Il mio lavoro? Fotografo sconosciuti e racconto la loro storia

Di
12 Febbraio 2014

Girano le strade di Milano, vanno a caccia di volti interessanti e storie da raccontare. Scattano foto, fanno domande e poi pubblicano il materiale su un blog e su una pagina Facebook.

“Umani a Milano” è un’iniziativa di Stefano D’Andrea, milanese, ex docente di sociologia della comunicazione, oggi scrittore di biografie e autore di programmi radio. Lo accompagna in quest’avventura il fotografo Andrea Tilaro.

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Ha “trasportato” a Milano l’idea di Brandon Stanton: ex broker che ha lasciato il lavoro e ha creato un blog di successo fotografando sconosciuti per le strade di New York (ne parliamo su Millionaire di febbraio).

Abbiamo intervistato Stefano per farci raccontare qualcosa in più.

Come nasce l’idea?

Adoro New York: le strada, la gente, la magia. Allora ho messo in piedi un progetto per innamorarmi allo stesso modo di Milano, della mia città. Per farlo mi sono ispirato al blog di Brandon Stanton e sono partito».

Come funziona?

All’inizio ero solo, ma non sono un fotografo professionista. Allora ho scelto di farmi accompagnare da un amico. Giriamo per strada alla ricerca di persone interessanti (uno sguardo che ci colpisce, un capo di abbigliamento…). Le fermiamo, facciamo qualche domanda per conoscerle e le fotografiamo. Dopo lo scatto, pubblichiamo le foto su un blog con una didascalia per far emergere un aspetto di ogni persona».

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Che tipo di domande?

Non ci sono modelli prestabiliti. Fermare qualcuno per strada non è semplice. Bisogna farlo con garbo, con il sorriso. Di solito chiedo se l’ho disturbato e dov’è diretto. Da lì parte una domanda successiva per capire di cosa si occupa (studio, lavoro…). Dopo cinque minuti finisce tutto. A differenza di Stanton non faccio domande troppo personali e non abbraccio gente. Cerco di guadagnarmi la fiducia di chi incontro».

Come deve essere la foto?

Non sono scatti rubati. Le persone devono guardare in camera, per fissare poi gli occhi di chi guarda la fotografia. Non vince la foto esteticamente più bella. Nel nostro caso la più cliccata è una non eccezionale, ma con una didascalia indovinata che sa raccontare molto più dell’immagine».

Pensi di guadagnarci?

Al momento no. Non è un progetto che nasce a scopo di lucro. Per ora investo il mio tempo e il mio lavoro. Non è un’attività artistica, ma narrativa. Poi se dovesse fare grandi numeri possono aprirsi dei spiragli. In quel caso proveremo a cogliere l’occasione».

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Come promuovi l’attività?

Conosco bene i meccanismi di Facebook: gestisco pagine aziendali. Ho maturato dei contatti con amministratori e opinion leader e grazie a loro è stato più facile farmi conoscere. All’inizio ho investito 50 euro in pubblicità. Poi il resto lo fa il passaparola: quando crei qualcosa che piace puoi arrivare lontano».

Consigli a chi volesse replicare l’iniziativa in altre città?

Non avere paura degli altri. Non temere di disturbare troppo. Se ti presenti ben disposto con sorriso e atteggiamento positivo, vedrai che la gente è contenta di raccontarsi. Poi adattarsi alle caratteristiche di ogni città: fare foto a Napoli non è come a Milano. E divertirsi a lottare contro gli stereotipi».

INFO: http://umaniamilano.tumblr.com/

https://www.facebook.com/umaniamilano/

Giancarlo Donadio

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