Street Art: la nuova frontiera dell’eco marketing

Di
15 Novembre 2012

Si chiama social innovation e rappresenta la nuova frontiera per unire responsabilità, profitto e benessere (a patto che sia per tutti).

Crescono le aziende in Italia, come all’estero, che vogliono riscoprire il loro ruolo sociale: quello di creare, in altri termini, ricchezza per la collettività e non solo per pochi singoli.

Interessanti esperienze ispirate a questo modello avvengono nei campi più svariati, ma è nel marketing che si assiste alla nascita di avventure aziendali degne di nota.

Come quelle di diverse agenzie di comunicazione, sparse per il mondo, che hanno deciso di promuovere campagne responsabili, solidali e  rispettose dell’ambiente.

Pubblicità, vere e proprie manifestazioni di street art, che prendono corpo solo grazie all’uso di elementi naturali, come vernici di latte e gesso, muschio, sabbia, neve e pioggia.

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Simbolo italiano di questa nuova frontiera dell’eco marketing, GreenGraffiti, l’agenzia gestita da Lorenzo Fabbri, e Alessandro Nicotra.

Nella slide, alcune delle “pubblicità responsabili” che i due, esperti di media sostenibili, hanno realizzato negli ultimi anni:

 

Il branch italiano è parte di un network internazionale, nato ad Amsterdam grazie all’opera dell’imprenditore americano Jim Bowes, che ha spiegato così alla stampa la genesi del progetto:

“Le agenzie fanno pubblicità ai prodotti sostenibili, ma non applicano quei principi alla propria attività. Dove lavoravo in un anno stampavamo circa 750.000 pagine a colori e nessuno se ne preoccupava.”
Bowles voleva dimostrare che anche le agenzie di comunicazione potevano rinnovarsi in nome della sostenibilità.

Oltre al rispetto dell’ambiente, nella mission del network anche la volontà di investire in progetti umanitari.  A questo scopo GreenGraffiti ha istituito GreenAdsBlue, una fondazione che finanzia iniziative di sensibilizzazione sulle risorse idriche globali. Per ogni litro d’acqua usato dalla compagnia per le sue campagne di advertising, 5 cent vanno alla fondazione.

Il branch italiano di Lorenzo e Alessandro si spinge ancora oltre, reinvestendo dal 2 al 3% dei suoi profitti in iniziative culturali.

Che ne pensi di Green Graffiti? Conosci altre attività capaci di unire business ed etica?

Giancarlo Donadio

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