Mi invento un lavoro

Di
Redazione Millionaire
8 Agosto 2012

Millionaire è andato a caccia di nuovi mestieri e storie esemplari. E ha trovato home stager, ecochef, sound designer. E ancora: ecoparrucchiere, sviluppatore di videogame, divorce planner. Dedicato a chi vuole cambiare vita e lavoro

Venti anni fa, il Web non esisteva: e tantomeno le attività di web designer, di creatore di applicazioni per iPhone e di venditore di spazi pubblicitari on line. Oggi, secondo una ricerca di Accenture, gli italiani under 25 sono i primi per l’uso delle nuove tecnologie nel lavoro, al pari di americani e cinesi: chat, messaggistica mobile e feed Rss i sistemi più usati per comunicare con i clienti. Ma nel futuro l’occupazione sarà monopolizzata da Internet? Risponde il sociologo Franceso Morace (www.futureconceptlab.com): «L’importanza della Rete sarà diversa a seconda del settore: in alcuni ambiti, la capacità relazionale sarà sempre vitale e di pari grado a quella tecnologica».

E il posto fisso?

A detta della società di ricerca lavoro in outsourcing oDesk (www.odesk.com), negli anni a venire le aziende non avranno più uffici centrali ma collaboratori in tutto il mondo collegati on line. Diversi anche i contratti di lavoro: il concetto di “carriera” sarà superato, a favore di team di lavoro a progetto simili al cast produttivo di un film, che si scioglie una volta terminate le riprese. «Due gli skill fondamentali: la tempestività, cioè la capacità di capire le priorità e occuparsene con tempistiche ad hoc, e la selettività nello scegliere le informazioni davvero rilevanti» prosegue Morace. Quali invece i settori con le migliori chance di occupazione tra 15 anni e più? «Innanzitutto ciò che ha a che fare con l’ambiente e la vita: la biologia, l’ecologia… In questi ambiti, gli impieghi tradizionali saranno modernizzati dai nuovi strumenti scientifici e tecnologici. Altra area promettente sarà la cura della persona: dai servizi agli anziani, sempre più numerosi, alla facilitazione delle problematiche quotidiane. Sarà invece ridimensionata l’importanza data alla comunicazione: pubblicitari e addetti alle pubbliche relazioni diminuiranno di numero» prevede Morace. Tra le professioni nuove o promettenti nel mercato del lavoro che verrà, Millionaire ha selezionato le più interessanti. Dedicate a chi vuole cambiare vita e lavoro.

Home stager

«Vuoi fare il mio mestiere? Impara a spersonalizzare una casa»

Anna Meneghetti, milanese, 53 anni, a gennaio 2010 ha aperto con una socia un’azienda di consulenza di home staging.

«Non mi occupo di traslochi. Il mio lavoro è “spersonalizzare” le case in vendita o in affitto. Le rendo simili a un foglio in bianco, capace cioè di adattarsi ai gusti di un compratore. Noi non ce ne rendiamo conto, ma le nostre abitazioni hanno tanti dettagli che rispecchiano il nostro senso estetico. Ma per vendere una casa è necessario capire il punto di vista del cliente. Come si fa? Inizio dall’analisi del tipo di quartiere e della grandezza dell’appartamento, così da individuare chi sarà più interessato, dai single alle famiglie, dagli studenti agli anziani. Poi elimino tutti gli oggetti che caratterizzano troppo l’ambiente: i soprammobili etnici, eccesso di mobilio, fotografie, pareti di colore troppo forte. Un altro passo riguarda l’analisi dei lavori strutturali necessari al miglioramento. Per esempio: è indispensabile investire nella sostituzione degli infissi? Se sì, quali sono i più adatti? Importante considerare l’immobile anche dal punto di vista di pulizia e ordine: a volte basta imbiancare e fare qualche lavoretto di manutenzione, come aggiustare una maniglia e riposizionare le sedute, per cambiare l’aspetto di una casa. Tutto è compiuto secondo una regola semplicissima: valorizzare i punti di forza e diminuire i difetti. Ho imparato il mestiere lavorando per molti anni in studi di arredamento. Ma già la mia famiglia era attiva in questo settore e così, fin da subito, ho assorbito il gusto per l’estetica d’interni. Ho letto anche tanti libri di arredamento, validi anche per chi, alle prime armi, cerca informazioni tecniche di base. Negli anni scorsi poi ho avuto modo di conoscere molti fornitori e diversi artigiani, oggi ho tanti contatti su cui contare per eseguire i lavori di home staging. Nello stesso momento, è bene sottolineare che avere un po’ di manualità non guasta: quando si tratta di dare una semplice verniciata a una vecchia sedia sono in grado di fare da sola. Infine è consigliabile saper fotografare gli interni: così, dopo un sopralluogo, è possibile studiare con calma i vari dettagli dove metter mano. All’inizio il mio era una specie di gioco con gli amici, ma nel corso del tempo mi sono resa conto che c’era mercato. Così si è innescato il passaparola. All’estero invece gli agenti immobiliari si appoggiano regolarmente agli home stager perché, dopo aver apportato miglioramenti all’ambiente, è possibile ottenere prezzi superiori di affitto o vendita: si parla di guadagni aumentati del 3% e oltre, con punte del 20% in più, a seconda di quanto si investe negli interventi di manutenzione e abbellimento».

