Questo pazzo pazzo mondo

Di
Redazione Millionaire
8 Agosto 2012

Idee irriverenti e trasgressive. Rompono schemi assodati e toccano argomenti tabù: come sesso, morte, droga, carcere. Intuizioni folli che poi registrano fatturati eccellenti, danno lavoro alla gente e si fanno notare. Storie e strategie da copiare

Dentro di te c’è qualcosa che brilla. Rompi gli schemi. Prenditi il lavoro migliore. Lo auguriamo a chi legge e a noi stessi, che da 20 anni scoviamo idee nuove e pazze per darvi stimoli e opportunità. Trovare la chiave di svolta è fondamentale, oggi più che mai.

«Il mercato del lavoro è fermo, i salari stanno attraversando cicli negativi, le pensioni non saranno quelle che ci erano state prospettate. Ma questa situazione offre una splendida opportunità: quella di fare la differenza. Mettere a frutto il talento, la creatività, l’arte. E, perché no, essere trasgressivi. Tutte le storie di imprese di successo sono in definitiva storie di persone che hanno deciso di sfidare lo status quo» spiega a Millionaire  Seth Godin, esperto di marketing. I suoi bestseller, tradotti in decine di lingue, sono punti di riferimento per le imprese di tutto il mondo.

 

La chiave di svolta? È dentro di noi

È dall’individuo, da noi stessi che parte il cambiamento. «Oggi ci sono più opportunità per mettersi in proprio rispetto a quanto sia mai accaduto prima. È più facile trovare gli strumenti, è più economico cominciare, Internet apre il mercato a chiunque abbia un buon prodotto e una bella storia». Chi ha avuto idee folli è diventato ricco. «Steve Jobs è un artista che anticipa le voglie del mondo! Adriano Olivetti ha rotto le regole con le sue macchine da scrivere colorate. Renzo Rosso, padrone della Diesel, viene dal popolo, non ha avuto paura di rischiare il patrimonio di famiglia, come i figli dei ricchi» aggiunge il fotografo Oliviero Toscani, famoso per le sue campagne scioccanti (chi non ricorda la prima, quella dei Jesus Jeans?), e fondatore de La Sterpaia (www.lasterpaia.it), un centro di produzione per operazioni di comunicazione e di formazione, un punto di incontro tra creatività e imprenditoria, con sedi a Pisa e Milano, dove lavora con giovani di talento da tutto il mondo.

«Chi fa un lavoro creativo deve andare oltre quello che non funziona. Purtroppo, in Italia l’educazione, la scuola, la religione uccidono l’istinto e il desiderio di innovazione e creano complessi. La paura di non essere accettati, di fallire, ci mantiene nella banalità, nella mediocrità, per cercare il consenso. L’innovatore non è sicuro del consenso, l’insicurezza è alla base della creatività. Bisogna avere il coraggio di viaggiare in terreni non conosciuti, come esploratori. In Italia non si muove niente: un Paese di vecchi, vigliacchi, senza coraggio. Colpa delle mamme, che ci castrano con il loro accudimento eccessivo, senza stimolare il distacco, l’andare per il mondo. Chi ha spirito innovatore purtroppo va all’estero. Qui, chi innova è antipatico, non piace: guardate la guerra che hanno fatto a Mourinho, che non ha leccato nessuno».

