Amazon Alexa

Amazon: Alexa si sta laureando in legge

Di
Redazione Millionaire
5 Agosto 2022

Una volta, e probabilmente fino a oggi, si parlava di obsolescenza programmata con riferimento a elettrodomestici o device tecnologici. Oggi ne possiamo parlare anche relativamente alla categoria degli avvocati. Alexa, l’assistente vocale entra nelle nostre case con i dispositivi Amazon Echo, è pronta a superare se stessa e rottamare un’intera categoria professionale, gli avvocati appunto.

Oltre a fornirci le previsioni del meteo o darci dei tempi di cottura delle varie pietanze, da adesso Alexa può anche dispensarci informazioni (e consigli?) di natura giuridica. Come? È facile: attraverso una skill pensata ad hoc. Basta scaricare l’integrazione dal nome “La legge per tutti” e selezionare una categoria d’interesse (dai diritti umani allo stato di famiglia, passando per situazioni d’emergenza che coinvolgono i propri animali domestici). A quel punto, la voce che è diventata per molti una vera e propria assistente, dispenserà tutta la conoscenza giuridica della quale è stata provvista.

 

L’integrazione con il progetto online “La legge per tutti”

Insomma, anni di università e altrettanti anni di pratica bruciati nel giro di un’istante dalla creazione di Angelo Greco, padre putativo del progetto “La legge per tutti”, online dal 2008. Naturalmente, tutte le funzionalità dell’avvocato digitale messo a punto da Greco sono state sviluppate in completa autonomia: è il caso di precisare, infatti, che il ruolo di Amazon nel progetto si è limitato esclusivamente al “supporto tecnico per sviluppatori di skill, attraverso la fornitura di training e documentazione tecnica di implementazione e funzionamento nei dispositivi“.

Ciò non di meno l’ambizione di Greco è chiara e consiste nell’utilizzo delle skill di Alexa al fine di gettare le basi per un superamento del passato, tracciando un confine ben demarcato con il presente: “La nostra ricerca tecnologica per venire incontro alle necessità del cittadino – scrive Greco sui propri canali social – non si è mai interrotta. Anche silenziosamente, noi portiamo ogni giorno avanti numerosi progetti”.

E così, oggi, con la giurista Alexa “sarà come avere al telefono un avvocato che vi dirà, in poche parole se avete ragione o torto”. A tutti gli effetti, dunque, è nato il primo avvocato digitale della storia. Con un pro non da poco: è gratuito.

 

La reazione della Associazione Italiana Giovani avvocati

A ogni modo, cambiamenti del genere non potevano che provocare una reazione uguale e contraria. A rispondere a quella che viene vissuta da più parti come una palese provocazione (nella migliore delle ipotesi) e una vera e propria invasione di campo (nella peggiore delle ipotesi), ci pensa in primo luogo Francesco Perchinunno, presidente della Associazione Italiana Giovani Avvocati.

Le sue parole sono piuttosto dure: “La tecnologia deve essere un ausilio ai professionisti, ma non potrà mai sostituirsi all’avvocato. I software di intelligenza artificiale applicati alla giustizia e alla professione forense, se non regolati possono rappresentare una grave rischio per la tutela dei diritti dei cittadini e delle imprese”.

Ma non è tutto: Perchinunno ritiene che la supposta gratuità del servizio costituisca un attentato ai principi di libera concorrenza. La sua proposta? Una mozione al Congresso Nazionale Forense per impegnare le istituzioni a tutelare la riserva di competenza in materia stragiudiziale.

 

La posizione del Congresso Nazionale Forense

Non è dello stesso parere Carla Secchieri, consigliera del medesimo Congresso Nazionale Forense, la quale non vede pericolo alcune nella partnership tra Amazon e Greco. Anzi, a suo giudizio la notizia cavalca “le paure di chi teme che l’algoritmo sostituirà la professione dell’avvocato”: di fatto però paragonare un’assistente vocale all’Internet of Things in senso stretto e il riconoscimento vocale ad una forma di AI è semplicemente assurdo.

Anche perché, commenta la Secchieri, il lavoro di Angelo Greco “è solo una versione più moderna del libro L’avvocato nel cassetto, presente in molte famiglie italiane al pari de Il medico nel cassetto”. Niente nascita del primo avvocato digitale, quindi, proprio perché “l’avvocato è tutt’altra cosa che un sunto e non sarà certo l’intelligenza artificiale a sostituirlo”.

Per calmare le acque e spezzare una lancia favore del progetto, va ricordato che gli stessi developer dell’integrazione si sono sentiti in obbligo di precisare quanto segue: “La skill non può sostituirsi ad un avvocato, trattandosi di un semplice strumento che, benché sfrutti complesse tecnologie, fornisce a richiesta vocale dell’utente risposte con notizie e chiarimenti in materia legale e fiscale ricercando all’interno del database di articoli già presenti sul portale laleggepertutti.it”.

In tutta la vicenda, una sola cosa resta certa: per evitare che altre categorie professionali possano finire nel mirino (o direttamente sulla strada della rottamazione) da parte di sviluppatori professionisti sarebbe bene che la legge procedesse in una direzione ben precisa: quella della regolamentazione dei sempre nuovi progressi tecnologici.

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