Allenano come i Marines, sono esperti di fitness metabolico o di kettlebell. Istruttori sì, ma anche campioni di marketing: ecco i nuovi personal trainer, veri protagonisti della palestra 2.0
Guadagnano quasi come i vip che allenano, strizzano i fianchi di modelle e politici e non si fermano mai. Dimenticatevi i vecchi istruttori che in palestra compilano una scheda fatta di esercizi alle macchine e tabelline. Le nuove frontiere dei personal trainer arrivano ancora una volta dall’estero, dove c’è un istruttore per ogni problema. A Londra, Julia Bishop si è inventata il fitness per le mamme in attesa (www.moveyourbump.com): il suo onorario si aggira intorno a 50 sterline (56 euro) per una sessione one-to-one di 60 minuti (500 sterline è il costo del pacchetto di 10 sessioni). E tra quelli che fanno furore c’è anche Bernardino Lombao, ex atleta olimpico e personal trainer di alcuni tra i più noti campioni sportivi iberici. Con la sua tempra d’acciaio è riuscito ad abbassare di 12 anni l’età biologica dell’ex Primo ministro spagnolo Aznar, facendolo allenare per due ore al giorno e portandolo a una media di 2.000 addominali quotidiani. Alcuni segreti dell’entrenador di ferro, sono raccolti nel suo libro: Revitalizació: la ciencia de la Revitalización. ¡Mejora tu calidad de vida ya!, di Rafael Santonja y Bernardino Lombao; Aguilar (si può acquistare su www.casadellibro.com, 16 euro). Da Gunnar Peterson (www.gunnarpeterson.com) che tiene a stecchetto dive come Cameron Diaz e Jennifer Lopez con sollevamenti e crunch, a Mike Alexander, che ha rimesso in forma Ashlee Simpson dopo la gravidanza, fino a Patrick Murphy, angelo custode di Eva Longoria. Nomi da 100 dollari l’ora, per una professione sempre più ambita, ma non così facile come sembra.
La formazione
Non basta essere sportivi ben allenati o frequentatori assidui di una palestra per avviare la professione. Necessario un attestato dell’Isef, l’Istituto superiore di Educazione fisica, oggi scomparso e sostituito dalla Laurea triennale in Scienze motorie. Ancor meglio se alla laurea triennale se ne fa seguire una specialistica di due anni. Per vedere tutti gli atenei italiani presso i quali si può conseguire il titolo, basta fare riferimento al sito del Miur (www.miur.it). «Per accedere al corso di laurea, bisogna superare una prova di ammissione di tipo attitudinale e serve per accertare l’idoneità alla pratica sportiva. Alcuni atenei, però, prevedono un test di ammissione che valuta la cultura generale (quesiti intorno a discipline come chimica, fisica, matematica)» spiega Pierluigi De Pascalis (www.depascalis.net), responsabile della formazione e divulgazione scientifica di www.nonsolofitness.it e autore di Personal trainer. Come sceglierlo, come diventarlo (Calzetti & Mariucci, 12 euro). «La laurea non basta, è indispensabile un aggiornamento continuo e qui bisogna districarsi nella giungla delle offerte. Per non spendere soldi inutili è sempre bene fare riferimento alle federazioni riconosciute dal Coni (http://coni.it) o partecipare ai master tenuti dalle università» prosegue De Pascalis, anche docente in Scienze e tecniche delle attività motorie all’Università di Foggia.
Dalla laurea alla gavetta
Dopo aver ottenuto la formazione di base, è il momento della “gavetta”: affiancate un personal trainer più esperto, ma accertatevi che abbia la laurea. Quando vi sentite pronti per avviare la libera professione potete aprire una Partita Iva. Il codice varia in base alla Regione, ma solitamente il personal trainer è considerato ancora un artigiano. Le formule per lavorare possono essere di tre tipi. «Chi ha già clienti, ma ha bisogno di uno spazio per lavorare, si può appoggiare a una palestra, pagando una quota di affitto alla struttura e tenendo, poi, i guadagni per sé» spiega Andrea Cristofori, personal trainer e preparatore fisico professionista (www.andreacristofori.net). «In alternativa si può lavorare in collaborazione con il centro sportivo, riconoscendo a esso una percentuale degli incassi che comunque non supera mai il 10-20% del guadagno del trainer. Infine, si può decidere di introdurre i propri clienti in palestra affinché facciano un’iscrizione base, pagando poi, a parte, le lezioni individuali con il personal trainer».