Come si inventa qualcosa di nuovo

«Disegnare bene, fare prodotti intelligenti paga. Bisogna essere se stessi. Cercare di capire che cosa può essere interessante, non copiare, mettere in discussione… Qualsiasi esperienza ti può stimolare. Trovare qualcuno che sappia farlo ti può già cambiare la vita». L’idea trasgressiva paga? «Sì, a patto che sia costruttiva e non agisca in modo dirompente. La saggia follia porta lontano. Bisogna rompere i paradigmi e le convenzioni, ma farlo tenendo i piedi per terra» afferma Alessandro Garofalo, amministratore delegato di Trentino Sviluppo, una Spa regionale che segue, fa da incubatore e finanzia neoimprese. «Si comincia dalla ricerca del lavoro. Un laureato di 24 anni, con ottimo curriculum, è uguale a tanti altri. Ma con un colloquio non convenzionale ha l’occasione di rendersi unico, di far capire che ha capacità combinatorie e creative. Rompere gli schemi permette di mostrare aspetti di sé importanti. Segnalare di avere un hobby funziona se l’hobby è diventato talento e competenza, grazie a un impegno di 10mila ore in 10-13 anni. Le aziende hanno bisogno di innovatori. E c’è voglia di imprenditoralità. Il fermento non è solo al Nord: aumentano gli incubatori e l’attività dei Bic, come punti di aggregazione e catalizzatori di energie e nuove imprese». Garofalo individua rotture degli schemi anche in aziende già strutturate. «Dove c’è un prodotto è più facile innovare. A volte basta ribaltare le prospettive. Tecnogym, che realizza macchine per il fitness basate su movimenti precisi, lancia quelle che si basano su movimenti liberi, a 360 gradi. Lavorare su se stessi è più difficile». Ecco i suoi suggerimenti per stimolare la capacità di avere idee folli. «Curiosità: guardate quello che fanno gli altri. Contaminazione: prendete idee che funzionano in altri settori e applicatele al vostro. Multisensorialità: utilizzate i sensi per conoscere cose e mondi con un nuovo approccio. Viaggiate: conoscere culture diverse stimola la creatività».

L’idea dirompente ha effetti

duraturi

«Edison diceva che l’1% di quello che inventiamo è ispirazione, il resto traspirazione. L’intuizione da sola non basta, bisogna trasformarla con fatica e determinazione in un progetto reale, in un prototipo. La maggior parte delle persone si demoralizza davanti all’impegno. Invece ci vuole “genio e regolatezza”! Anche Toscani dice che dietro a una foto geniale ci sono 60 persone che si fanno un mazzo così. Se una persona abbonda in estro e scarseggia in capacità di concretizzare ha una possibilità: trovarsi un socio metodico che la completi e condividere le competenze. La complementarietà e la cooperazione sono una grande risorsa» prosegue Garofalo. Si può sbagliare rompendo gli schemi? «Quando si esce dal paradigma e non si mettono i piedi per terra. Non ci si può allontanare del tutto dai valori aziendali, ci vuole coerenza, una certa etica. Thun, che ha iniziato la produzione di statuette da un’idea “religiosa” non potrebbe realizzarne a tema Kamasutra».

 

L’idea folle è sempre trasgressiva?

«A volte è solo frutto di una diversa prospettiva» risponde Garofalo. «Una fabbrica di dentrifici americana aveva speso cifre folli per campagne e marketing. Alla fine, qualcuno pensò di allargare il buco del tubetto. Con la stessa pressione usciva più prodotto. Aumentarono le vendite del 30%. Aprilia è passata dai vecchi modelli di moto al concetto di mobilità urbana e ha sfondato con i suoi scooter. Le Geox, aneddoto stranoto, sono nate dai piedi bollenti di Mario Moretti Polegato in gita e da qualche taglio sulla suola: un gesto di ribellione che ha creato un’impresa che dà lavoro a 5mila persone ed esporta scarpe in tutto il mondo. Infine, la leggendaria nascita dei Post-it: Art Fry, ricercatore nella Divisione sviluppo prodotti della 3M, cantava nel coro della chiesa. Gli servivano foglietti che non si staccassero dallo spartito. Pensò di usare una colla fallimentare, inventata da un collaboratore, che incollava, sì, ma solo per un po’. Tutto il contrario di quello che dovrebbe fare una colla» continua Garofalo.

 

Dove nascono le idee “geniali”

«L’ambiente è importante. alcuni stimolano più di altri: Tokyo, il Giappone. Boston, città europea in realtà americana, Dublino, i suk di Marrakesh e Istanbul. Posti dove c’è movimento, densità di persone… Oppure uno può essere ispirato dalla tranquillità di ambienti naturali: verde, parchi, luoghi con presenza d’acqua. Chi ha un’impresa, può predisporre ambienti che fanno fiorire idee: Marco Cattaneo, Momo design, ha un biliardo e armature antiche in ufficio. E i dipendenti hanno spazi di gioco, in azienda. Thun ha una zona colazione dove mette a disposizione ogni cosa buona, a spese dell’azienda: chi si sente oggetto di attenzione e cure lavora meglio, in un luogo dove deve passare 10 ore ogni giorno».

