Torno in Calabria per allevare bachi da seta

Di
Silvia Messa
11 Dicembre 2018

Miriam Pugliese ha origini calabresi: San Floro, 600 anime, provincia di Catanzaro. Con i suoi, emigra a Gallarate (Va). Dopo il diploma lavora a Malpensa, come hostess. Crisi, aria di licenziamento. Miriam va in Germania, a Berlino. Lavoretti, corsi di lingua in una città aperta e multietnica, ma il cuore va alla Calabria, alla bellezza del paesaggio e al clima italiano. Trova un alleato in Domenico Vivino, giovane di San Floro che vive a Napoli. Progettano di recuperare l’allevamento dei bachi e la produzione di seta, che tra 1300 e 1700 aveva portato Catanzaro a diventare la capitale europea della seta.

Con quel chiodo fisso, Miriam resiste un anno a Milano, in una multinazionale, poi si licenzia e torna a San Floro. Ci sono 5 ettari di proprietà del Comune, 3mila gelsi e un museo della seta, in un castello, tutti da recuperare. Con Domenico e un’altra socia, Giovanna Bagnato, artista della ceramica, fonda una cooperativa, Nido di Seta, nel 2013. La gente non crede in loro. Pressing al Comune, i risparmi si dissolvono. Ma Miriam e soci vanno avanti. Alla fine, si fanno apprezzare.

Sulla loro seta si inginocchia il Papa, scuole e turisti tornano al museo, per riscoprire la bachicoltura. La cooperativa punta sulla multifunzionalità: agricoltura, ma anche artigianato e accoglienza. Lavorano con tinture naturali, seta grezza, gioielli, sete più fini. Tessono fili e relazioni. E preparano anche un progetto turistico. Con testardaggine e il gusto delle libertà di fare quello che amano.

Tratto dall’articolo ” Generazione boomerang: vado, imparo e torno” pubblicato su Millionaire di novembre 2018. Per acquistare l’arretrato scrivi a abbonamenti@ieoinf.it

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