La mia vita è una favola (ma potrebbe esserlo anche la tua)

Di
Redazione Millionaire
11 Novembre 2012

Storie di donne. Che hanno fatto scelte coraggiose, investito tempo ed energie in attività in cui credono e che possono ispirare tutti. Perché coraggio e voglia di fare non hanno genere

La banchiera degli studenti

Aiuta i giovani a raggiungere l’indipendenza e li educa al risparmio.

Nel 2007 ha fondato a Londra Mybnk, una programma di microcredito, che raccoglie il risparmio degli studenti e dà prestiti da 10 a 1.000 sterline a chi ha progetti convincenti.

Lily Lapenna ha soli 31 anni, è figlia di genitori italiani, vive e lavora a Londra. Si è laureata alla Soas School of Oriental and African Studies, ha vissuto sul campo i benefici del microcredito (il sistema di sviluppo locale ideato da Muhammad Yunus, Nobel per la pace 2006), impegnandosi come volontaria in Zimbabwe e Bangladesh.

Oggi la sua impresa non profit, nata grazie a un finanziamento di 19mila sterline, impiega 22 dipendenti, ha 170 “sportelli” attivi in tutta Inghilterra e tanti affiliati in franchising.

Come ha convinto i finanziatori?

[blockquote align=”center” variation=”hotpink”]In Inghilterra l’impresa sociale è molto più sviluppata e abbiamo ottenuto denaro da varie fonti: banche, assicurazioni, fondazioni, ma anche scuole e finanziatori privati. Questo ci ha permesso di crescere bene. Funziona così: i giovani inoltrano la loro richiesta tramite gli sportelli Mybnk.

Il business plan è rivisto da noi o da gruppi di coetanei. Se approviamo, eroghiamo il prestito e diamo supporto per la fase di mentoring. I tempi di restituzione dei prestiti vanno da poche settimane a tre mesi[/blockquote]

La sua vita è una favola?

La mia vita è bellissima perché lavoro con i giovani. Sono pieni di energia ed è entusiasmante vedere il cambiamento nelle loro vite. Mybnk fa parte di me e mi impegna, ma sono più felice quando lavoro.

www.mybnk.org (online anche corsi e workshop di formazione sul microcredito).

“I miei consigli per il microcredito”

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  • Comincia coi giovani.  Crea un consiglio di giovani, con cui metti a punto il cuore del business: le loro speranze, idee e consigli sono preziosi, perché i giovani sono in sintonia con loro stessi.
  • Rivolgiti a loro in modo diretto e onesto. Non usarli per far marketing. Apprezzano la tua imparzialità.
  • Pensa a lungo termine, fai da tramite tra i giovani e le istituzioni, con senso di responsabilità. E studia il microcredito

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L’attrice imprenditrice

Jessica Alba, 30 anni, attrice, nominata ai Golden Globe, è nata in California, da una famiglia modesta, ha avuto un’infanzia tribolata per motivi di salute. Ma la sua ambizione era diventare attrice. E ce l’ha fatta. È mamma di due bimbi piccoli, uno nato da pochi mesi. La maternità le ha ispirato il bisogno di fare impresa. Voleva per i suoi figli prodotti di qualità, sostenibili, ecologici e sicuri. Con un gruppo di soci ha fondato The Honest Company, un’azienda e un portale, che commercializzano pannolini, panni, prodotti per la cura e l’igiene, detergenti per la casa, tutto rigorosamente green.

Una parte dei proventi dell’azienda sovvenziona Baby2Baby, un’organizzazione per famiglie bisognose.

www.honest.com

La prof multitasking

Silvia Vianello, 31 anni, insegna Marketing all’Università Bocconi, conduce il programma televisivo Smart&App (su Sky), ha fondato Visionando, società di consulenza per le startup ed è autrice del libro GreenWebEconomics: la nuova frontiera

«Nella vita, il 10% è quello che accade, il 90% è come noi reagiamo a quello che accade. Ho sempre cercato di vivere la vita senza freni, dedicando almeno un’ora delle mie giornate a pensare a come migliorarle.