INFO: www.homemakeover.it

Cosa fa. L’home stager si occupa di migliorare l’aspetto di un appartamento in vendita o in affitto. Se necessario, segue le opere di rinnovamento, coordinando le imprese e gli artigiani coinvolti nella ristrutturazione. L’attività è nata negli Stati Uniti circa 40 anni fa e, in tempi recenti, si è fatta largo anche in Gran Bretagna, Spagna e Francia.

REQUISITI. Indispensabile il gusto per l’arredamento e una macchina fotografica, con cui scattare immagini poi usate per studiare gli interventi necessari.

Formazione. › L’Associazione italiana home stager (www.stagedhomes.it) organizza workshop di una giornata e mezza al costo di 360 euro.

› A Milano, Luoghi di relazione (www.luoghidirelazione.it) propone un corso introduttivo di una giornata a 200 euro più Iva e uno di completamento di quattro giorni a 1.200 euro più Iva.

Ecochef

«Preparo anguille al cartoccio in carta riciclata»

Igles Corelli è stato premiato come ecochef dell’anno 2006 da Comieco (consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica).

«Servo piatti a km zero, utilizzo carta riciclata per cucinare, uso in modo creativo alimenti spesso considerati di scarto, faccio esperimenti per la cottura “rinnovabile”: i peperoni “cotti” al sole si preparano in cinque-sei ore, altri cibi sono preparati con le braci. Riciclo tutto quello che si può. Ho quattro figli, e credo che il mondo non finisca con me. Ho aperto il mio ristorante a 20 km da Comacchio (Fe), perché mi sono innamorato di questo posto: l’attenzione per lo stile “in verde” per me significa anche rispettare il territorio e scegliere coltivazioni e allevamenti locali. E così compriamo carni e uova in un agriturismo tra Modena e Bologna, dove gli animali sono nutriti con legumi e cereali, mentre nella tenuta attorno al ristorante coltivo io stesso tanti vegetali: per me ormai è quasi un rito andare a raccogliere funghi oppure curare il mio orto. L’ecopiatto per cui sono più conosciuto è l’anguilla cotta al cartoccio in carta riciclata in un forno a bassa temperatura. Come contorno, purè di salicornia, cioè l’alga di cui si nutrono le anguille, e sformato di cipolle con aceto di sambuco: in altre parole, l’ecopiatto ripropone l’antica ricetta di Comacchio. In Paesi stranieri come la Danimarca gli ecochef sono già quasi il 15%, in Italia ci fermiamo al 5%. Peccato, perché a fronte di una spesa maggiore del 10% sugli alimenti si ottiene un salto di qualità che consente di attirare il cliente in campagna, fuori dai centri abitati, e di fidelizzarlo. A chi volesse diventare ecochef consiglio una buona gavetta e tanta voglia di informarsi e sperimentare novità: per i giovani, l’opportunità di business dell’ecochef a domicilio è dietro l’angolo».

