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Loris Degioanni raccoglie 70 milioni in Silicon Valley e li investe in Italia: «Assumeremo ingegneri: sono i migliori per talento e lealtà»

Di
Redazione Millionaire
24 Gennaio 2020

Ha creato da zero a San Francisco un’azienda che si occupa di cloud computing. Fattura decine di milioni di dollari. Ha assunto 250 persone in California (e 18 in Italia). E ieri ha annunciato il suo ultimo round, di serie E: ha raccolto 70 milioni di dollari da Insight Partner e da precedenti investitori come Bain Capital e Accel (gente che ha investito in Facebook, Dropbox e Spotify), Glynn Capital e Goldman Sachs.

A oggi la sua Sysdig ha raccolto finanziamenti per un totale di 206 milioni di dollari. Si chiama Loris Degioanni, serial entrepreneur, tre startup di successo, è l’italiano che ha raccolto più soldi in Silicon Valley e basterebbe tutto questo per fare della sua una storia straordinaria. Ma c’è di più.

«Questo round ha un posto speciale nel mio cuore: gran parte della cifra sarà investita in Italia. Obiettivo: espandere il nostro ufficio di ricerca e sviluppo a Milano. Assumeremo a tempo indeterminato decine di giovani ingegneri italiani che lavoreranno sulle tecnologie più moderne nell’ambito del cloud computing e saranno pagati in maniera molto competitiva» dice Loris.

«Pensa che bello: il capitale della Silicon Valley crea lavoro e genera un circolo virtuoso in Italia».

San Francisco. Raggiungo Loris Degioanni via Skype: in Italia è primo pomeriggio, per lui è l’alba. Ho appena letto un tweet in cui Sysdig annuncia il round. Loris, da 15 anni in Silicon Valley, mi risponde immediatamente: «Un round di queste dimensioni aumenta le responsabilità ma conferma la traiettoria di Sysdig e mi rende molto orgoglioso».

Loris Degioanni nel suo giardino di casa dove è nata Sysdig

44 anni e tre figli, Loris è partito da Vinadio, un paesino con 400 abitanti in provincia di Cuneo. Al Politecnico di Torino fonda la sua prima startup. Poi per la sua tesi di laurea, nel 2005, crea WinPcap, un software per la sicurezza della rete dei computer. Lo regala al Web in open source («è stata la decisione migliore della mia vita»). In sei mesi viene scaricato 80mila volte. Lo usa anche John Bruno, professore della University of California Davis, che invita Loris a proseguire la ricerca negli Usa. «Per un anno ho lavorato con il “prof” al software per il Boeing 787 («non prendete quell’aereo» scherza). Poi abbiamo fondato la nostra startup. Due anni dopo avevamo 40 dipendenti, di cui 20 italiani, che ho chiamato dall’Italia offrendo loro il visto per lavorare negli Usa». Infine la svolta. Loris riceve 11 proposte di acquisizione: vende a Riverbed, un’azienda quotata al Nasdaq, per 30 milioni di euro. Metà li incassa il giorno dell’acquisizione nel 2010. L’altra metà gli vengono dilazionati nei 24 mesi successivi: tempo necessario per trasferire tutto il know how ai compratori. Tutti i giornali italiani parlano di lui. Wired, allora diretto da Riccardo Luna, lo mette in copertina. Scaduti i 24 mesi, Loris riparte con nuova startup.

Lavora come un pazzo, scrive codici notte e giorno, resta completamente concentrato e dopo 6 anni, ecco i risultati: Sysdig ha appena chiuso il quinto round di investimenti per un totale di 206 milioni di dollari, ha 250 dipendenti, 400 aziende clienti. Nomi come Mckinsey, Pixar, Foodora, Booking usano i software Sysdig. Fattura decine di milioni di dollari.

Un piccolo team negli uffici di Sysdig

Loris si occupa di cloud computing, o meglio di un’evoluzione del Cloud: si chiama Container, è un fenomeno informatico che sta esplodendo in questa parte di Terra. «Permette di affittare server da qualcun altro in modo molto più efficiente, più veloce e più economico. Si può affittare una macchina anche solo per un’ora, per un secondo, per un solo utente. Pagando solo quello che serve. Tutte le aziende, anche le più tradizionali, affittano server e computer per far girare le loro applicazioni su Cloud in modo sicuro. Siamo la prima azienda al mondo specializzata nella visibilità e nel monitoring dei Container». Su questa nuova tecnologia si stanno buttando tutti: Amazon ha un ruolo di primissimo piano in questo settore, ma anche Microsoft, Google, Oracle, IBM offrono servizi di questo tipo e c’è un’intensissima rincorsa per accaparrarsi fette di mercato. «La sensazione? È quella di giocare in serie A, e questo ti spinge a dare il massimo di te stesso». E Loris questo lo fa da sempre, credendo moltissimo nel suo talento e in quello dei giovani italiani che ha assunto fin dall’inizio della sua storia.

«Dicono che l’Italia non sia un Paese competitivo, che i giovani sono mediocri e si fa solo manifattura. Non è vero: Sysdig che ha uffici in Silicon Valley, Regno Unito, Spagna, Serbia, Giappone e India, ha stabilito che il suo team di sviluppo nel 2020 si espanderà principalmente in Italia. Il motivo? In Italia troviamo il miglior mix di talento, creatività, etica e lealtà» aggiunge Loris.

«Dicono che quelli come me che vanno a lavorare all’estero scappino abbandonando la nave che affonda. Non è vero: la mia azienda, fondata in California, dà lavoro oggi a 18 giovani in Italia e ha un piano di espansione aggressivo che moltiplicherà questo numero molto presto. Dicono che gli immigrati vanno bloccati perché rubano il lavoro. Se fossi partito da casa oggi invece che quindici anni fa, negli USA non mi ci avrebbero fatto entrare. E il Paese avrebbe centinaia di posti di lavoro in meno e competitività inferiore nelle nuove tecnologie».

La storia di Loris Degioanni potrebbe essere portata nelle scuole come esempio di vita. «La mia storia insegna che qui, in Silicon Valley, tutto è possibile. Ho creato due aziende riconosciute partendo dal nulla, do lavoro a centinaia di persone. Ho mille soddisfazioni, ho una grande famiglia di persone con cui sto condividendo gioie e dolori. L’aria che ho respirato mi ha convinto che potevo farcela. Tuttavia dopo questa impresa, tornerò in Italia per ridare al mio Paese una parte di quello che mi ha dato (il cosiddetto give back, che in Silicon Valley viene applicato da quasi tutti, e che spieghiamo nel nostro libro Silicon Valley, Sogna Credici Realizza). E racconterò ai più giovani:

nella vita, come nell’alpinismo, c’è una sola regola: “Chi vola vale, chi non vola è un vile!”, nel senso che volare significa rischiare di cadere. Se cadi vuol dire che almeno ci avrai provato ma se non inizi nemmeno, beh allora…sei un vile».

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