Non mangiarti le unghie

Di
Redazione Millionaire
7 Agosto 2012

Arriva in Italia il nail artist. Ricostruisce le unghie e le trasforma in opere d’arte. Così per centri specializzati e onicotecnici si prospettano buoni affari

La ricostruzione delle unghie crea dipendenza. Chi si abitua ad averle belle, lunghe e glamour non riesce più a farne a meno, rivelano gli addetti ai lavori. Così anche in Italia è sempre più di tendenza la ricostruzione artistica, che dagli anni 70 è partita negli States, per arrivare negli anni 80-90 in Europa, soprattutto al Nord, e dopo il 2000 da noi in Italia. Si diffondono i centri specializzati e gli operatori che svolgono l’attività a domicilio.

Ma come si inizia il mestiere? Quali i primi passi da compiere? Il cuore di un centro per la ricostruzione è l’onicotecnico, cioè il tecnico delle unghie: prepara l’unghia e vi applica strati di prodotto, che fissa nel caso del gel con una lampada Uva, nel caso dell’acrilico con l’esposizione all’aria. Dopo la limatura e la rifinitura, procede alla decorazione, con smalti alla moda e applicazioni. Dietro un lavoro perfetto, ci sono ore di apprendimento e pratica. Gli onicotecnici nel nostro Paese non hanno il riconoscimento professionale di una legge nazionale. Ogni Regione o Comune decide i criteri con cui accordare a un tecnico la possibilità di aprire un’attività. Molti richiedono un diploma da estetista: così, si diffondono nail center con abbinata attività estetica, dove l’estetista di fatto affianca l’onicotecnico. Alternativa: le postazioni per la ricostruzione presso parrucchieri. Terza possibilità: nail center autonomi o in affiliazione.

C’è poi la possibilità dell’attività a domicilio, proprio o del cliente: anche in questo caso il tecnico deve aprire la Partita Iva, (richiedendo il codice di riferimento 93.05.0, applicazione delle unghie artificiali senza uso di prodotti cosmetici). Poi s’iscrive alla Camera di commercio nell’Albo artigiano. Nel Lazio è possibile seguire un corso, riconosciuto dalla Regione. La frequenza, di 200 ore, è obbligatoria. Con l’attestato, più facilmente si ottiene l’abilitazione per avviare un centro unghie. Alle spalle, c’è l’azione dell’Apno, l’Associazione nazionale professionale onicotecnici (www.apno.it). I corsi (200 ore totali, 75 di laboratorio) forniscono nozioni di dermatologia, cosmetologia, ma anche di comunicazione e marketing, inglese e igiene. Il costo, 2.400 euro, include un kit di pratica, lampada 36 Watt, kit in gel, kit di pennelli per nail art e decorazioni, materiale didattico. Prossime sessioni in partenza: 16 febbraio (diurno), 16 marzo (serale). L’attestato rilasciato dopo l’esame, al termine del corso, è però riconosciuto solo nel Lazio.

L’aspirante onicotecnico, che vuole avviare un’attività in altre regioni, può frequentare una scuola di estetica (diploma triennale), dove in genere le lezioni sulla ricostruzione delle unghie sono organizzate in collaborazione con aziende, che vendono ai corsisti il loro kit e i prodotti per la pratica. Altra strada, se uno il diploma di estetista ce l’ha o ha un estetista che collabora, può rivolgersi alle aziende più importanti, che organizzano corsi e aggiornamenti per operatori. Su www.ricostruzioneunghie.com ci sono proposte e consigli. «Le aziende rilasciano un attestato che non ha valore per ottenere l’autorizzazione ad avviare un centro» chiarisce Vannicola. «È solo una “prova” che la persona ha una conoscenza tecnica del prodotto e della tecnica di lavoro. Chi ha seguito il corso, a sua volta, autorizzato dalla casa di produzione, può diffondere la tecnica, tenendo corsi e rilasciando attestati. I corsi possono essere fatturati come dimostrazioni promozionali al fine di commercializzare il prodotto».

Con un buon numero di clienti, i guadagni arrivano. Soprattutto se si considera che il costo dei materiali per una singola ricostruzione si aggira sui cinque euro. Certo, ci sono le spese per il personale e i costi del negozio da non sottovalutare: affitto in location adeguate, con un notevole passaggio di persone, utenze, allestimento e materiali di consumo.

Ecco un abbozzo di conto economico: su un fatturato annuo di circa 110mila euro, i costi fissi sono circa 30mila, quelli variabili sono circa il 30% dei ricavi sui servizi di ricostruzione unghie, circa il 40% sulla vendita dei prodotti (dati Creaimpresa).

Intanto se fino a qualche anno fa si doveva comprare all’estero il necessario per la ricostruzione, ora in Italia operano molte aziende specializzate. E il loro numero cresce. «La maggior parte delle aziende italiane non produce, ma importa con propria etichetta e distribuisce» spiega Vannicola. In cinque anni ne sono nate a decine. E a Bologna si è costituita l’Assonail, l’Associazione nazionale delle imprese nel settore nail (www.assonail.it). Ne fa parte la Ladybird house di Modena, che ha 20 anni di attività alle spalle e ha chiuso il 2009 con un incremento vicino al 20% del fatturato. «Oggi ci sono più di 60 Ladybird Store, centri specializzati dove si possono acquistare i prodotti, seguire i programmi di formazioni e i corsi, ricevere assistenza tecnica, supporto commerciale e di marketing» spiega Libera Ciccomascolo, presidente Ladybird house. Solo nel 2009, abbiamo avuto più di 1.500 corsisti. Sei i corsi base, da tre a otto giorni, con costi da 450 a 1.050 euro».