INFO: www.locandadellatamerice.com

Cosa fa. Cucina con alimenti a km zero, di provenienza controllata e certificata, minimizza l’uso di energia per la cottura e possibilmente di origine rinnovabile, usa i detersivi di pulizia biodegradabili. Al bando tutti gli sprechi e l’uso di conservanti, coloranti, cibi Ogm.

REQUISITI. Passione per la buona cucina, ottimo senso di sapori, odori e forme,  capacità organizzativa e rispetto dei prodotti naturali e delle loro caratteristiche.

Formazione. La formazione di uno chef muove i primi passi in un istituto alberghiero, sviluppato su due bienni e un quinto anno finale da concludere con l’esame di Stato. Lo chef bio si specializza poi con la frequenza a master sulle produzioni locali, di qualità e biologiche. INFO: Federazione italiana cuochi, www.fic.it

Ecoparrucchiere

«Mi sono messo in testa un mondo a impatto zero»

Fabrizio Lepri, milanese, 44 anni, nel 2009 ha aperto in pieno centro a Milano il salone Lepri Lifestyle Salon & Spa Aveda.

«Il mio salone segue un progetto di ecosostenibilità in più direzioni. Per l’arredamento ho scelto ferro nero non trattato, fermacel in fibre di cellulosa anziché cartongesso, vetro float senza componenti chimiche, bambù per i pavimenti, carta di riso per i pannelli… Per gli arredi abbiamo utilizzato agglomerati plastici di riciclaggio derivati dal recupero di vecchi cellulari.

Tutti materiali che costano circa il 30% in più di quelli tradizionali e che a volte sono difficili da far adottare alle imprese di costruzioni, ancora fedeli alle tecniche precedenti. Inoltre ho riservato maggiore spazio alla raccolta dei rifiuti: il riciclo richiede contenitori diversificati, più ingombranti di quelli “normali”. Studiatissimo anche l’uso dell’acqua, con riduttori di flusso ai rubinetti e il riciclo degli asciugamani bagnati in reimpieghi non a contatto col corpo: accortezze che salvano l’ambiente e sono anche economiche. Infine uso solo prodotti Aveda, azienda Usa votata alla totale organicità dei materiali: costano di più ma sono di alta qualità. Usiamo prodotti di derivazione naturale al 97% come oli di girasole, di ricino e jojoba. Per informare i clienti su questo programma “verde” ho realizzato una brochure, stampata su carta di riciclo con inchiostro di riso. I prezzi dei nostri trattamenti? Sono in linea con quelli dei concorrenti del centro. Ma il nostro programma verde attira curiosità: ogni mese registriamo circa 100 nuovi clienti. Attenzione però: la filosofia green ci consente visibilità e apprezzamento, ma non basta a conquistare il pubblico. L’abilità tradizionale di un bravo parrucchiere è ancora indispensabile alla riuscita dell’attività».

INFO: www.leprilss.it

Cosa fa. Usa accorgimenti ecocompatibili in tutte le declinazioni dell’attività. Tra i sostenitori della filosofia c’è anche l’industria di cosmetici L’Oréal, che ha lanciato con Kyoto club e Federparchi i Saloni Nature, che seguono un ecodecalogo per abbattere le emissioni inquinanti e usano prodotti appropriati (www.lorealprofessionnel.com).

REQUISITI. Un po’ artista, un po’ artigiano, un po’ psicologo attento e sensibile alla salvaguardia della salute e dell’ambiente.

Formazione. Diverse le strade per iniziare: una è l’attestato di qualifica professionale, ottenibile con un corso di formazione regionale (detto Cfp) che dura due anni ed è completato da uno stage pratico. Ci sono poi istituti privati e accademie, che organizzano corsi pluriennali (prezzi: 1.000-4.000 euro l’anno e più). Altro modo per ottenere la qualifica professionale è un biennio di  lavoro presso un negozio già attivo.