 

Le regole trasgressive possono convivere con l’organizzazione aziendale? Sì, Tom Peters, altro guru del marketing. In Liberation management si è scagliato contro i tradizionali metodi organizzativi e ha teorizzato la necessità della nascita di “aziende pazze”, dove non ci sono gerarchie e le persone si coordinano attraverso la condivisione di scopi comuni e di valori. Robert Sutton in Idee strampalate che funzionano, racconta che nei parchi Disney i figuranti e gli addetti devono attenersi ai disciplinari dell’azienda, ma l’azienda ha creato una struttura di ricerca e sviluppo, Disney Imagineering, dove “immaginieri” si fanno venire ogni tipo di idea stramba da proporre ai visitatori, sperimentano continuamente e sono incoraggiati a fantasticare su larga scala. Se si rompono le regole e si rompe col passato, se si accolgono e stimolano contributi diversi, a volte opposti rispetto alle procedure o alla consuetudine le cose, se la gamma di idee si amplia, si vedono le cose sotto una nuova luce. Per dirla con Sutton, la “varianza” paga: Thomas Edison sosteneva che per inventare serve un sacco di robaccia. Nel suo laboratorio  c’erano attrezzature e strumenti di ogni sorta, avanzi di esperimenti precedenti, ma anche oggetti esotici e rari, come denti di cavalluccio marino e pelo di vacca.

La Capital One, azienda erogatrice di carte di credito ha sperimentato tutti i sistemi possibili per conservare i clienti e attirarne di nuovi: ha trasformato l’azienda in un esperimento senza fine. Nel 2000 ha fatto 45mila diversi tentativi per diversificare il target. Alcuni sono stati fallimentari, ma oggi i clienti sono più di 30 milioni. La Skyline, studio di progettazione dei giochi della Ideo, nel 98 ha sfornato 400mila idee per nuovi giocattoli. Il tasso di scrematura è alto: 230 sono diventate progetti o prototipi, solo 12 sono state vendute. È impossibile trovare una buona idea senza avere un sacco di idee stupide, banali e pazze: nessuno è in grado di dire quale di queste è una perdita di tempo e quale diventerà il nuovo Furby, il gioco boom del 1998.

Le idee vengono lavorando con persone diverse: Markus Mettler, fondatore di Brainstore, azienda svizzera, proclama: «Non cerchiamo idee normali, cerchiamo idee folli. Ci rivolgiamo ai ragazzini perché loro sono capaci di parlare senza far intromettere i pensieri. L’azienda unisce la professionalità degli esperti con l’entusiasmo sfrenato dei ragazzi». Ancora una volta, si ribadisce il mix che funziona davvvero, quello che consigliamo a tutti: il sapiente equilibrio tra obiettivi innovativi e di routine.

spot che sorprendono

Comunicare con trasgressione: è quello che hanno fatto aziende organizzatissime e inquadrate, come Ikea, Birra Moretti, McDonald’s, Extendedstay hotels, Amica Chips. Hanno creato campagne di comunicazione, tra stampa, affissioni e video virali sul Web, dove si rompono gli schemi, a volte al limite del buongusto o toccando argomenti tabù.

1. Ikea ha trasformato in un’allegra cameretta, luogo di scambi amichevoli e divertimenti, la cella di un giovane carcerato.

2. Birra Moretti scherza sull’ubriachezza e sul rapporto di coppia, per pubblicizzare la sua birra analcolica.

3. Si parla invece di omosessualità rivelata in famiglia, nella campagna di McDonald’s.

4. Ammicca al sesso “La patatina tira”, il claim di Amica Chips, che ha scelto come testimonial il pornodivo Rocco Siffredi, attorniato da bellezze procaci.

