«Chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere», scriveva Baudelaire. Chissà cosa penserebbe trovandosi davanti del vino parzialmente o totalmente dealcolato. Il trend del vino a basso tenore alcolico sta spopolando in tutta Europa e l’Italia non fa eccezione: secondo un recente studio Areté per la Commissione Agricoltura Ue, è un mercato che sta crescendo molto velocemente, soprattutto tra i più giovani, ed è destinato a raggiungere cifre astronomiche entro il 2032.
Le statistiche mostrano che la fascia di età tra i 18 e i 24 anni non beve alcol. Le nuove generazioni, infatti, sono sempre più attente alle pratiche salutari, in accordo con l’interesse verso i temi della sostenibilità e del benessere, ma soprattutto, sono mosse dal desiderio costante di scovare novità.
Il mercato del vino dealcolato
Il prodotto, dati alla mano, è apprezzato anche da nicchie di mercato in crescita, come i vegani, i vegetariani e da tutti coloro che non vogliono o non possono bere alcolici, sia per motivi di salute che religiosi. Areté stima un mercato di 322 milioni di euro e ciò che si richiede all’Europa è un intervento tempestivo per quanto concerne la chiarezza delle etichettature. Nella legislazione alimentare dell’Ue non esiste ancora una definizione legale di “bevanda alcolica”, ma la recente riforma PAC del 2021 ha introdotto la possibilità di produrre e commercializzare il vino dealcolato. Sembra vino, ma non lo è, nonostante all’inizio ci sia la fermentazione e pure il suo gusto, che lo avvicina moltissimo a quello del nettare di Bacco, soprattutto se di alta qualità e se la varietà di partenza è poco ricca di tannini.
Francia, Spagna, Germania e Belgio fanno scuola, ma anche in Italia si registra una crescita sostanziale di questa tipologia di prodotti, nell’ottica di un contenimento dell’assunzione dell’alcol e di una stabilizzazione dei consumi. Del resto, il 59% dei consumatori europei si è mostrato favorevole al consumo della bevanda o comunque molto curioso, in particolare alla luce degli enormi passi in avanti fatti dai produttori che stanno attenuando la differenza con il nettare degli dei, attraverso processi di miglioramento della qualità organolettica e l’uso di nuove tecniche produttive che aumentano la somiglianza con il vino.
“World of Zero”
Prowein, la fiera internazionale dei vini e liquori appena conclusasi a Düsseldorf, ha dedicato un focus ai vini analcolici e lo ha chiamato “World of Zero”, a testimonianza dell’interesse sempre crescente verso questo mondo che attira visitatori appassionati ed esperti. I vini senza alcol approdano per il secondo anno consecutivo anche al Vinitaly, in conclusione in queste ore, in rappresentanza di quei viticoltori che, al di là della moda, pensano al futuro.
Ad ingolosire persino più della birra resta sempre lui, il vino, privato della gradazione alcolica ma non del suo sapore, il comune denominatore che mette tutti d’accordo.