Sound designer

«Per fare musica… ci vuole un albero»

Diego Stocco, nato a Rovigo nel 1976, vive a Burbank, in California (Usa). Ha collaborato alla colonna sonora del film Sherlock Holmes di Guy Ritchie, a quella del telefilm The Tudors, trasmesso dalla rete tv Cbs, e a quella del gioco The Conduit della Nintendo Wii…

«Il music sound designer è un musicista che utilizza strumenti musicali, tecniche microfoniche e programmazione di sintetizzatori per creare suoni particolari e originali. Io punto a scoprire suoni innovativi costruendo nuovi strumenti e oggetti musicali, che successivamente registro. Tra i miei “strumenti” ci sono anche aste di metallo, seghe, martelli, stendibiancheria, sacchi di sabbia. Sono autodidatta. Mi sono fatto le ossa lavorando in tante produzioni diverse e col tempo mi sono specializzato. Per creare nuovi suoni mi ispiro a qualsiasi cosa e luogo: ci sono davvero molte sonorità interessanti intorno a noi, bisogna saper ascoltare con attenzione. Importante per me anche conoscere altre forme d’arte. Con il computer poi si può dare forma alla propria immaginazione. Rimane fondamentale però il ruolo umano: senza un’idea definita è facile perdersi nelle tantissime opzioni offerte dai vari software. Nel corso degli anni ho creato musica per Nokia, Samsung e General Motors, lavoro per cinema, tv, videogiochi… Tra le ultime fatiche, la collaborazione al film d’azione Takers con Matt Dillon, in Italia il prossimo novembre. C’è sicuramente un futuro per questa professione, ma è necessario chiarire che è un’attività di nicchia. Si inizia con una delle scuole che forniscono conoscenze tecniche di base, ma è importantissimo avere talento naturale ed essere di­sposti a investire tempo ed energie: è una scelta di vita e non soltanto lavorativa. La musica appassiona molte persone: io invito tutti a essere creativi e originali perché credo siamo tutti parte di un’esperienza in evoluzione come la musica».

INFO: http://diegostocco.com

 

Cosa fa. Il music sound designer propone nuove sonorità in più ambiti: dalle mostre d’arte ai videogiochi, dalle suonerie musicali del telefono alle ambientazioni sonore per un negozio fino alle colonne musicali dei film.

REQUISITI. Spiccato talento musicale, capacità di lavorare sotto stress mantenendo la concentrazione, una discreta manualità.

Formazione. Consigliato un corso di studi al Conservatorio (http://tinyurl.com/2wupvtb), in aggiunta alla frequenza di corsi specialistici, organizzati sia presso studi di registrazione che propongono anche uno stage pratico in loco, sia presso istituti privati. Tra questi, rinomato il Sae di Milano (School of audio engineering, prezzi da 8.500 euro circa http://milano.sae.edu) e l’Accademia nazionale del cinema di Bologna (prezzi da 4.910 euro, www.accademiadelcinema.it)

Security digitale

Il Robin Hood della pirateria

David Vincenzetti, marchigiano, 43 anni, è titolare della società di security intelligence Hacking team.

«La sicurezza informatica è un mercato che vive di innovazione e aggiornamento: nel 2003 con il mio socio Valeriano Badeschi ho cercato una nuova nicchia di settore su cui puntare e l’ho individuata nella sicurezza “offensiva”. In altre parole, anziché proporre antivirus o altri sistemi di difesa, ho ideato un software che consente di “attaccare” un Pc o uno smartphone per monitorarne i movimenti e bloccarne eventuali azioni fraudolente: un sistema analogo a quello usato dagli hacker. Per motivi di privacy e sicurezza non si tratta di un prodotto proponibile ai privati, ma solo agli enti e alle agenzie governative. La sua novità ci ha consentito di trovare clienti non solo in Europa ma anche in America Latina, Australia, Estremo Oriente… Nonostante la crisi internazionale, il fatturato è in crescita: nel 2009 abbiamo raggiunto quattro milioni di euro». INFO: www.hackingteam.it

Cosa fa. L’esperto di intelligence digitale raccoglie e analizza informazioni per la sicurezza informatica, a livello preventivo e risolutivo, per scongiurare il rischio di fuga di dati. Antivirus e altri sistemi software sono gli strumenti usati per bloccare spam, perdita di dati segreti, truffe on line e furti di identità.