5. L’Extendedstay hotel, per far capire quando ci si senta a proprio agio nelle strutture della catena statunitense, riprende momenti intimi di flatulenza dei clienti.

irriverenti di successo

Provocazione Borat

Un rapper inglese aspirante gangster, Ali G. Un giornalista kazako misogino, infantile e antisemita, Borat. Un giornalista di moda, Brüno. Sono alcuni dei personaggi inventati dall’attore inglese Sasha Baron Cohen, 39 anni. Il suo film più famoso è Borat (2006). La pellicola ha incassato negli Stati Uniti 125 milioni di dollari e in Italia 5 milioni di euro.

Elio ci prende a cachi in faccia

«Facciamo musica impegnata. Nel senso che ci impegniamo. Per fare delle puttanate, ma ci impegniamo». Parola di Elio, all’anagrafe Stefano Roberto Belisari, 49 anni. È il fondatore di Elio e le storie tese, il gruppo che da 30 anni sbeffeggia l’Italia e gli italiani. Ironia, sarcasmo e gusto della provocazione: Elio non ci rinuncia mai. Dall’abbigliamento alle canzoni, fino ai concerti, vere performance, e alle scelte discografiche. http://elioelestorietese.it

Roberto D’Agostino: giornalista gossiparo

Pettegolo o giornalista coraggioso? Il suo sito di gossip www.dagospia.com incassa 300mila visite al giorno. Ed è temuto dai personaggi di politica, economia, spettacolo e giornalismo. «Sono riuscito a fare quello che volevo fare a 50 anni, quando ero già suonato» ha dichiarato D’Agostino, 62 anni, agli studenti della Sapienza, dove ha tenuto una lezione per i 10 anni del sito. «Ma è bellissimo non avere nessuno sopra, essere padroni del proprio destino. Potete farlo anche voi».

Lapo Elkann

Ha rischiato pelle e reputazione, in un festino con droga e trans. Dopo cinque anni Lapo non cessa di far parlare di sé. 33 anni, nipote di Gianni Agnelli, come lui è estroso e maestro d’eleganza. Rilancia il marchio del gruppo Fiat, attraverso gadget e capi di abbigliamento. Ha creato una società sua, Italia Independent: il consumatore può personalizzare completamente il prodotto da acquistare – occhiali, orologi, gioielli, una bicicletta, skateboard e oggetti per viaggiatori – con materiali innovativi.

Banksy, il graffitaro dei vip

Il graffitaro più famoso del mondo, di cui non si conosce la reale identità, ha nel ratto il suo animale simbolo: «Perché non rispetta le gerarchie e fa sesso anche 50 volte al giorno». Si chiama Banksy. È amato dalle star. Le sue opere sono state vendute in tutto il mondo per cifre a sei zeri.

Brasile

elimina le gerarchie in azienda

L’idea

Sostituisce alla classica struttura gerarchica piramidale “autoritaria” una orizzontale e “democratica”. La gente lavora meglio e le idee fioccano.

Un’azienda in cui il primo e l’ultimo livello della scala gerarchica sono trattati allo stesso modo. In cui tutti i dipendenti partecipano alle decisioni, e possono contribuire con idee e suggerimenti allo sviluppo del fatturato. Ricevono una parte dei profitti e sono liberi di decidere i propri orari di lavoro. Un sogno? No, è la realtà molto “trasgressiva” della Semco, l’azienda brasiliana che nel 1982 produceva pompe ed eliche per la marina mercantile e che oggi opera in nove settori di attività, dalla produzione di lavastoviglie e impianti di refrigerazione alla consulenza ambientale e immobiliare, dal management outsourcing alla gestione del rischio. Il protagonista di questa “rivoluzione” aziendale, diventata oggetto di attenzione da parte di migliaia di dirigenti e un caso di studio presso le business school, è Ricardo Semler, 51 anni, che a soli 24 ha preso il posto del padre come Ceo nell’azienda di famiglia e ha sostituito alla tradizionale struttura gerarchica piramidale una orizzontale. Risultato? È passata da 90 a 3mila addetti e ha aumentato il fatturato di oltre 200 milioni di dollari. Il turnover del personale non supera la percentuale dell’1%. «Il profitto non è lo scopo prioritario di un’attività. Più importante di qualsiasi cosa è il benessere di coloro che vi partecipano». Per saperne di più: Senza gerarchie al lavoro (Bompiani, 17 euro). INFO: www.semco.com.br

Praga

la “grande sorella” del sesso

L’idea

Hanno creato un bordello dove ti riprendono e ti danno il cd con le tue prestazioni. E un sito per guardoni che fattura 180mila euro al mese.

