Luca Travaglini, co-Ceo e co-founder di Planet Farms, la vertical farm più grande d’Europa, è l’Italian Tech Person of the Year, la persona che nel 2021 ha usato meglio la tecnologia per realizzare la sua impresa e avere un impatto positivo sulla società. È stato premiato ieri sera, durante l’evento organizzato da 2031 (ex Premio Gaetano Marzotto), ideato da Cristiano Seganfreddo, e Italian Tech, diretto da Riccardo Luna, alla Triennale di Milano. Con loro sul palco la nostra direttrice Eleonora Chioda.
Luca è stato scelto tra 12 finalisti, votato da una giuria tecnica, dal pubblico in sala e in streaming.
42 anni, figlio di imprenditori (il nonno nel 1948 ha industrializzato il processo di asciugatura e stagionatura dei salumi), laurea in Bocconi, esperienze in Ernst & Young e poi nel settore alimentare, lavorando per l’azienda di famiglia. Nel 2015 vive una brutta esperienza di salute.
«Quando un giorno, improvvisamente, perdi la prospettiva, una volta riconquistata, non puoi che rivolgerla verso il futuro, verso le generazione future, e nel mio caso i miei tre figli. A quel punto non ti ferma più nessuno».
Appena ha la forza di rialzarsi, Luca inizia a far ricerca sul cibo. Capisce che “siamo quello che mangiamo”. E, insieme all’amico di infanzia Daniele Benatoff, crea, alle porte di Milano, la vertical farm più grande d’Europa. È anche la più evoluta a livello di tecnologia e automazione. Un posto incredibile, oltre 10mila metri quadri di innovazione a Cavenago in Brianza. Il meglio della tecnologia unito al meglio della tradizione agronomica italiana.
«Ero in aereo quando ho avuto l’idea. Stavo leggendo una di quelle riviste che trovi nella tasca del sedile di fronte. C’era un articolo su come le vertical farm potessero essere una risposta al disastro di nucleare di Fukushima. Ho visto la luce. Ho capito però che i modelli giapponesi o americani non potevano stare in piedi in Italia. Non producevano prodotti di qualità e non erano efficienti né sostenibili. Vendono un chilo di insalata a 100 dollari. Io ci tolgo uno zero».
Ci sono voluti più di quattro anni di ricerca e sviluppo per arrivare, a ottobre 2021, all’apertura della vertical farm.
«Nei primi anni della mia impresa non ho trovato nessuno che mi dicesse “sì”. Dopo la mia malattia, tutti pensavano che fossi andato fuori di testa. Ma io sapevo quello che volevo fare».
Nella vertical farm di Cavenago entra un seme ed esce un prodotto finito e confezionato. Sano, fresco, di qualità, a bassissimo impatto ambientale e disponibile per tutti. Planet Farms ha sviluppato un sistema di coltivazione verticale che permette di risparmiare il 95% di acqua e il 90% di suolo. Le colture sono indipendenti dalle condizioni climatiche, insalate e basilico sono disponibili 365 giorni all’anno. Niente sprechi, scarti nocivi o pesticidi. E totale tracciabilità. «Mi sono battuto per il diritto di sapere cosa mangiamo. L’insalata che produciamo (già presente in 300 supermercati del nord Italia) è il prodotto più trasparente e naturale che esista».
«Sogno di creare vertical farm nel mondo e ti portare cibo dove non c’è».
Così Luca vuole rivoluzionare l’agricoltura tradizionale e aiutare il mondo a crescere, grazie alla tecnologia. Una vertical farm dopo l’altra. Con un mix di tradizione, innovazione, responsabilità sociale e ambientale.
«Dobbiamo essere ottimisti perché il futuro è oggi, ce lo dobbiamo creare, e domani è già tardi» ha commentato ieri dal palco, ritirando il premio.