue-chip” hanno registrato drastiche riduzioni dei loro prezzi rispetto ai massimi storici. Il fatturato complessivo degli NFT in asta è passato dai 232 milioni di dollari nel 2021 a 13 milioni di dollari. 

Sono passati solo due anni e mezzo da quando Mike Winkelmann, in arte Beeple, ha dato avvio a questo mercato vendendo da Christie’s l’opera The First 5000 Days per la cifra di 69,3 milioni di dollari: il terzo prezzo più alto di sempre per un artista vivente dopo Jeff Koons e David Hockney. Vignesh Sundaresan, proprietario di Metapurse (il più importante fondo specializzato in arte digitale), dopo essersi aggiudicato l’opera al tempo ebbe a dichiarare: «Sono proprietario di un’opera che ha fatto la storia, destinata a valere presto un miliardo”.

Ecco, le cose non sono andate esattamente così. 

 

Il collasso e il futuro degli NFT nell’arte

 

Se si considerano i più iconici NFT, si pensi che i Bored Ape da 470 mila dollari sono scesi a circa 50 mila, un calo dell’89%. I lavori della nota collezione CryptoPunks creati da Larva Labs vengono venduti per circa 70 mila dollari, ma solo un anno fa potevano superare i 300 mila dollari.

Questa situazione sembra dare ragione a chi non aveva molta fiducia negli NFT considerandoli solo una bolla speculativa destinata a sgonfiarsi rapidamente. Il mercato dell’arte NFT è stato coinvolto in uno dei più clamorosi flop della sua storia. Le cause sembrano essere molte, fra queste l’enorme equivoco di aver considerato un sistema tecnologico come un movimento artistico. Astute pratiche di marketing e un’abile speculazione, che ha poco a che fare con l’arte stessa e con l’innovazione artistica in senso proprio, hanno creato un fenomeno che è ben lontano dal rappresentare nuovo movimento estetico. Certamente ha anche influito il legame fra gli NFT e l’andamento delle criptovalute: nel 2022 hanno perso quasi due terzi del loro valore e il fallimento di FTX, la piattaforma di criptovalute, ha coinvolto oltre un milione d’investitori.

Non diversamente è andata all’artista contemporaneo giapponese Takashi Murakami. Il suo immaginario estetico è sicuramente noto a tutti perché i personaggi dai colori vivaci distintivi dell’artista pop sono apparsi praticamente su tutto: dalle borse Louis Vuitton in edizione limitata alle magliette Supreme fino alle Vans. Murakami, avendo tra l’altro collaborato con celebrità come Drake, Kanye West e Billie Eilish, e istituzioni come il MoMA e gallerie come Gagosian, è anche uno dei più grandi artisti “convenzionali” che si è cimentato nella creazione di NFT. 

Dopo aver riscontrato un enorme successo con i media tradizionali, eventi incontrollabili e un tempismo inadeguato hanno cospirato contro gli sforzi NFT dell’artista. I primi fiori di Murakami furono lanciati subito prima del crollo di FTX, facendo precipitare il loro valore per token da  260.000 dollari a soli 2.200 dollari su OpenSea. Dimostrando un livello di umiltà raramente visto nel mondo dell’arte e delle criptovalute, Murakami ha sospeso le vendite e si è scusato con i suoi investitori. 

Ha fatto séguito a queste scuse con una lunga dichiarazione in cui affermava che avrebbe fatto un passo indietro rispetto al mercato NFT e che avrebbe scoperto come creare arte digitale che corrispondesse al valore delle sue controparti nel mondo reale. Il crollo delle criptovalute ha lasciato sentimenti contrastanti a Murakami, che esplorerà la sua frustrazione per la volatilità del Metaverso con una mostra a San Francisco dal titolo “Unfamiliar People – Swelling of Monsterized Human Ego” che ha aperto il 15 settembre  scorso e durerà fino al 12 febbraio 2024. La mostra ospita numerosi pezzi misti raffiguranti mostri umanoidi: influenzati dalle tradizionali xilografie ukiyo-e, e dal suo familiare stile kawaii. Le figure distorte presentate nelle opere di Murakami riflettono sull’influenza corrosiva della tecnologia digitale: l’incessante autopromozione sui social media e l’anonimato adulterante dei forum di internet.

 

Il collasso e il futuro degli NFT nell’arte

 

Murakami a San Francisco crea token originali da zero, e a unificare le opere è la sua teoria “Superflat”, che non si riferisce solo alla qualità bidimensionale che collega la tradizionale cultura visiva giapponese alle sue controparti contemporanee, ma anche all’idea che il Giappone, come società, fa poca distinzione tra arte “alta” e arte “bassa”, tra l’arte che si può trovare in ​​un museo e l’arte che trovi sui cartelloni pubblicitari o sulle pagine di un manga.

Al contrario crede che il collasso delle criptovalute, lungi dal far esplodere una bolla già di grandi dimensioni, passerà alla storia finanziaria come poco più che una battuta d’arresto temporanea. Probabilmente, sia dal punto di vista economico che concettuale, l’attuale declino delle valute virtuali segna semplicemente un periodo di transizione. Non è da escludere che, con l’ascesa di giovani critici e creatori che ne comprendono e sostengono il concetto, l’arte NFT diventerà “comune” all’improvviso. Alla domanda se fare arte NFT sia in qualche modo diverso dal fare arte “tradizionale”, la risposta è “ni”. L’arte contemporanea dai tempi di Marcel Duchamp è stata chiaramente un mondo di arte concettuale trascendentale, così è assolutamente pensabile che una comprensione del Metaverso possa essere in qualche modo naturale per gli appassionati di arte contemporanea. Certamente, se non altro sino a ora, il grande deterrente è stato una certa incapacità di cambiare il sistema di valori del mondo dell’arte contemporanea, e la conseguente riluttanza a comprendere gli NFT. In questo momento, in effetti, queste due parole sono ancora completamente separate. Al momento, la maggior parte dei critici occidentali non vede l’arte NFT come arte (incluso chi scrive, ndr). 

Murakami è una rara eccezione, ma forse è perché, essendo un artista di fama internazionale, la sua fonte di status e reddito non è esclusivamente legata ai token. Per lui, creare NFT è un esperimento artistico tanto quanto l’atto di abbracciare quello che lui (e molti altri) crede ancora essere il futuro sia della creatività che del commercio. E Murakami ci crede davvero. Anni dopo aver avuto l’idea di Superflat, sostiene che la digitalizzazione dell’arte non ha solo verificato la sua teoria, ma l’ha portata alla sua logica conclusione.

Secondo Murakami l’era del Superflat è finita, almeno per ora: il motivo è che la piena perfezione della società basata sul web è stata ormai raggiunta. In altre parole, la vera società “super-piatta” è ormai diventata realtà. E con l’ascesa del Metaverso sono emerse zone sconosciute che aggiungeranno ancora più profondità a quella società definitivamente appiattita. Potremmo in altre parole forse dire che ora stiamo andando verso un mondo “iper-super-piatto”?

 

Articolo pubblicato su Millionaire di novembre 2023.

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