Parlare di sesso in fatto di trasgressione potrebbe sembrare banale, ma in questo caso l’idea imprenditoriale è geniale. L’hanno avuta due amici, un tedesco e un ceco, che cinque anni fa hanno fondato a Praga un club erotico speciale: il primo e unico bordello dove le prestazioni sono trasmesse su Internet 24 ore su 24 (www.bigsisterlive.com). E registrate su un dvd personalizzato, che può essere acquistato prima di lasciare il locale. Una specie di Grande Fratello del sesso, da cui il nome Big Sister. «Il cliente paga solo una consumazione di 12 euro. Sceglie una delle 25 ragazze a disposizione, con la quale può trascorrere un’ora di tempo. Ma prima deve firmare una liberatoria che autorizza a girare un video della propria prestazione» spiega Walter Grigereit, austriaco, 51 anni, fondatore e pr del locale. I tre piani dell’edificio situato al 46 di Nadrazni sono infatti pieni di telecamere. «L’idea mi è venuta partendo dal Web, non dal sesso! Insieme a un socio ero alla ricerca di un nuovo business su Internet che potesse suscitare interesse. Mi è venuto in mente di mostrare la vita reale di un “nightclub”. Abbiamo fatto una ricerca, nessuno aveva mai avuto questa idea. Così ho deciso di metterla in pratica». I due soci stilano un profilo per valutare i bisogni dei navigatori, trovano una casa di dimensioni adeguate, vicino al centro della città. «La casa è stata interamente ristrutturata in base alle nostre necessità. Ci siamo appoggiati a una società di software, il progetto è stato enorme: 40 specialisti hanno lavorato solo nella fase di sviluppo, più altri 70 tra tecnici, web designer, registi, montatori, ragazze, bar, ufficio e personale di sicurezza. L’investimento totale è stato di 5,5 milioni di euro». Ampiamente ripagati, guardando ai numeri di abbonati e frequentatori: 50mila le persone che a oggi hanno visitato il Big Sister. «La maggior parte sono cechi, al secondo posto vengono gli italiani. Ma il grosso degli incassi deriva dagli abbonamenti al sito: tra 5.000 e 6.000 al mese» conclude Grigereit. Se consideriamo che un mese costa 30 euro, i conti sono presto fatti.

Gran Bretagna

Motofunerale per irriducibili centauri

L’idea

Per sfidare la tristezza e far sorridere i parenti anche nei momenti tristi.

Paul Sinclair è un pastore protestante di 44 anni e motociclista per passione. Nel 2002 ha fondato la Motorcycle Funerals, l’unica società in Gran Bretagna (e probabilmente al mondo) a fornire un servizio di carri funebri che in realtà sono dei sidecar agganciati a una motocicletta. «Ogni funerale deve riflettere lo stile di vita della persona. Se il “caro estinto” era appassionato di moto perché fargli fare l’ultimo viaggio in auto?» spiega l’imprenditore a Millionaire. «Facevo il prete a Londra, per raccogliere i fondi per la chiesa mi esibivo in show motociclistici. Ho creato un mio sito (www.fasterpastor.com) e scritto un libro, No open on Sunday. Nel 2002 ho venduto tutto e mi sono trasferito vicino a Birmingham. Qui il costo della vita è più basso e ho potuto realizzare la mia idea imprenditoriale. I primi sidecar li ho costruiti con le mie mani, ma si rompevano. Ho assunto un ingegnere, che tuttora lavora a tempo pieno per me. Oggi ho sei moto, lavoro sette giorni su sette. La mia tariffa va da 700 a 1.200 euro. Non c’è angolo dell’Inghilterra dal quale non mi abbiano chiamato, sono andato persino sulle isole di Man e Jersey. In questo campo i clienti non mancano. Riesco a far spuntare un sorriso anche nei momenti più tristi. I parenti mi ringraziano».

