Vuoi realizzarti? Fai come Buddha

Di
Redazione Millionaire
1 Agosto 2012

Lo psicologo Giulio Cesare Giacobbe ha scoperto una strada per cambiare vita e vivere sereni. Ce la racconta. Ha scritto tre libri che sono diventati casi editoriali. Giulio Cesare Giacobbe è uno psicologo che ha scoperto una strada per cambiare vita. Bastano cinque settimane. Lui ce l’ha fatta

A Milano c’è uno scrittore che negli ultimi anni non sbaglia un colpo. I suoi libri sono diventati casi editoriali. Lui si chiama Giulio Cesare Giacobbe e il suo manuale d’esordio, Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita, è un long seller. Pubblicato nel 2003 da Ponte alle Grazie, ha venduto oltre 500 mila copie e tutt’ora è sulla cresta dell’onda tra le preferenze di chi cerca un regalo per l’amico sfigato o per se stesso. Meno brillante, ma ben piazzato anche il suo secondo lavoro: Alla ricerca delle coccole perdute. Nell’ottobre 2005 è uscito il suo terzo manuale, Come diventare un Buddha in cinque settimane – Manuale serio di autorealizzazione. Ancora una volta il mix riuscito di contenuto, forma, titolo, grafica e passaparola lancia a razzo il volume alla scalata delle classifiche dei libri più venduti in Italia. Psicologo, psicoterapeuta, Giacobbe scrive in modo semplice e chiaro e ha un importante obiettivo: insegnare a tutti un metodo pratico per vivere meglio, trasformandoci in piccoli Buddha.

Che significa essere uno che non si arrabbia, non alimenta sentimenti negativi, non si stressa. Controindicazioni? Ingrassa, ma lui se ne infischia. Giacobbe ci spiega così in 130 pagine un programma di autorealizzazione. E, incontrando l’autore, l’impressione che si ha è che lui sia sereno come un Buddha anche grazie ai libri che vende.

Il successo commerciale quanto ha contribuito a farla star bene? «Per realizzarmi ho impiegato molto tempo – racconta Giacobbe – e ci sono arrivato in modo drammatico. Studio da sempre il buddismo e lo insegno all’Università. Sono docente, a Genova: Discipline psicologiche orientali. Ma fino a dieci anni fa, quando è morto mio figlio di 27 anni, Yuri, il buddismo era per me solo teoria. Con questo lutto, la vita mi ha sbattuto in faccia la precarietà dell’esistenza. Così ho studiato a fondo la parte pratica dell’insegnamento di Buddha e ho scritto il manuale. Che dà un’organizzazione scientifica all’argomento. Suggerisce un uso pratico per scoprire dentro di noi, la personalità del saggio, quello che si gode quello che c’è». E per tutto questo basta leggere un libro? «Ricevo dozzine di e-mail, ogni giorno, di gente che mi ringrazia e dice di essere cresciuta, grazie ai miei manuali. Certo, la lettura deve stimolare uno stile di vita». Una componente del successo dei libri di Giacobbe sono sicuramente i titoli e la grafica delle copertine (vedi pag. 85). In Come diventare un Buddha, c’è un’immagine dell’Illuminato e al posto del suo viso orientale spicca la faccia dell’autore. Il giochino proposto, con una sovraccoperta sollevabile, è che al posto di Giacobbe ognuno metta una foto di se stesso o dell’aspirante Buddha cui si regala il libro. Effetto assicurato. «La foto funziona. I miei libri vendono molto anche perché si prestano a diventare regali. Se regali a qualcuno Come smettere di farsi le seghe mentali dài del nevrotico senza dirlo esplicitamente».

Scrivere i manuali quanto ha contribuito a realizzare Giacobbe? «Bisogna autorealizzarsi prima di scrivere. Se fai il contrario, il lettore si accorge che è un bluff. Non sono legato ai quattrini e al successo. Quello che mi piace, oggi, è che ho tante occasioni d’incontrare i lettori. Mi piace viaggiare, fare presentazioni. Domani sarò a un forum di formazione, dopodomani in una libreria. Continua anche la mia attività come terapeuta. E visto che l’80% dei lettori in Italia sono donne, ho dedicato a loro il mio prossimo libro: Come diventare bella, ricca e spietata».

Insomma, Giacobbe è un uomo di successo. E, visti i suoi risultati, perché non provare a seguirlo per cinque settimane? Se ha ragione, fra poco più di un mese, potremo essere persone realizzate. E il gioco vale la candela!

