József Váradi, Ceo Wizz Air

Wizz Air: in 20 anni da ‘underdog’ a ‘powerhouse’ dei cieli. Intervista al Ceo József Váradi.

Di
Matteo Cerri
8 Maggio 2024

Wizz Air festeggia due decenni di operazioni e l’occasione è buona per ribadire la sua unicità nel settore aereo nel Vecchio Continente.

Lanciata in Ungheria 20 anni fa, Wizz Air è un raro caso di imprenditorialità in un mercato sempre più diviso tra resistenza delle vecchie linee di bandiera e la continua crescita dei vettori low cost di cui Wizz Air è campione. Con una solida presenza in Europa e oltre, Wizz Air ha trasformato l’accessibilità ai viaggi aerei, collegando i passeggeri attraverso una vasta rete di rotte. L’unico concorrente? Forse Ryanair.

Per celebrare questo traguardo, abbiamo avuto il privilegio di sederci con il Ceo di Wizz Air, József Váradi, per riflettere sul percorso di questi anni, su quanto è in programma per il futuro italiano della compagnia e sull’ambizioso cammino che la attende.

 

Vent’anni di successi ed espansione della Rete

Dalla sua inaugurale rotta il 19 maggio 2024 da Katowice a Londra Luton, Wizz Air ha continuamente ampliato il proprio raggio d’azione. Nel corso degli anni, la compagnia aerea si è affermata come un attore di rilievo nel settore, con la sua prima base a Katowice, in Polonia, si trova oggi a vantare una rete, in continua crescita, di circa 200 aeroporti – e questo nonostante le sfide recenti sulle tratte per Ucraina e Israele. Oggi Wizz Air muove 63 milioni di passeggeri, capacità stimata nel doppio entro 5 anni. Numeri di gran lunga maggiori rispetto a Lufthansa, Air France o British Airways e, neanche a dirlo, enormi rispetto a quelli di Ita.

 

Flotta e operazioni

La flotta di Wizz Air è cresciuta fino a comprendere oltre 200 aeromobili, facilitando viaggi senza soluzione di continuità per milioni di passeggeri ogni anno. Con un team dedicato di circa 9.000 dipendenti, la compagnia aerea ha trasportato oltre 400 milioni di passeggeri negli ultimi due decenni, contribuendo a una maggiore connettività e sviluppo economico nelle regioni servite.

 

“We take Italy very seriously”

L’Italia occupa un posto speciale nella strategia di espansione di Wizz Air, al punto da scegliere di investire nel suo nuovo training centre a Fiumicino oltre ad un imponente aumento della capacità ed investimenti (fino a 5 miliardi stimati nei prossimi anni). Investimenti che significano lavoro e nei prossimi 5/6 anni il personale delle operazioni italiane dovrebbe arrivare fino a 2000/2500 unità.

Vàradi è molto schietto, la scelta del nostro Paese non è casuale. Wizz Air investe dove guadagna e l’Italia è stato certamente uno dei mercati in cui la compagnia è cresciuta in modo sostenibile e profittevole nel recente passato, complice il vuoto lasciato da Alitalia prima e Ita oggi. Una scelta imprenditoriale e non ‘politica’ e pertanto ragionata e finanziariamente ben supportata.

“We are an integrated part of Italy” dice Váradi e lo dice con fierezza, quasi a voler ricordare che non possono essere ignorati come un fenomeno passeggero, anzi! E non manca di sottolineare come nemmeno si sentano in competizione con Ita o Lufthansa: il loro mercato e la loro velocità è tutt’altra e poco conta, per il momento, che queste godano di favori e rendita di posizione. A Wizz Air non interessa buttare via tempo e investimenti in mercati monopolizzati, troppo costosi per competere e poco remunerativi. Alla lunga la loro struttura di costi, una flotta ‘giovane’, più economica da mantenere, con minori consumi di carburante e forte di una pipeline di ordini di nuovi velivoli avrà sicuramente la meglio.

 

Non appagati dei risultati e senza paura di fallire

Non potevo non fare una domanda su come, quella che era una ‘startup’ in uno dei settori più complessi, un vero e proprio ‘underdog’ possa, dopo 20 anni di successi, non adagiarsi e continuare a spingere sempre più forte sull’espansione e sull’innovazione.

“We are still acting like the underdog. Like a real entrepreneur, we keep pushing and are ready to fail”. Questa è la vera unicità di questa Compagnia, il comportarsi come un imprenditore, disposto a correre dei rischi e ad accettare dei fallimenti. Se non fosse che ormai a fallire sono proprio le imprese di stato, non loro, nemmeno dopo la crisi degli anni della pandemia. A questo va anche aggiunta la lungimiranza (e un po’ di fortuna) di essere partiti da un mercato,  quello del Centro-Est Europa che tra il 2003 e il 2007 si apriva per la prima volta all’Europa. Un mercato inizialmente snobbato dai grandi vettori e particolarmente florido per chi ne aveva intuito il potenziale di crescita.

 

Cosa aggiungere? A sentir parlare l’imprenditore (Váradi è tra i fondatori) e il Ceo ci si convince che Wizz Air sia diversa da molti altri player e, in fondo, che poco gli interessi delle vicende dei dinosauri che provano a spartirsi gli ultimi scampoli di monopolio tra Roma e Bruxelles.

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