La battaglia è sempre più agguerrita: anche (e soprattutto) in tempi di crisi si gioca tutto sulla comunicazione. Il prodotto che emerge – e che risulta competitivo dal punto di vista qualitativo e di prezzo – in maniera efficace rispetto agli altri vince.
Oggi vedremo una rapida carrellata di packaging innovativi dal mondo. Prima di inoltrarci nella descrizione di questi prodotti creativi, vediamo una definizione di packaging.
Che cos’è il packaging? È solo il cartone o la plastica che avvolgono i nostri prodotti per evitarne la distruzione durante il trasporto e la distribuzione? Chiaramente è molto di più.
Leggiamo da “Fundamentals of Packaging Technology” (Fondamentali di tecnologia del packaging), di Walter Soroka, che il packaging può essere descritto come:
Un sistema coordinato per predisporre i beni di consumo al trasporto, immagazzinamento, logistica, vendita e consumo finale. Il packaging contiene, protegge, preserva, trasporta, informa e vende.
Niente male, vero per un po’ di cartone e di plastica?
Passiamo ad esempi concreti di come la creatività si sia sviluppata nel corso degli anni per permettere ai prodotti venduti di “venire fuori” sui banconi dei supermercati.
La pasta nella pancia dello chef
Cominciamo con un prodotto tipicamente italiano. “Pietro Gala” è un brand di pasta di recente realizzazione, che si distingue per la produzione fatta a mano e l’alta qualità degli ingredienti. La Fresh Chicken, agenzia di comunicazione russa, ha realizzato la campagna di branding del prodotto, defindendone le caratteristiche e il design del packaging.
Pietro Gala è un cuoco italiano, la cui immagine mostra differenti tipologie di pasta attraverso la propria pancia “trasparente”; sulla confezione si può anche ammirare un elemento identificativo per i diversi tipi di pasta (un mattarello, un bicchiere di vino, etc.).
La struttura in cartone e la stampa in un unico colore enfatizzano la naturalezza del prodotto e generano emozioni positive nel consumatore.
Il tè che ti sgonfia (il packaging)
La seconda idea di packaging che vedremo oggi è stata realizzata da Kang Kyung-Ho, della bld design, agenzia di comunicazione sudcoreana, per la “Mate”, azienda produttrice di tè “dimagranti”, conosciuta per questa ragione soprattutto in America Latina.
Proprio tale benessere promesso è stato sfruttato dal nuovo packaging dell’azienda: sulla confezione c’è infatti la foto di un ventre femminile. Quando la busta è piena di tè, la pancia sembra gonfia. Man mano che i clienti bevono, però, vedono assottigliarsi la vita in fotografia.
Un semplice trucco, ma che contiene uno spunto comunicativo brillante. Il messaggio è chiaro e semplice: bevi Mate Tea, dimagrirai.
Il concept di Kyung-Ho aiuta i consumatori a sentire gli effetti della perdita di peso, anche se indirettamente.
Un pennello coi baffi
L’ultimo esempio che vedremo oggi è molto interessante, anche se non è stato presentato da una vera azienda produttrice, ma da uno studente. Si tratta infatti di un’idea di Simon Laliberté, studente canadese presso l’università del Quebec (UQAM) a Montreal, sviluppata durante le lezioni del professor Sylvain Allard.
Si tratta di una confezione dal piglio ironico, che consiste essenzialmente nell’assemblaggio di due prodotti (due pennelli per la vernice) a un oggetto di cartone, dipinto su entrambi i lati.
Nel pacchetto sono inclusi due pennelli: l’uno più grande, l’altro minore per lavori di rifinitura. Una volta che il packaging è chiuso, ha due utilità:
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- Proteggere i pennelli durante il trasporto;
- Fornire da appoggio per il pennello quando è pieno di vernice.
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Ogni pennello è stato nominato e collegato a un numero di formato per identificarlo.
Un supporto da muro per i pennelli di chi li acquista è uno strumento fortemente consigliato, per chi abbia ipoteticamente comprato una serie di prodotti di questo genere: in maniera tale da tenere pulito e organizzato lo spazio di lavoro, ma anche (perché no?) di fornire un bel colpo d’occhio, simpatico, a chi si mette a lavorare.
Ti piace questo tipo di confezionamento originale? Ne conosci altri ancora più stravaganti?
Gennaro Sannino