Essere aggiornati è importante per poter soddisfare le esigenze dei clienti che, in questo settore, sono attratti dalle “novità”. «In generale, però, dimagrire e tonificare restano gli obiettivi più inseguiti, ma anche pilates, fit-yoga e tutte le discipline che prevedono il recupero di armonia fra corpo e mente, rappresentano terreni fertili per un personal trainer» spiega Cristofori. «È molto richiesta anche un’attività fisica mirata a prevenire o diminuire diverse patologie come le lombalgie».
Fitness metabolico
Un’altra specializzazione in espansione è quella del fitness metabolico: l’obiettivo è aiutare i clienti a combattere problemi di salute come obesità, ipertensione, diabete.
Sul sito www.fitnessmetabolico.com si possono trovare anche corsi a distanza. «Non essendo ancora regolamentata la professione, non esiste un vero e proprio tariffario. Un’ora di lavoro individuale, solitamente, può partire da circa 30 euro ma può sfiorare anche i 100 per un allenamento a domicilio» chiarisce Cristofori. Non esiste una legislazione in merito o un albo che riunisca i personal trainer, mentre alcune associazioni propongono delle assicurazioni perché quando si lavora con la salute altrui è fondamentale tutelare e tutelarsi.
Il personal della Marina Usa
Nuovissima frontiera del fitness è il bootcamp, una tecnica di allenamento che si ispira all’addestramento dei Marines: bastano sei settimane di duro lavoro per dimagrire divertendosi. A portare in Italia il training è stato Dorman Racines, campione nazionale e sudamericano di atletica leggera e personal trainer di successo.
Il bootcamp può essere un’occasione di lavoro?
«Certo, si tratta di un programma innovativo e veramente efficace che consente ottimi guadagni. I corsi che svolgiamo per i professionisti sono mirati a fornire alla palestra e ai trainer gli strumenti necessari per sviluppare il proprio franchising Bootcamp. Una volta che si ha la certificazione, infatti, si può proporre il metodo sia alle palestre sia praticarlo come personal “libero professionista”. Vastissima la clientela perché questo tipo di allenamento è indicato per clienti di tutte le età, dai 16 ai 65 anni ed è stato lanciato lo scorso anno, riscuotendo già successo.
Come si diventa istruttore di bootcamp?
Bisogna frequentare i nostri corsi, ma per accedere è indispensabile avere l’attestato Isef o la laurea in Scienze motorie. Il weekend formativo, che costa 299 euro Iva inclusa (più 25 euro di assicurazione e tesseramento), si svolge all’aperto nelle principali città Italiane. Per esempio a Milano al Parco Montestella, a Roma a Villa Doria Pamphilj».
Quanto costa un corso di bootcamp per i clienti?
«Dipende dalla formula: il carnet di sei settimane con due allenamenti a settimana costa circa 240 euro».
INFO: www.bootcampbs.com
«Io, uomo kettlebell»
Non chiedetegli di svelarvi i nomi delle modelle che allena perché non ve li dirà mai: Andrea Cristofori, 36 anni è personal trainer con molta esperienza alle spalle e tante specializzazioni, ma quella più recente, prevede l’impiego del kettlebell. Di origine slava, questo attrezzo, chiamato anche girya, assomiglia a una palla di cannone con un manico ed è diventato famoso verso la fine del 1800.
Come ti è venuta l’idea di usare il kettlebell?
«Il kettlebell è tornato in voga perché, nella sua semplicità, garantisce un allenamento completo: richiede forza ma anche capacità di presa, destrezza, coordinazione e stabilizzazione del baricentro rispetto al carico. Ne ho sentito parlare all’estero e subito ho fatto dei corsi di specializzazione. I grandi maestri in questa tecnica sono russi, ucraini e poi statunitensi. Per saperne di più, basta cliccare su alcuni siti di riferimento come: www.russiankettlebells.com».
Dove tieni i tuoi corsi?
