Le società calcistiche chiedono i contributi

Di
Redazione Millionaire
18 Dicembre 2022

“Chiediamo maggiore supporto per recuperare le perdite subite dall’emergenza Covid”

 

Il settore calcistico al momento si trova in uno stato di stallo, con oltre 3 miliardi di perdite accumulate nel triennio 2019-2022 e chiede un maggiore sostegno da parte delle istituzioni politiche e sportive. Le spese nel settore calcistico compongono una quota non indifferente e il blocco dovuto alla pandemia non ha certo agevolato le inefficienze che già molte società vivevano nel pre-pandemia. Quello che infatti, il mondo del calcio professionistico (Serie A, B e Lega Pro) afferma è che gli aiuti durante la pandemia sono stati notevolmente scarsi rispetto a quelli che invece erano i reali costi di mantenimento. I club di Serie A, più nello specifico, hanno potuto fare affidamento solo su alcune misure generali, come la facoltà di sospendere gli ammortamenti e quella di rivalutare, con un prelievo agevolato, marchio e altri asset come il parco calciatori.

Quello di cui al momento le società calcistiche dispongono, è un emendamento di fatto bipartisan predisposto dal parlamento, che prevede la «rateizzazione fino a un massimo di 60 rate mensili di pari importo, con il versamento delle prime tre rate entro il 22 dicembre 2022» dei versamenti fiscali e contributivi sospesi per far fronte all’emergenza sanitaria da gennaio a novembre 2022.

In realtà, la legge prevede per tutti i contribuenti anche la facoltà di rateizzare fino a cinque anni, ma con una sanzione del 10 per cento. Un aggravio non irrilevante visto l’ammontare delle somme dovute. L’insieme dei debiti congelati per le società sportive professionistiche e dilettantistiche superano infatti gli 800 milioni, tra ritenute Irpef, contributi e Iva. Ovviamente gran parte (tra i 500 e i 600 milioni) riguardano la Serie A.

 

Le richieste

Il mondo del calcio professionistico ha più volte rimarcato di aver ricevuto scarsi aiuti durante la pandemia, ridotti solo a un contributo a fondo perduto per le spese sanitarie come tamponi, mascherine e disinfettanti. Pertanto ciò per cui le società calcistiche stanno combattendo, sarebbe la cosiddetta rateizzazione dei debiti fiscali e finanziari accompagnati da un maxi-scudo penale che permetterebbe alle società di dilazionare i propri debiti fiscali e contributivi senza l’applicazione di alcuna sanzione amministrativa o interesse. Il primo firmatario è il senatore azzurro, Dario Damiani, compagno di partito del patron della Lazio e neosenatore, Claudio Lotito, che già da mesi si sta battendo per il raggiungimento di questo traguardo fiscale. Oltre alla rateizzazione dei debiti, lo scudo preventivo richiesto prevedrebbe anche l’eliminazione delle sanzioni penali e sportive, impedendo l’intervento delle procure per eventuali violazioni normative.

Secondo quanto previsto dagli articoli 10 bis e 10 der del decreto “manette agli evasori” (Dlgs 75/2000), la rilevanza penale scatterebbe solo nel caso in cui il mancato versamento delle ritenute Irpef superi i 150 mila euro annui e i mancati pagamenti Iva superino i 250mila euro

Una misura che si è tradotta in un beneficio patrimoniale complessivo di circa un miliardo (evitando ricapitalizzazioni alle proprietà), ma che avrà nel tempo come riflesso negativo quello di un appesantimento degli ammortamenti.

Lo scudo penale per i paperoni o ex tali del calcio, all’interno di un decreto per aiutare famiglie e imprese alle prese con il caro bollette non sembra però incassare troppi consensi. Il Ministro dello Sport Andrea Abodi, infatti, non sembra essere favorevole alla rateizzazione, così come molti parlamentari appartenenti ai vari schieramenti.

 

 

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