 

INFO: www.motorcyclefunerals.com

Canada

anche Superman fa pipì

L’idea

Trasgredire con la normalità: mostra (e vende) il lato umano dei supereroi.

Nei film e nei fumetti i supereroi hanno poteri con i quali compiono imprese impossibili. Nell’obiettivo di Ian Pool, fotografo canadese di 37 anni, hanno bisogni umani. Così, anche a Spiderman capita di appartarsi nei vicoli di New York per uno stimolo impellente. E il cattivissimo Darth Vader si rilassa sulla tazza guardando una rivista. «Trasgredire per me è produrre un’immagine che non avevo mai visto prima. Le idee non hanno leggi o regole da seguire, hanno l’abilità di crescere e svilupparsi. E a me piace innaffiare i semi del pensiero». Tutti i personaggi fotografati da Ian sono giocattoli, che compra nei negozi o su Internet. «Fotografo i giocattoli in studio, poi scelgo la location in cui saranno inseriti: una stanza, un corridoio, un negozio. La fotografo con la sua luce naturale. Poi metto insieme le cose al computer, con Photoshop. Per realizzare una foto spendo intorno a 100 dollari, ma impiego talvolta anche un mese di tempo». Le idee di Pool, oltre ad aver fatto il giro del mondo, hanno stuzzicato l’appetito di alcune aziende canadesi, che gli hanno chiesto di ideare alcune campagne pubblicitarie. Il guadagno per il fotografo va da 4mila a 60mila dollari. «Questi introiti mi danno da vivere, però quello che realmente mi interessa è il mio lavoro personale» conclude Pool.

INFO: www.ianpool.com

Italia/Usa

Ex narcotrafficante, fa T-shirt rabbiose

L’idea

Un narcos finisce in carcere. Inventa magliette e un marchio di moda. E si trasforma da delinquente a businessman

Una scritta sul petto, per darsi coraggio, per vincere l’avvilimento della prigione e augurarsi le cose migliori: stare alla grande e fare del buon sesso. Questo il significato di De puta madre 69, il motto e l’azienda creata da Ilan Fernandez, colombiano di padre israeliano, quando scontava la sua condanna negli States per l’imponente traffico di narcotici che aveva organizzato. Le magliette sono uscite dal carcere, hanno avuto successo anche per la loro carica di aggressività. La sua storia è un romanzo. Giulio Laurenti ha pubblicato un libro sulla sua vita, Suerte (Einaudi), la sua caduta e la sua “resurrezione”. Da Narcos a imprenditore, oggi Fernandez, 45 anni, guida un’azienda che produce capi di abbigliamento e li vende in 28 Paesi, ha creato una bibita energetica, costruisce immobili, apre locali. A Hollywood stanno facendo un film su di lui. «Eppure in questo momento le rivelazioni sul mio passato hanno messo paura a banche e sindaci. Sono cambiato, ma certa gente non capisce che si può andare avanti anche dopo degli errori. Cerco di incoraggiare i giovani in prigione. Ma avranno enormi difficoltà, quando usciranno. Il passato da delinquente andrebbe taciuto, se si vuole avere credito, fiducia, lavoro. Oggi non ho bisogno di nessuno, ma mi dà fastidio che in Italia funzioni così». De Puta madre 69 è un’azienda che Ilan condivide con due soci romani. «Non sapevo niente del settore: i fornitori di tessuto, il confezionatore, lo stampatore mi hanno fatto credito. Pagavo quando vendevo, andando per negozi e mostrando la merce: in tre-quattro mesi sono riuscito a incassare 300mila euro, solo a Roma». Il botto arriva con l’uscita dall’Isola del famosi di Adriano Pappalardo con una sua maglietta addosso. «Nel 2009 abbiamo avuto un calo del 25%, ma nel momento migliore abbiamo fatturato 78 milioni di euro nel mondo. Stiamo lanciandoci in nuovi mercati, come il Sudafrica. Ma diversifico. A giugno ho avviato un locale a Milano Marittima. Si chiama 300, perché in 300 mi hanno sconsigliato di aprire. Dopo anni di lavoro duro, ho voglia di recuperare la mia giovinezza. Non sono tormentato dal mio passato. L’importante è che ne sia uscito». A chi vuole fare impresa, dice: «Ascolta i consigli, studia la concorrenza. Tieni i piedi per terra e fai bene i conti. Se sbagli, non abbatterti. Conosci i tuoi limiti. Non pensare di fare tutto subito. E da solo».

