La vendita delle auto elettriche in Italia ha registrato nel mese di aprile un +31% circa (dati UNRAE) rispetto allo scorso anno: comunque una nicchia, ovvero il 3% del totale nazionale. Il primato va a Tesla, che rispetto al primo quadrimestre 2022 ha incassato un +279,48%. La transizione ecologica però, tra fonti rinnovabili e ottimizzazione energetica, passa su differenti livelli e numerosi campi; tra questo, quello della nautica elettrica. L’Olanda ha stabilito per il 2025 che ogni battello sui canali di Amsterdam sia elettrico; la Francia ha imposto l’1% dei propri ormeggi alle barche elettriche. A livello mondiale, il settore del lusso si sta focalizzando su questo tipo di imbarcazioni. Secondo Electric Ships Global Market Report 2023 il mercato della nautica elettrica muove già 8,1 miliardi di dollari, con una previsione al 2027 di quasi 13 miliardi. L’Italia nel frattempo si muove a rilento e sulla spinta dei privati. Venezia, città acquatica per eccellenza, ne è il teatro principale.
«Con un investimento personale di circa 3.000 euro, tra barca e motore elettrico, sto già dimostrando che la nautica elettrica da diporto è possibile a chiunque». Parole di Francesco Pannoli, co-founder della startup veneziana
e-concept. Nato e cresciuto in laguna, Francesco sa quali sono i problemi e le possibili soluzioni che riguardano Venezia. Seppur “acquatica”, la città ben conosce l’inquinamento dovuto alle numerose imbarcazioni sui canali (il 9% delle polveri PM2.5 deriva dal traffico marino, secondo uno studio dell’Università Ca’ Foscari nel 2020). E-concept fornirebbe a ciò una soluzione ad ampio raggio, grazie a e-dock: una colonnina elettrica per la ricarica di motori all’interno di una palina da ormeggio. Una novità tanto per l’imbarcazione quanto per l’economia del “carburante”. I motori elettrici sono più performanti con una resa dell’80% rispetto al 25-30%
dei motori termici. Ciò significa che, a parità di spesa, il 50% in più viene convertito in energia di spostamento. «Quello che è veramente importante nella nautica elettrica sarebbe quindi l’infrastruttura. In quanto non è possibile utilizzare batterie pesanti su una barca», spiega Francesco Pannoli.
«Maggior leggerezza significa meno autonomia; da qui la necessità di avere più punti in cui poterle ricaricare», continua Francesco. «Condizione perfetta per le piccole imbarcazioni, a fronte dei benefici economici, ambientali e paesaggistici». Ma la situazione procede a rilento. La politica infatti non attua i regolamenti necessari per sbloccare la situazione: «Dal punto di vista tecnico non ci sono problemi; – continua Francesco Pannoli – Venezia può già ospitare cavi elettrici sottomarini, e la Soprintendenza per i Beni culturali, se prima a favore, ha ritrattato la sua posizione nell’ultimo anno e mezzo. L’unica società che si sta muovendo verso l’elettrico è Veritas, che raccoglie i rifiuti nel capoluogo veneto. Ci ha già fatto installare due e-dock, ne ha richiesti altri 10 per i prossimi 20 anni e sta convertendo la propria flotta all’elettrico; ma per il Comune rimane “complicato”», conclude Francesco.
Eppure la risoluzione burocratica aprirebbe il mercato occupazionale, in primis con la sola riconversione dei cantieri navali. A quel punto servirebbero progettisti di scafi elettrici, ingegneri elettronici, manutentori, e ancora: esperti di gestione energetica, di sicurezza e normativa, di vendita e marketing, oltre che di installatori di infrastrutture adeguate. «Venezia potrebbe diventare l’emblema della nautica elettronica. Un laboratorio nautico a cielo aperto che potrebbe aprire a numerosissime opportunità lavorative», dichiara Claudio Iannelli, socio e cofondatore della startup.
Al suo terzo anno di vita, e-concept sarebbe pronta allo scaleup, aumentando la produzione su larga scala per abbattere i costi, ma senza lo sblocco normativo è difficile trovare gli investitori interessati. Nel frattempo, sempre a Venezia, il 17 aprile è iniziata la riqualificazione dell’isola di San Servolo: l’installazione di circa 2.000 luci al LED e di un impianto fotovoltaico, oltre alle già citate colonnine di ricarica elettriche. Un intervento da 492.145 euro, sostenuto da 100.250 euro di Equity Crowdfunding su CrowdFundMe. Anche qui, l’iniziativa portata avanti da Venice LightYear ha avuto un primo impulso dal mondo dei privati. Da un lato e-concept, dall’altro compagnie che convertono imbarcazioni endotermiche con motori ibrido-elettrici – un esempio si può trovare ad Ancona, dove lavora Elettrica Wave. La sinergia tra chi si occupa di infrastrutture e chi di scafi potrebbe dare l’impulso necessario per aprire definitivamente questo nuovo mercato, contribuendo significativamente alla lotta contro il cambiamento climatico. È auspicabile quindi che la politica sblocchi una situazione che non ha motivo d’essere. Il futuro della transizione ecologica dovrà “scorrere” anche sull’acqua.