Ho lottato per realizzare i miei sogni con estrema positività. La mia vita è una favola, ma tutti possiamo aspirare a un’esistenza piena.

Ho vissuto a New York, Houston e Parigi, ma l’Italia è la mia terra. E qui voglio restare.

Insegno Marketing in Bocconi, ma per farcela ho fatto 10 colloqui, quattro mesi di prova e ho superato un esame, che consisteva in una simulazione di aula davanti a direttori d’area. Mi impegno a diffondere l’innovazione nel nostro Paese. La verità è che sono libera. Quando mi sveglio la mattina non so mai cosa accadrà, con chi creerò qualcosa di straordinario. Quando comincio a sentire sulle spalle che sto facendo “un lavoro”, significa che non mi sto divertendo più e che è tempo di cambiare.

Posso dire che non lavoro mai o che lavoro sempre. Sono convinta di una cosa: tutte le persone che sono determinate possono farcela. L’indole delle persone fa la differenza. Sulla mia pelle ho imparato che senza l’insoddisfazione perderemmo la più potente spinta che abbiamo all’azione. I momenti della mia vita in cui sono stata più infelice, sono stati quelli in cui ho avuto la motivazione per costruire le cose belle.

Tutti ce la possono fare, purché impariamo a non barattare la nostra felicità con la sicurezza, come diceva Freud. Quante volte non molliamo un lavoro che non ci soddisfa più solo perché si ha paura di non trovarne un altro?

“I miei consigli per il marketing”

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  • Controlla i social media e impara a usarli.
  • Nel digitale essere follower è di per sé già sinonimo di perdente. Meglio essere un’organizzazione che sperimenta.
  • Dimenticati dell’approccio da “libro universitario” e non aver paura di provare nuove iniziative.
  • Sii imprevedibile nei mercati in cui operi, a costo di essere considerato un provocatore.
  • Nel lavoro servono fatica e coraggio. La fatica di pensare e il coraggio per rispondere all’attrazione verso l’ignoto

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25 anni di sport e vittorie

«Mi ritengo fortunata per avere scelto un impegno che amo così tanto». Parole di Josefa Idem, 47 anni, campionessa di canottaggio nata in Germania, ma italiana dal 1988, è la donna che ha vinto 38 medaglie, tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei, 45 gare di Coppa del Mondo. È la prima e unica canoista che ha vinto un Campionato mondiale e un’Olimpiade. 25 anni di carriera, tra sport, famiglia e impegno sociale. Dopo due figli è tornata a vincere, è stata assessore comunale, lavora per cause in cui crede, scrive sulla Gazzetta dello Sport.

«Con l’Islam vivo un’altra vita oltre la vita»

Annamaria Tiozzo, 40 anni, ha creato Whad, un’azienda che si occupa di marketing islamico e certificazioni religiose. Crea prodotti e servizi destinati a clienti di fede islamica, fino alla certificazione religiosa

La sua è una vita da favola?

[blockquote align=”center” variation=”hotpink”]La favola è una narrazione di fatti inventati… Io ho inventato un bellissimo lavoro. Quando ho iniziato 10 anni fa, non sapevo che sarebbe diventato un’attività. Nello Yemen sono arrivata con il sogno di studiare il diritto tribale.

Per via delle mie lunghe trasferte, molte aziende italiane mi chiedevano pareri, mi esponevano le loro problematiche: merci rifiutate alle dogane, lungaggini burocratiche, incertezza del credito e della proprietà, incomprensioni nelle trattative commerciali. La curiosità, l’innato bisogno di comprendere tutto, il difetto di farmi miei i problemi degli altri, mi hanno dato un lavoro.[/blockquote]

Quali le difficoltà?

Molte volte ho pensato di tornare a casa. Le difficoltà per chi lavora con questi Paesi sono tantissime. Nello Yemen tutti cercavano di indirizzarmi verso lavori da donna: il sociale, l’insegnamento, il medico. A Dubai ho dovuto lottare contro i pregiudizi verso una donna bionda che viaggia da sola. In Malaysia mi sono sentita sopravvalutata. Difficile prendere un taxi in Arabia Saudita e formare il personale femminile abituandolo al rifiuto di ogni invito personale. Ma ce l’ho fatta.