Cinque settimane di esercizio

Giacobbe propone un metodo per aiutarci a vivere meglio. Diventare un Buddha significa infatti essere sereni. Per riuscirci, bisogna prima realizzare, uno per uno, cinque poteri. Ecco, in sintesi, quali sono e come svilupparli.

1 – IL DOLORE E’ NELLA MENTE: svuotala

La nostra mente si riempie continuamente di pensieri negativi, che non produciamo volontariamente. Arrivano dalla memoria, da traumi subiti, da paure. E ci danno ansia e sofferenza. Per allontanarli, bisogna osservarli con distacco. Se ci distacchiamo dai pensieri, non ne siamo dominati e possiamo allenare la nostra mente a produrre pensieri positivi. Per creare il vuoto mentale? A volte basta il respiro.

Esercizio. Per partire bastano otto lunghi respiri, da fare più volte nella giornata. In questa fase è bene rilassarsi e osservare con distacco i pensieri e le emozioni che si presentano nella mente. E se arriva un pensiero negativo? Sostituitelo con uno positivo. Quando una persona vi sta antipatica, cercate di pensare a lei con gentilezza. Se vi sentite in collera, immaginate situazioni in cui provate compassione per altri.

2 – Muoviti: allontana i pensieri negativi

Dopo avere imparato a svuotare la nostra mente, attenuando e allontanando i pensieri, bisogna concentrarsi sul mondo che ci circonda. Concentrarsi su quello che abbiamo attorno ci serve a prendere un distacco dalla sofferenza.

Esercizio. Calmare il respiro, rilassare il corpo e cominciare a osservare con distacco i pensieri. E’ il pensiero infatti la causa delle emozioni, anche quelle negative. L’esercizio consiste nel neutralizzare i pensieri, guardandoli da lontano. E poi provate ad agire. Dai mestieri di casa alla scrivania, dal pulire l’auto a fare piccole cose.

Più si fa meglio è. E l’ordine creato ci aiuta.

3 – Tutto scorre: prendine atto

Quando riusciamo a capire che tutto è in trasformazione, abbiamo fatto un passo avanti.

La realtà cambia continuamente.

La vita è un film, non una fotografia, capace di bloccare un momento che non esiste più e che ci dà una sicurezza illusoria. Dobbiamo crescere, capire che possiamo e dobbiamo contare solo su di noi, come adulti.

Esercizio. Oltre a calmare il respiro, rilassarsi, e guardare con distacco l’ambiente che ci circonda, bisogna osservare il cambiamento continuo che avviene dentro e fuori di noi.

4 – Attaccamento: eliminalo

Durante la quarta settimana, dobbiamo capire che non c’è niente di fisso cui attaccarci. Un Buddha non ha aspettative, accetta e gode ciò che c’è. Non fa dipendere la serenità dalle persone cui vuol bene. Non significa non amare, ma vuol dire non pretendere di essere amati. Anche dagli attaccamenti materiali ci si libera. Quando quello che facciamo diventa un atto volontario, frutto di una scelta, diventa più bello.

Esercizio. Oltre agli esercizi che abbiamo imparato nelle settimane precedenti, bisogna essere consapevoli della precarietà di ogni cosa e far crescere dentro noi stessi il non attaccamento.

Come? Dobbiamo renderci conto di quali sono i nostri attaccamenti (materiali e affettivi) e cominciare a liberarci, partendo dai primi: è semplice esercizio.

5 – impara ad amare

Essere autocentrato e autosufficiente non basta. Non basta nemmeno accettare gli altri e apprezzarli per come sono. Per diventare un Buddha bisogna compiere un passo in più: amare senza bisogno, incondizionatamente, senza aspettarsi nulla in cambio.

Esercizio. Per amare gli altri bisogna amare se stessi. Il che significa perdonarsi, accettarsi e provare compassione delle proprie debolezze. Passo ulteriore: comunicare con l’universo e gli esseri che lo abitano, vedere noi stessi nell’altro, provando compassione (partecipazione profonda) e identificandosi con tutti.

LA VOCE CONTRO

Un libro aiuta, ma non sempre basta

Un libro può davvero cambiarti la vita? «Qualsiasi avvenimento può costituire un elemento di svolta. Ma che il cambiamento arrivi solo attraverso un manuale, è difficile» commenta Emilio Minelli, consulente di medicina naturale del centro collaborante Oms dell’Università di Milano. «Alcuni spunti aiutano, se arrivano in un momento di predisposizione. Ma, per diventare Buddha, occorre un training di tutta una vita. E magari, una non basta. Consigli e pratiche possono tracciare però una strada percorribile, anche se padroneggiare una tecnica richiede un lungo esercizio, superiore a cinque settimane».

Silvia Messa, Millionaire 12/2005

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