«Con il kettlebell l’ideale sarebbe allenarsi all’aperto, ma se la cosa non è fattibile per il freddo anche uno spazio chiuso va benissimo. Io alleno nel mio studio, ma vado anche a domicilio mentre, per particolari programmi, mi appoggio a palestre dove porto i miei clienti».
Quanto guadagni?
«Dipende dal pacchetto, solitamente però le cifre vanno da 38-40 euro per mezz’ora di allenamento e arrivano a 60-65 per un’ora».
Quali difficoltà hai dovuto affrontare in questa professione?
«La concorrenza di trainer improvvisati e la mancanza di preparazione che si riscontra spesso in questo settore. Io insegno da quando avevo 16 anni e facevo il preparatore atletico nel tennis, ma non ho mai spesso di studiare!».
Oltre a questa specializzazione, Andrea Cristofori è kinesiologo e functional training and fit crossing specialist. «Tutte attività che pubblicizzo attraverso la massiccia operazione di marketing che faccio in Rete, un aspetto che consiglio di curare agli aspiranti personal trainer». INFO: www.andreacristofori.net
Istruttore per i quattro zampe
Daniela Miniggio è diventata dog personal trainer seguendo corsi all’estero.
Che requisiti ci vogliono per diventare personal trainer di cani?
«Oltre alla passione per gli animali e una buona dose di pazienza (soprattutto con i padroni più che con i cani!), bisogna frequentare un corso specifico di addestratore cinofilo e tenersi sempre aggiornati. Venti anni fa, quando ho iniziato la mia formazione in Francia, l’Italia non sapeva nemmeno cosa fosse questo professionista, mentre oggi sono molti i corsi di formazione ed è facile perdersi! Per orientarsi, si può fare riferimento all’Associazione professionale nazionale educatori cinofili (www.apnec.org).
Come si comincia a lavorare?
«Chi vuole mettersi in proprio può svolgere la libera professione, aprendo una Partita Iva, creare una ditta individuale; oppure creare un’associazione di tipo sportivo e poi fare consulenze».
Quanto si guadagna?
«Generalmente si va da 30 a 80 euro l’ora per i corsi individuali, mentre per quelli di gruppo le tariffe sono inferiori».
La professione è conosciuta in tutta Italia?
Roma e Milano sono mercati già saturi, ma sono ancora molti i terreni vergini che stanno scoprendo questa professione, per esempio tutto il Sud Italia, la Toscana, la provincia di Mantova e il triangolo Vicenza-Padova-Venezia. In queste aree c’è molta attenzione verso i pet, ma i trainer sono ancora pochi».
INFO: www.caninamente.it
E io apro la palestra 2.0
Novità in arrivo anche per chi vuole aprire un centro di personal training. è il momento della palestra 2.0. Sta tramontando infatti l’era dei grandi centri fitness costosi e pieni di macchine. «Con il suffisso 2.0, si classificano i nuovi studi di personal training» spiega Marco Martone (www.marcomartone.com), personal trainer a Napoli. «Bastano 100-120 mq per avviare l’attività. Spesso questo studio, che può essere un appartamento, è organizzato in maniera essenziale. All’ingresso dedicato alla reception, si affianca una sala medica per la valutazione funzionale, quindi bisogna prevedere un’area per gli spogliatoi e uno o più ambienti per gli allenamenti one-to-one o con piccoli gruppi (con un massimo cinque-sei clienti). Un locale di questo tipo, escluso l’affitto, prevede un investimento che gravita intorno a 40mila-50mila euro. Il locale deve superare la certificazione della Als che lo adibisce a palestra, in quanto luogo preposto all’attività fisica» continua Martone. Ma ci sono reali possibilità di guadagno? «Nei prossimi anni è previsto un boom di questi nuovi centri, dove si trova privacy e un servizio personalizzato che non può esistere nelle grandi palestre». Farsi conoscere, infine, è fondamentale per fare carriera. «Parte del mio successo è dovuto al blog www.blogpersonaltrainer.com. Ho sempre pensato che, prima ancora di iniziare ad allenare, bisogna informare le persone ed è quello che faccio con il mio blog. Pubblicare e-book, mettere on line video delle proprie lezioni, essere presenti sui principali network, sono passi importanti per farsi trovare» conclude Martone.
Manuela Longo, Millionaire 12/2010