REQUISITI. Il professionista di sicurezza informatica ha una forma mentis simile a quella del pirata della Rete: cura dei dettagli, gusto di scandagliare un problema, mentalità rigorosa, inclinazione alla logica, all’ordine, alla sperimentazione diretta.

Formazione. Laurea in Informatica, in Ingegneria informatica o in Scienza dell’informazione, da arricchire con corsi in sicurezza e crittografia: triennale la durata di entrambe le facoltà.

Game designer

«Così ho sviluppato un gioco per la Wii»

Giuseppe Crugliano, 34 anni, di Crotone, ha aperto la Twelve interactive, azienda che sviluppa videogiochi.

«Ho deciso che i videogiochi sarebbero stati il mio mestiere quando avevo 10 anni e smanettavo con il mio primo computer. A 12 anni recuperavo manuali con acrobazie incredibili, per informarmi. A 14 anni spedivo le “demo” dei miei giochi a riviste di settore: disegnavo la grafica, scrivevo codici, studiavo le musiche… Dopo due anni infruttuosi all’università di Informatica, in cui non imparavo quello che avrei voluto per programmare videogiochi, ho trovato lavoro in un’azienda dove ho fatto gavetta. Poi una breve parentesi negli Usa e, di ritorno in Italia, l’inizio della mia storia imprenditoriale: un percorso parallelo a quello di chi si occupa solo di programmazione, perché per trovare clienti è necessario avere anche attitudini commerciali. Nei primi tempi, quando il mio ufficio era il monolocale in cui vivevo, continuavo a fare tutto da solo: grafica, programmazione… Tante le notti in bianco per consegnare i primi lavori in tempo, tra cui molti advergame, giochi interattivi che comunicano messaggi pubblicitari. Poi la svolta: il contratto per lo sviluppo del primo gioco per console Cid the dummy, che mi ha permesso di spostarmi in un vero ufficio e di avere cinque collaboratori. Il passo successivo è stato frequentare le fiere di settore all’estero, da San Francisco a Colonia, in cui ancora oggi accendo contatti con i possibili clienti. E così, nel 2008 esce il mio gioco per Wii, Psp, Ps2, Pc. Ma la successiva battuta d’arresto americana mi ha fatto ricominciare tutto daccapo, da solo e da casa: ho tenuto duro e oggi il business sta rifiorendo. Ai giovani che mi scrivono per avere consigli su come iniziare, rispondo: cosa ti interessa, i linguaggi di programmazione o la grafica? A tutti raccomando una gavetta di uno-due anni a retribuzione zero: se avessi ancora 19 anni sarei disposto a pagare di tasca mia per fare esperienza sul campo. Chi ha il coraggio di andare all’estero troverà più opportunità soprattutto in Inghilterra, Francia, Germania e Stati Uniti».

INFO: www.twelvegames.com

Cosa fa. Sviluppa, struttura e crea le regole di un videogioco. Data la complessità dei software moderni, l’elaborazione di un gioco è suddivisa tra più specialisti: i programmatori si occupano del linguaggio tecnico, gli esperti del suono studiano la parte audio, i grafici modellatori curano l’animazione e l’estetica…

REQUISITI. Conoscenza dell’inglese e dei linguaggi di programmazione. Occorrono poi talento matematico e gusto per le nuove tecnologie.

Formazione. Tra i corsi organizzati da istituti privati, segnaliamo:

› Corsi biennali e organizzati su moduli teorici e pratici dell’Accademia italiana videogiochi (www.aiv01.it, prezzi da 2.500 euro).

› L’isituto Ied di Roma (www.ied.it, prezzi da 8.200 euro) organizza corsi triennali in digital e virtual design (nelle foto).

› Possibile anche la riedizione nel prossimo anno accademico del master in Computer game development dell’Università di Verona (www.mastergamedev.it, 3.650 euro il costo d’iscrizione più 500 euro di tassa d’iscrizione), riservato ai laureati in Informatica o Ingegneria: 1.600 ore di lezione per un massimo di 15 iscritti.