L’opportunità del franchising

Ci sono poi franchising a tutti gli effetti. Nailpassion (www.nailpassion.it) commercializza prodotti per la ricostruzione in negozi e corner, conta nove punti diretti e sette in franchising, con un programma di 30 aperture per il 2010. Spiega il fondatore Paolo Marchiori: «Si tratta di negozi in cui si vendono i prodotti e si praticano trattamenti. Non serve licenza per l’apertura. Dialoghiamo noi con le Camere di commercio, per l’apertura. Con meno di 15mila euro è possibile aprire chiavi in mano. Compresi arredo, cassa, postazioni di lavoro e formazione per titolare e dipendente. I corsi durano dai cinque giorni in su, a seconda delle necessità della persona, e si svolgono a Torino, oppure vicino a Palermo e, prossimamente, a Bologna».

Progetta un franchising anche la Gamax. L’azienda ha creato un format di nail bar, con due centri già aperti a Roma, uno in via Giulia l’altro in via d’Aracoeli. (www.nailsbar.eu). L’idea arriva da analoghi locali metropolitani, a Londra, Parigi e New York, dove sedersi, chiacchierare e farsi fare le unghie. «Il cuore del locale è il bancone, che allinea una serie di postazioni di lavoro. La cliente può bere qualcosa, intanto, e socializzare» spiega Alessandro Clemente, responsabile della comunicazione. Le tariffe sono proporzionate alla location: 20 euro per una manicure (molti i clienti uomini) e 125 euro per una ricostruzione. Il nail bar, per funzionare, deve trovarsi in una via centrale, prestigiosa. E restare aperto almeno dalle 9 alle 19.30, senza pause. Possono servire anche quattro-cinque addette, organizzate in turni. «Per quanto riguarda i costi di avviamento, è difficile prospettare un’offerta standard. Il costo per un nail bar di circa 60 mq parte da poco più di 5.000 euro e comprende l’arredamento per due postazioni (un bancone e quattro sgabelli) e l’assortimento completo dei prodotti del nostro catalogo. A questo si aggiungono i costi extra per ulteriori prodotti, la formazione e gli altri elementi di arredo».

Storia 1 «Buone performance anche in periodi di crisi»

Per chi desidera aprire un nail center, Ladybird House ha varie proposte di partnership.

Marisa Strangio, 28 anni, geometra, ha aperto a Torino un Ladybird store. L’insegna è Beauty Hands. «Ci sono arrivata nel 2006, ma dopo anni di attività privata. Per aprire un negozio, bisogna prima crearsi una bella clientela, altrimenti si rischia il fallimento. Ho iniziato a formarmi in Belgio, quattro anni prima, poi ho proseguito in Italia e mi sono appoggiata al Mip, il servizio di consulenza gratuita della Provincia di Torino, per sviluppare il business plan dell’attività. Una volta trovata la location in centro, ci sono voluti tre mesi per aprire. In Piemonte serve un diploma di estetista, così ne ho assunta una. Di fatto però, le ricostruzioni sono il 90% della nostra attività».

i miei conti

› La tariffa della ricostruzione è di 65 euro, 38 per il rifacimento.

› Clienti in un giorno: da 6 a 12.

› Per l’allestimento delle due postazioni e ristrutturazione del negozio: 30mila euro.

› Prodotti: 20mila euro.

› Riassortimento bimestrale: da 600 a 2.000 euro.

› Spese collaboratrice: 1.000 euro al mese.

› Affitto: 750 euro al mese.

› Utenze e riscaldamento: 600-700 euro a bimestre.

«L’attività va bene e ho ricevuto i complimenti del commercailista, che non si aspettava la mia performance in un periodo come questo. E il mio obiettivo è tenere come formatrice per Ladybird House cinque-sette corsi al mese. La retta del corso resta a me, l’azienda guadagna sui prodotti». Un consiglio per chi comincia: «Non risparmiate in formazione, che deve essere continua, perché le tecniche si aggiornano e migliorano».

Storia 2 «Come si fa? Te lo insegno on line»

Alessia Benetello, 25 anni, quattro anni fa ha seguito un corso di ricostruzione delle unghie a Milano e ha cominciato a praticarla alle amiche. All’inizio non si faceva pagare, ma oggi per lei, che lavora part-time come venditrice pubblicitaria in una concessionaria, la ricostruzione delle unghie è una seconda attività redditizia. Con il fidanzato Daniele Salamina, esperto in web marketing, ha realizzato un videocorso che vende on line su www.onicotecnica.org. «Con 97 euro le clienti possono imparare passo passo a ricostruire le unghie. Da settembre a dicembre 2009, 4.000 persone hanno scaricato gratis la prima parte del corso. Un altro centinaio l’ha acquistato. Il mercato c’è. Per questo stiamo realizzando un negozio on line in cui venderemo kit e prodotti di qualità, dalla primavera 2010». Alessia cerca anche di aprire un centro unghie a Milano. Nel progetto del negozio, reale e on line, la affianca Antonella Castrovilli, 28 anni, nail artist di Martina Franca (Ta). «Non c’è più nessuno che vuole una semplice ricostruzione o una french. La nail art crea dipendenza. Nel mio negozio, la vuole il 90% delle clienti. È un mondo che cresce tantissimo».

Silvia Messa Millionaire 02/2010

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