Tra le possibilità che ha un’azienda italiana di penetrare nel mercato cinese, che abbiamo visto nell’articolo precedente, c’è la costituzione di una società in loco.
Vediamo i passi e la regolamentazione necessaria per costituire una Società Cinese a Capitale Straniero.
La società dovrà avere sede sociale in Cina e avere un amministratore in loco, chiamato responsabile legale; dovrà avere un capitale sociale compreso tra i 500mila e il milione di Rmb (Renmimbi, valuta ufficiale del Paese asiatico), che deve essere versato in due tranche: la prima, del 15%, due mesi dopo aver ricevuto la licenza commerciale, la seconda a 24 mesi dalla costituzione.
Il nome della società dovrà comprendere la città di residenza e deve essere accettato dall’ufficio competente.
L’oggetto societario dovrà essere molto preciso, in modo da poter richiedere le licenze necessarie che hanno specifiche esigenze, a seconda del settore in cui s’intende investire.
I documenti necessari sono :
1. I dati dell’investitore (persona fisica o giuridica);
2. I dati dell’amministratore delegato;
3. Un resoconto dei fondi dell’investitore.
La scelta dell’investitore può dimostrarsi ardua per l’intreccio di norme internazionali e per l’esportazione dei dividendi che richiedono un’autorizzazione precisa.
Una società a capitale straniero può avere come investitore una persona fisica con sede all’estero che resta, però, legalmente responsabile dell’azienda, insieme all’amministratore delegato .
Tutti i documenti devono essere presentati in lingua cinese e il procedimento richiede dai 3 ai 12 mesi.
Spesso, capitano brutte sorprese nella scelta dell’agente che apre la società, a causa della mancanza di competenze e/o difficoltà di comprensione fiscale o legale.
Il sistema fiscale in Cina
Cerchiamo ora di comprendere il sistema fiscale della Cina, in modo da capire come la gestione della stessa influirà sulla nostra vita lavorativa.
La contabilità deve essere presentata mensilmente al governo che ne fa la revisione, stabilendo quindi il versamento delle imposte dovute. I dividendi vengono tassati al 25% in Cina. Anche le tasse sul reddito personale verranno pagate mensilmente e, alla fine del ciclo commerciale, sarà redatto un bilancio per la conferma.
Esistono due tipi di aliquote Iva. La prima al 17% per le società a contabilità ordinaria, che funziona esattamente come in Europa. Si tratta dell’aliquota quella pagata all’importazione di prodotti in Cina. La seconda, al 3%, è un’aliquota per le società a contabilità semplificata, pagata su tutte le fatture emesse. Le società a contabilità semplificata non hanno compensazione Iva: se comprano ad aliquota 17%, si troveranno poi a pagare un ulteriore 3% al momento della vendita.
La sede della società estera impone una tassazione diversa nel caso di esportazione dei dividendi. Se la Share holder ha sede in Europa ci sarà una tassa aggiuntiva del 10%, per un totale del 35% sui dividendi. Se la sede, invece, è a Hong Kong, il totale arriverà al 30%.
Le tasse pagate in Cina sono detraibili da quelle pagate in Italia, dove si dovrà in ogni caso dichiarare dividendi e azioni, compensando nel reddito personale la tassa pagata in Cina e quella dovuta in Italia.
Il sistema fiscale di Hong Kong
A Hong Kong il sistema contabile risulta molto semplice ed efficiente, mettendo di fatto un filtro tra la società italiana e quella cinese.
La giurisprudenza italiana richiede di dichiarare immediatamente il possesso di azioni in società con sede legale a Hong Kong e impone di tenere nella sede italiana dell’azienda un bilancio trimestrale, con relativi estratti conto per dimostrare che non sono stati sottratti fondi al fisco.
Le società di Hong Kong hanno capitale sociale minimo di un dollaro locale e una tassazione regolare al 16.5%, con sgravi sull’imposta dovuta fino al 75%, in relazione alla situazione economica della società.
Il sistema bancario risulta molto stabile ed efficiente ma, di fatto, agevola solo le persone con residenza a Hong Kong.
La contabilità a Hong Kong va presentata una volta all’anno e si divide tra contabilità ordinaria e auditing o revisione da parte di un commercialista esterno. Il costo della licenza annua e di 250 euro circa mentre la contabilità si aggira sui 1000-2000 euro, più l’1% del fatturato per l’auditing.
Per le attività che decidono d’impiantare una struttura in Cina per il mercato locale o asiatico, può essere vantaggiosa la scelta di Hong Kong che, se da una parte ha costi del lavoro e delle strutture più elevati, d’altro canto garantisce una miglior tutela e agevolazioni governative non indifferenti per la creazione di posti di lavoro. Da sottolineare, inoltre, che i prodotti Made in Hong Kong non pagano dazio per entrare in Cina e hanno un’ottima reputazione in Asia e a livello mondiale.
Meir Sasson
Meir Sasson Manager della Kingas limited di Hong Kong specializzato nei processi di logistica, importazione, branding e distribuzione in Cina di prodotti europei. Dopo due anni di esperienza a Shanghai ha posto la sua base logistica a Shenzhen Shekou nel 2009 da dove segue lo sviluppo di marchi nostrani. INFO: www.kingas.com