Il manager etico

Il  consulente che fa star bene le aziende

Renato Bertola, 40 anni, lecchese, ha fondato nel 2005 Idea etica, impresa attiva nella responsabilità sociale.

«Progetto in azienda interventi diversi a seconda dei bisogni di chi si rivolge a me. Ci sono conflitti all’interno di un’azienda? Consiglio di far partecipare i dipendenti a iniziative di volontariato. Difficoltà con i fornitori? Può giovare un percorso di qualificazione per selezionare quelli più corretti secondo le regole in termini di sicurezza, contratti di lavoro… Le grandi aziende che necessitano la certificazione SA8000 di responsabilità sociale, per ottenerla possono prima aver bisogno di un monitoraggio fattibile con l’elaborazione di un bilancio sociale. Sempre uguale però la filosofia d’intervento: un’azienda in cui le persone stanno bene è un’azienda che produce meglio. Le imprese che capiscono questo semplice ragionamento sono disposte a investire in interventi antieconomici solo in apparenza: sanno infatti che il successo di domani si costruisce con l’impegno di oggi».

INFO: www.ideaetica.com

Cosa fa. L’ethic officer analizza e migliora i risultati di un’azienda in un’ottica di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Cura necessità e bisogni di tutte le persone coinvolte, dai dipendenti al management ai clienti.

REQUISITI. Competenze di carattere giuridico, economico e sociale.

Formazione. › Master organizzato dall’associazione Assoetica (www.assoetica.it),  che ha coniato il termine ethic officer.

› Master di Altis (Alta scuola impresa e società. http://altis.unicatt.it),

› Master in management delle imprese sociali, non profit e cooperative di Sda Bocconi (http://tinyurl.com/3x26y2z).

› Corso organizzato dalla Forward di Bologna (www.fwdformazione.it).

Divorce planner

«Vuoi divorziare? Chiedimi come»

Milena Stojkovic, 37 anni, serba, ha aperto a Roma l’agenzia di divorce planning.

«L’idea del divorce planning mi è venuta nel 2007, leggendo i giornali che attestavano la crescita dei divorzi a più del 6%. Dopo la laurea in Sociologia ho frequentato un master di Intermediazione familiare e ho constatato in prima persona che chi si separa è in una situazione emotiva molto delicata. Così ho pensato a come dare aiuto a persone che, a causa dello stress emotivo, faticano a prendere decisioni per la conduzione di una nuova vita. I primi tempi non è stato facile trovare clienti, perché l’idea è nuova e ancora sconosciuta ai più. Così ho cercato di attirare l’attenzione della stampa e ho pubblicato diverse inserzioni finché ho trovato il giusto canale: la sinergia con gli studi legali. Oggi il mio business è in espansione e io propongo l’uso del mio marchio “Ciao amore” a partire da 5mila euro: non è un franchising perché non richiedo né un determinato arredamento per gli uffici né una tariffa fissa per i servizi, ma offro un nome già noto e un concetto di business a 360 gradi. La prima zona fuori Roma dove già è possibile trovare un divorce planner a marchio Ciao amore è Il Triveneto».

Quanto si guadagna? 150 euro per il primo incontro. L’agenzia di divorce planning propone poi servizi professionali (legali, fiscali, psicologici…) a prezzi agevolati del 10-20% sui listini: i vari esperti riconoscono a loro volta una percentuale analoga al divorce planner che ha veicolato il contatto Ciao amore (www.ciaoamore.info).

Cosa fa. Dopo il wedding planner, ecco il divorce planner. Dà supporto alle persone che si stanno separando: la consulenza è a 360 gradi e include assistenza a livello legale, finanziario, psicologico, organizzativo (dalla baby sitter all’agenzia per fare il trasloco).

REQUISITI. Competenze psicologiche e legali o di un avvocato: chi intendesse aprire un’agenzia di divorce planning senza avere queste qualifiche dovrebbe in primo luogo rivolgersi a un esperto. Dopo il primo colloquio il divorce planner può individuare i problemi più pressanti del cliente (dalla necessità di cambiare casa velocemente a quella di verificare eventuali infedeltà grazie a un investigatore) e studiare un supporto ad hoc.