INFO: www.deputamadre69.it

Veneto

sfogatoio offresi

L’idea

Uno sfogo diventa un blog. Poi, su Facebook, un gruppo che aggrega 140mila persone. Così un giovane designer mette in riquadri la sua creatività.

Sette ore per il tratto tra Venezia e Treviso, causa neve sui binari. Gabriele Coletti, 25 anni, studente in Design e arte, dà voce al suo risentimento verso Trenitalia con un blog. Esprime il suo odio su questi e altri argomenti e lo condivide con gli altri internauti. Dopo tre mesi, apre una pagina su Facebook: successo incredibile. Oggi ci sono quasi 140mila “amici” di Viodio, che stravedono per i riquadri neri, semplici e fulminanti, dove con immediatezza Coletti sfoga i suoi sentimenti. L’odio spazia dai carciofi ai politici, dai modi di fare della gente alle multinazionali. «Sono emozioni che molti condividono. Un modo per superare il disagio. Dirlo piuttosto che farlo non è istigazione, è catarsi. E fa ridere. Ricevo da 50 a 200 e-mail al giorno di commenti e suggerimenti». E il business? Coletti, che collabora a vari progetti grafici e con Legambiente Verona, ha ricevuto proposte di sfruttamento commerciale dell’idea, dal merchandising all’editoria, che per ora non lo convincono. «La pagina resta uno sfogo. E un progetto vincente da mettere nel mio portfolio. Telecom si è ispirata all’idea dei riquadri per la campagna A voi comunicare. I media ne parlano. E molti premono perché organizzi il primo Flash Mob Viodio. Potrebbe essere un evento oceanico!».

INFO: http://viodio.tumblr.com

Nuova Zelanda

venditrice di fantasmi

L’idea

Vende fantasmi in bottiglietta e, che ci crediate o no, fa affari

La disturbavano con mille dispetti. E lei li ha intrappolati e venduti sul Web per 1.450 euro. Avie Woodbury di Christchurch, Nuova Zelanda, ha chiamato un esorcista e con il suo aiuto, un po’ di acqua santa e maestria, ha rinchiuso due fantasmi molesti, un anziano e una bambina, in due ampolle, che ha messo all’asta on line: ha richiamato 214mila visitatori e piazzato gli ectoplasmi a una cifra considerevole, che devolverà all’ente locale di protezione animali.

Francia

finti rapimenti è boom

L’idea

Organizzano finti rapimenti. E i manager in cerca di emozioni pagano profumatamente.

Non sai quando accadrà e come. Ma sai che ti rapiranno, ti legheranno, magari infilandoti imbavagliato nel bagagliaio di un’auto. Poi, la liberazione, magari a opera di un reparto di Teste di cuoio. Shock assicurato. O la guarigione da qualche fobia. L’adrenalina scorre a fiumi, nei pacchetti ad alta carica emotiva offerti dall’agenzia francese Ultime Réalité, creata da Georges Cexus, 28 anni. Il rapimento base costa 900 euro, ma tutto può essere personalizzato, variato, studiato, in base alle preferenze e alla tipologia del cliente. L’imprenditore ha rivelato di ricevere un paio di richieste al giorno, soprattutto da manager. INFO: www.ultimerealite.fr

Silvia Messa e Tiziana Tripepi, Millionaire 7-8/2010

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