Qual è il bello del mestiere?

[blockquote align=”center” variation=”hotpink”]La sensazione di avere l’opportunità di vivere un’altra vita dentro alla mia è stata sempre più forte. Come rinascere in un altro posto del mondo, in un’altra epoca, e reimparare tutto. E a tutte queste esperienze ho dato una lettura anche commerciale.

Le soddisfazioni economiche sono in crescita. Nell’ultimo anno la mia popolarità è esplosa.

Le proteste della Primavera araba non hanno arrestato il mio lavoro, ma ne hanno ribadito il senso. Fino a due anni fa le aziende arrivavano da me quando il loro prodotto era stato rifiutato. Poi le cose sono cambiate; aziende lungimiranti mi richiedono la creazione, lo studio di prodotti o servizi per determinati Paesi o gruppi etnici.[/blockquote]

www.whad-it.com

“I miei consigli per fare business multietnico”

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  • Formati in vari ambiti. Lingue, marketing, formazione umanistico-religiosa, tecnica e scientifica.
  • Sviluppa la tua capacità di entrare in relazione con altre culture, usando sensibilità e tatto.
  • Sii imprenditore Senza la componente imprenditoriale, meglio occuparsi di sociale.

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La regina del vino

Nicoletta Gargiulo, 37 anni, sommelier campione d’Italia nel 2007, è presidente dell’Associazione italiana sommelier della Campania, formatrice e mamma

«Il mio è un lavoro impegnativo, ma bellissimo. L’ambiente della ristorazione è maschilista. Orari pesanti, lungo tempo in piedi: ci vuole tempra fisica.

Ma le soddisfazioni ci sono. Quella di essere riconosciuta come un professionista valido. Economicamente, guadagno bene. Un sommelier conosciuto ha uno stipendio di 2.500 euro al mese. Poi c’è la retribuzione per le consulenze, conferenze, insegnamento.

Il piacere maggiore è vivere in un mondo dove le novità sono continue. Non finisco mai di imparare e i contatti umani sono gratificanti.

Come ho iniziato? Ho fatto una scuola alberghiera, ma mi sono iscritta a un corso Ais per gioco, a 25 anni. Fin dai primi esami i docenti mi hanno apprezzato per la sensibilità nella degustazione e per la dialettica. La mia prima realizzazione è stata nel ristorante stellato Don Alfonso 1980, a Santa’Agata sui due Golfi».

Palleggia che ti passa

Maurizia Cacciatori, 38 anni, campionessa di pallavolo (228 presenze nella Nazionale italiana), commentatrice sportiva,  mamma di due bambini

«Sono scaramantica, mi fa paura dire che la mia vita è una favola. Ho quello che ho voluto. E sono soddisfatta. Ho iniziato a giocare a pallavolo a 10 anni e a 14 anni sono andata a vivere lontano da Carrara, dalla mia famiglia, per giocare nel Perugia, una squadra di serie A è stata la mia prima grande opportunità: trovarmi, ragazzina, a gestire da sola la mia vita quotidiana, dai pasti alla scuola al tempo libero, non è stato facile.

Ma è un’esperienza che mi ha arricchito tantissimo. Ho potuto vivere senza problemi, adattandomi bene, in qualsiasi parte del mondo. E ho imparato a gestire anche la mia indipendenza economica. Ricordo il senso di solitudine di quei primi anni. Ma anche le cose belle, le vittorie. A 25 anni sono stata la miglior palleggiatrice del mondo. L’Olimpiade a Sydney è stata indimenticabile.

Certo non ho vissuto una giovinezza simile a quella delle mie amiche: avrei voluto stare di più con la mia famiglia. Per questo, ora ne voglio una mia.

Ma non mi fermo, professionalmente. Continuo a occuparmi di sport, una delle scuole di vita più vere, che insegna a gestire sconfitte e delusioni».

 

Silvia Messa

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