Net clipper

«On line c’è chi parla (male) di te»

Giovanni Zerba, 29 anni, riminese, lavora da quattro anni per Extrapola, società attiva nel monitoraggio dell’informazione on line.

«Si potrebbe dire che il netclipper è la versione moderna della rassegna stampa, cioè una ricerca in Rete di ciò che si dice su un’azienda, un prodotto, Vip… Non si tratta solo di setacciare forum e blog: per esempio si può analizzare quante volte sono cliccate le pagine in esame oppure il tipo di informazione pubblicata, positiva o negativa che sia. Sul campo ho imparato a selezionare le fonti e a elaborare griglie di commenti. Forse sembra più facile a dirsi che a farsi, perché le analisi sono complesse, magari focalizzate su un singolo prodotto ma declinate sui vari commenti pubblicati dai navigatori. Chi ha una laurea in Statistica ha una marcia in più nella redazione dei report. Con l’esperienza si impara poi a capire quali siano le fonti più importanti per il cliente e a schematizzare le varie informazioni. La sfida quotidiana? Rendere sempre più veloce e più mirata la raccolta dati. Usiamo software specializzati, che consentono indagini più approfondite di quelle fornite dai motori di ricerca e anche più estese nel tempo: ecco perché un netclipper deve essere sempre aggiornato sui nuovi programmi. Per ora la concorrenza è poca e le aziende di settore si concentrano sull’asse Roma-Milano: ma il mercato è destinato a espandersi». INFO: www.extrapola.com

Cosa fa. Il manager dello sport è il responsabile di un’impresa sportiva (federazione, squadra professionale o di dilettanti, associazione…) con competenze gestionali e sportive.

REQUISITI. Ottima conoscenza delle nuove tecnologie, dimestichezza con due lingue straniere, di cui una è obbligatoriamente l’inglese. D’aiuto una buona cultura generale, capacità di lavoro in team. L’attitudine all’analisi e alla sintesi sono fondamentali nello svolgimento del lavoro quotidiano.

Sport manager

«Ieri mi davano del visionario, oggi mi cercano»

Alfredo Scala, 42 anni, è amministratore delegato dell’autodromo di Vallelunga (Roma)

«L’autodromo di Vallelunga fattura 11-15 milioni di euro l’anno ma ha un potenziale di 20 milioni: questa è la sfida a cui puntiamo. Il nostro impegno è nato nel 1997, quando l’impianto sembrava un’attività arrivata a saturazione: lì ci siamo resi conto che il pubblico aumentava e abbiamo iniziato a proporre corsi di guida sicura, un’iniziativa che ci ha fatto diventare matti per ottenere i permessi burocratici necessari e fatto additare come visionari. Eppure da lì abbiamo iniziato un programma ancora in atto, oggi organizziamo giornate di motivazione alla guida di Suv con percorsi offroad, ponti tibetani, guadi e passaggi su tronchi. A chi aspira a questo lavoro consiglio un po’ di gavetta come direttore sportivo per le competizioni minori: fin da subito bisogna dimostrare intraprendenza».

INFO: www.vallelunga.it

Cosa fa. Il manager dello sport è il responsabile di un’impresa sportiva (federazione, squadra professionale o di dilettanti, associazione…) con competenze gestionali e sportive.

REQUISITI. Passione per lo sport, capacità di relazionarsi con atleti, amministratori e collaboratori in settori tra loro diversissimi.

Formazione. La formazione è tutta universitaria di secondo livello:

› Master in Management sportivo della Luiss di Roma (prezzo 3.100 euro più Iva, www.luiss.it),

› Master in Strategie per il business dello sport dell’Università Ca’ Foscari a Treviso (da 8.500 euro, www.mastersbs.it),

› Corsi della Sport business academy della Sda Bocconi (da 4.900 euro più Iva, www.sportbusinessacademy.it). «Il fabbisogno di manager preparati diverrà sempre più rilevante: per favorire la diffusione dello sport occorre identificare modelli di sviluppo in equilibrio economico, etico e di valori» spiega Giacomo De Laurentis, condirettore della Sport business academy.

 

Maria Spezia, Millionaire 06/2010

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